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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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Fasc. I
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Frizzoni, Gustavo: Serie di capolavori dell'arte italiana nuovamente illustrati
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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0047

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Ili

GUSTAVO FRIZZONI

IL

Nella numerosa schiera di valenti pittori italiani della prima metà del xvi secolo tiene un
posto singolare per le qualità sue Lorenzo Lotto.- Spirano le opere di sua mano una esube-
ranza di vita che trabocca per ogni via: azionej movimento, luce, tutto vi contribuisce alla
estrinsecazione di effetti sfolgoranti. È quanto apparisce in grado eminente nella pala dell'aitar
maggiore della chiesa di San Bernardino, in Borgo Pignolo, a Bergamo, che fra tutte è la più
chiara e la più lucente per essere stata pochi anni or sono ripulita (fìg. 4").

Di questa circostanza volle giovarsi uno studioso appassionato ed intelligente dei nostri
grandi autori, il signor Enrico Costa di Firenze, incaricando il signor Andrea Taramelli, noto
fotografo di Bergamo, di ritrarne un facsimile, dove rimanesse come rispecchiato un insigne
originale situato in luogo relativamente remoto e non sempre accessibile.

Se dalla fotografia è impossibile formarsi un'idea delle qualità del colorito vivo e vibrato,
ben vi s'indovina la potenza del chiaroscuro, di cui non si trova il somigliante se non nelle
opere del Correggio. Con lui infatti egli s'accorda in certe disposizioni che non sappiamo se
vadano maggiormente riportate alla sorgente di relazioni personali fra loro (delle quali a vero
dire non si hanno ragguagli storici di sorta) o ad una comunanza del modo di sentire, da con-
siderarsi non interamente casuale, in quanto si può spiegare almeno fino a un certo punto come
insita ad una data fase, ad un dato grado di sviluppo del sentimento artistico in genere.

Il concetto oltremodo fantastico ed ardito degli angeli che reggono il tendone verde steso
dietro il trono ben potrebbe richiamare quelli escogitati dal Correggio per le sue Glorie sera-
fiche delle cupole di Parma, per quanto nelle conformazioni dei corpi dei quattro spiritati genii
alati, di proporzioni in sè alquanto scorrette, il Lotto tenga le sue proprie vie. Alla vista del gruppo
della Madonna e del Bambino poi non che delle figure che l'attorniano, noi rimaniamo egualmente
sorpresi dell'animazione colla quale l'artista si applicò alla riproduzione di tipi viventi non solo,
ma anche di vari accessori che accrescono l'effetto pittoresco della composizione nel suo com-
plesso. Si potrebbe anzi osservare che una ricerca così intensa della evidenza nell'ambiente e
nella composizione riesce a scapito dell'espressione religiosa. Per questo rispetto si è effettuata
nella mente del Lotto una evoluzione notevole da' suoi primi tempi, nei quali egli seguiva fedel-
mente le traccie del severo maestro Giovanni Bellini, come si vede in ispecie nella sua nobile
pala, oggi trascurata pur troppo e malconcia, nella chiesa di Santa Cristina a pochi chilometri
fuori di Treviso e in una sua tavola a mezze figure della Pinacoteca di Napoli, dov' è rappre-
sentata in aria seria e compunta la Vergine col Putto benedicente al San Giovannino in pre-
senza di San Pietro martire devoto (fig. 5").

Gli è che fra siffatte sue opere giovanili e quelle eseguite durante il suo soggiorno a Ber-
gamo, s'interpone una serie di anni, nella quale l'arte italiana in genere si modifica nello stesso
senso dal più al meno, dando luogo alla prevalenza dell'elemento umano e naturalistico a scapito
di quello mistico e religioso. E interamente umano davvero è l'aspetto e il gesto della Madonna,
dove vedesi con uno scorcio un po' arrischiato del braccio sinistro inteso il pensiero di richiamare
l'attenzione del portentoso Fanciullo ' sulla gente devota schieratagli davanti. Il piccolo Gesù,
mirabile per grazia e per delicatezza di forme, non che per limpidezza di tinte, sta in atto di
impartire la sua benedizione. Dei Santi, il più vicino a lui è il titolare della chiesa, l'ascetico
San Bernardino da Siena, munito del tradizionale monogramma di Cristo. Quello che lo segue
appoggiato al bastone è San Giuseppe. Dall'altro lato, San Giovanni Battista e Sant'Antonio abate.
Nuova assolutamente la trovata dell'angelo inginocchiato a piè del trono, di un gradino del
quale si è fatto scrittoio per registrare in un libro il momento solenne, frutto di una religiosa
astrazione poeticamente pensata. L'iscrizione L. LOTVS MDXXI determina l'origine dell'opera.

Che le figure siano studiate sul vero è cosa della quale non si ha ragione di dubitare, tanta
è la vita e l'efficacia dei loro atteggiamenti. Rispetto a quella del San Giuseppe anzi vuol essere
 
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