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Archivio storico dell'arte — 5.1892

DOI issue:
Fasc. II
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Supino, Igino Benvenuto: Il pergamo di Giovanni Pisano nel duomo di Pisa
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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0123

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IGINIO BENVENUTO SUPINO

leoni e gli specchi intagliati al pulpito da Giovanni fatto per il nostro Duomo possono senza
dubbio attribuirsi; il resto, non è lecito nasconderlo, ha troppo l'aria di roba aggiunta e troppo
palesemente appiccicata insieme. Ci si dice intanto che la statua rappresentante Pisa (alcuni
vorrebbero fosse invece la Carità) avesse la veste rossa, il manto azzurro e la corona d'oro in
capo: così narra il Rondoni, testimone oculare: era dunque dipinta ed era la sola, pare, che
portasse tale specialissimo distintivo. Ora questo sarebbe l'unico esempio di statua colorita nei
pergami di Nicola e Giovanni e non sarebbe spiegabile» se non con la voglia, da parte dell'ar-
tista, di far cosa che superasse e per ricchezza e per sfarzo quello che si era fatto sino allora,
sovraccaricando di figure il pulpito e di colori e d'oro adornandolo ; ma per volerlo troppo ricco,
oro e colori a parte, n' è riescita sempre fuori un'opera pesa, grave e barocca.

Nò mi pare bisognerebbe dimenticarsi poi che per la voluta ricomposizione mancano : quattro
piccole figure, delle teste di serafini, delle colonne, degli zoccoli, le basi tutte dell'Ercole e del
San Michele, fregi, archivolti, cornici e qualche capitello. Non poca roba nè di poca entità, se
si pensa all' importanza che per ottenere l'armonico insieme in un monumento di tal genere
hanno anche i minimi particolari, e dovendo rifar nuove tutte queste parti mancanti, bisognerebbe
scordarsi addirittura che le imitazioni o le contraffazioni dell'antico e i rattoppi più o meno
indovinati e più o meno saggiamente disposti, oltre non avere, per quanto ben riusciti, nessuno
artistico valore, non avvantaggiano punto il monumento che li subisce.

Troppi bei saggi abbiamo nei pulpiti di Siena, di Pistoia e di Pisa per sentire il bisogno
di rimettere a nuovo quest'altro : che troppo a nuovo colla progettata ricomposizione sarebbe
rimesso; miglior consiglio dunque riunire quelli avanzi e convenientemente collocarli o nel Cam-
posanto o in un museo. Ma poiché a dir questo c'è da esser presi per non curanti delle nostre
artistiche glorie e del decoro della città, e poiché tutti paiono ormai invogliati a che la ricom-
posizione sia fatta, si cerchi almeno e si voglia che la ricomposizione sia la più esatta possibile,
o che alla verità e all'esattezza della primitiva forma maggiormente si avvicini.

Può questo affermarsi per quella ideata dal prof. Fontana? Egli si è preoccupato solo di
ricostruire il pulpito come è detto fosse avanti l'incendio, ina per darci l'opera completa troppe
parti ha dovute inventare e troppe ne ha aggiunte.

I sostegni infatti appariscono così esageratamente lunghi, contro ogni rapporto di comunanza
coi pergami di Pisa, Pistoia e Siena, che è lecito domandarsi dove si arriverebbe se essi dovessero
fare, come pare ei facessero, un cerchio sopra un gran tondo di marmo bianco, alto mezzo braccio
da terra. E la causa di questa sproporzione ed esagerazione di altezza è dovuta esclusivamente
all'abuso che ha fatto il prof. Fontana di basi e sotto basi che si sovrappongono, sempre rasso-
migliandosi, le quali nuocciono all'armonico insieme e alla proporzione totale dell'opera.

Quando Egli si dette a ricercare nei magazzini presso il Camposanto gli avanzi del pergamo
disfatto, trovò pure un frammento di base o meglio una striscia di marmo, perchè proprio non
è che una striscia, ornata agli angoli e nel centro con teste di serafini riunite fra loro da festoni,
ed egli, supponendo poter essere anche questo un resto del pulpito di Giovanni, nonostante la non
perfettamente esatta misura l'applicò sotto il gruppo delle 4 statuette: ma quella base appa-
risce troppo chiaramente lavoro del 500, e non ha la minima relazione col nostro pergamo,
perchè possa essere applicata alla ricomposizione e proprio sotto a quei gruppi : di qui l'errore
che ne ha generati tanti altri.

In quello del Battistero di Pisa i leoni staccano da terra sul loro piano naturale e non
hanno altra base che li rialzi; così a Siena; quelli di Pistoia hanno un altro piano, ma alto
appena 2 o 3 centimetri: perchè in questo di Giovanni i leoni e le altre figure non avrebbero a
esser poggiati direttamente sul terreno? Sarebbe un tanto di guadagnato per l'armonia e per la
più scrupolosa esattezza, perchè quelle enormi basi ideate dal Fontana e sotto i leoni, e sotto
le statue, e sotto la base del centro, non esistono, e se ho a dir tutta la verità, mi pare non
potessero e non dovessero esister nemmeno. Le colonne infatti sostenute dai leoni, una di por-
fido, l'altra di broccatello di Spagna, colonne che non serbano traccia di ritoccatura o scorcia-
tura, e che per questo possono servire di punto fisso di partenza, insieme ai leoni e al capitello
 
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