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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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Fasc. II
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Sant' Ambrogio, Diego: I monumenti funebri Della Torre e Castiglioni nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie in Milano
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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0155
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DIEGO SANT'AMBROGIO

Ora, nonostante risulti così evidente il carattere di opera dell'Omodeo che ha l'arca Torriani
di Santa Maria delle Grazie, niuno ebbe fin qui ad ascrivere a quel sommo scultore quell'opera
d'arte, e la voce concorde degli scrittori d'arte e degli storici milanesi ebbe ad ascrivere invece
quel monumento a Tommaso da Cazzaniga.

Vi sarebbe certo di che impaurirsi nel porre innanzi una diversa opinione ; ma poiché e il
Cantù nel suo studio sul convento e sulla chiesa delle Grazie, pubblicato in fascicolo separato
nel 1879, e il Paravicini nella sua Guida di Milano, e il Malvezzi nelle sue Glorie dell'arte
lombarda, 1 riprodussero quel giudizio piuttostochè per scienza propria, in omaggio all'autorità del
Mongeri, che era pur grande ai suoi tempi in tutto quanto concerne le questioni d'arte, vai la
pena d'indagare se quel giudizio del Mongeri fosse realmente irreprensibile o non poggiasse
invece su false basi.

E innanzi tutto lo stato di servizio, per così dire, del Tommaso da Cazzaniga, come scultore,
è assai meschino e ben lungi dal presentare caratteristiche sicure e precise. Come significante
attestazione di fatto noteremo ch'egli non appare mai che in seconda linea e legato per così dire
al nome di Benedetto Briosco, con cui condusse a fine il monumento a Pier Viscardi di Saliceto
in San Marco di Milano, opera più grandiosa che bella, oggidì distrutta.

Se Benedetto Briosco però già aveva qualche fama nel 1483 come scultore, ciò che rilevasi
dagli Annali del duomo per certa statua di Sant'Apollonia, cui tenne dietro nel 1491 altra
statua non meno lodata e tuttora esistente di Sant'Agnese, il Tommaso da Cazzaniga non figura
invece che in seconda linea affatto, e doveva essere negli ultimi due decennii del XV secolo
piuttosto un aiuto che non un vero scultore.

Rileviamo infatti dagli Annali stessi che non è che nel maggio 1499 che « sulla raccomanda-
zione dell' ingegnere maestro Gian Giacomo Dolcebuono, che ne faceva molti elogi, ebbe la Fabbrica
del duomo ad assumere al proprio servizio lo scalpellino (sic) Tommaso Cazzaniga ». E notisi
che mentre per gli scultori ed artisti di qualche vaglia si usava indicar sempre lo stipendio
che era loro assegnato, Tommaso da Cazzaniga veniva aggregato ai lavori pel duomo, con quel
salario che sarebbe poi stato stabilito dallo stesso Dolcebuono.

Aggiungasi a ciò che non è di statue, come il Briosco, che dà saggio di sè Tommaso da
Cazzaniga presso la veneranda Fabbrica, ma solo si accenna come nel 1504 sia egli stato auto-
rizzato a prestare l'opera sua con Tommaso Amigone per condurre a fine un lavabo nella chiesa
delle Grazie, opera per certo più che modesta e che andò perduta nei successivi mutamenti di
quel tempio.

Ad ogni modo, e pur ritenuta la manifesta inferiorità del Tommaso da Cazzaniga in confronto
del Briosco, se dobbiamo giudicare di quel che fosse il tanto vantato monumento a Pietro Visconti
di Saliceto, dai resti marmorei ascritti a quel sarcofago dallo stesso Mongeri, consistenti nella
cartella col nome di quei due artisti, e in cinque bassorilievi con storie dell'infanzia di Cristo
(ora nel museo Trivulzio), riescono essi in linea artistica di tanto inferiori all' urna e in ispecial
modo ai bassorilievi del monumento Torriani di Santa Maria delle Grazie, da escludere che l'artista
■di second' ordine che aveva lavorato a quel sarcofago di San Marco potesse poi aver condotto a
fine da solo il mausoleo delle Grazie.

1 II Malvezzi nelle sue Glorie dell'arte lombarda,
ascrivendo egli pure al Cazzaniga il monumento Brivio,
che dice del 1486, mentre è invece del 1484, sog-
giunge : « Il di lui fratello Tommaso (e dovrebbe dire
evidentemente Francesco) scolpi il monumento della
famiglia Della Torre nella cappella della Madonna
delle Grazie, segnato F. C. ».

Ora, di quelle due lettere solo quella C vedesi di-
stintamente tracciata in uno dei medaglioni della co-

lonna a candelabro di sinistra, e la lettera che la
precede, separata da una spigliata figura di Marte, b
chiaramente un' S e non un' F. Niuno ignora poi che
quel medaglione è semplicemente una copia di una
moneta imperiale romana, e che le due lettere in
carattere monumentale S C, disposte con apparente
irregolarità intorno alla statuetta di Marte, significano
Sfinitici Consultus, e non hanno aleuna relazione con
un' ipotetica segnatura dell'artefice del monumento.
 
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