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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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Fasc. II
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Nuovi documenti
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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0166

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NUOVI DOCUMENTI

133

artiste celui qui savait si bien appréoier les con-
venances de diverses natures spéciales au pays
pour lequel il travaillait, et leur donnait une aussi
complète satisfaotion ». Nelle quali parole sta ad
un tempo l'elogio e la vera rivendicazione del
Boccadoro.

Luca Beltkami.

Sentenza arbitrale

pronunciata da Francesco Francia.

I pittori, insieme ai sellai, guainari e spadari,
formarono a Bologna sino al 1569, anno in cui i
pittori definitivamente si separarono, una sola so-
cietà o corporazione, detta delle Quattro Arti. Essa,
a somiglianza di tutte le corporazioni medioevali, .
eleggeva tra' suoi membri un ufficiale detto sindaco,
che, fra le altre attribuzioni, aveva quella di ri-
scuotere le quote dai soci, le multe nelle quali
fossero incorsi e tutti gli altri proventi spettanti
alla società. « Et sia tegnudo el ditto sinigo di re-
scodere cuna effetto tutte le obidientie e conda-
naxoni che li siano per lo so tempo », cosi dicono ,
gli statuti di questa società dell'anno 1442, aggiun-
gendo anche, che se il sindaco non facesse tutto
ciò a perfezione, fosse tenuto del proprio ; alla fine
poi del suo officio egli doveva render conto della
sua amministrazione.

Nel 1513 fu eletto sindaco della società delle
Quattro Arti il pittore Silvestro Orazi, nella cui fami-
glia era tradizionale l'esercizio della pittura, trovan-
dosi nella matricola di questa società aggregati sei
individui come pittori, fino dal 1441. Suo padre poi,
di nome Alessandro, era pure artista di buon nome: j
nel 1450 dipinse nella chiesa di San Francesco di
Bologna un affresco della Presentazione della Ver-
gine; 1 nel 1475, insieme ad un altro pittore, ebbe
incarico dal podestà di Bologna, allora Pier Ve-
gpucci di Firenze, di collaudare alcune pitture ese-
guite, per ordine suo, nella sala della tortura del
palazzo del podestà, da Tommaso Garelli bolognese,
che, ad imitazione del celebre Tommaso Guidi da
Castel S. Giovanni, chiama vasi anch'egli Masaccio. 2

1 Masin'i, Beioftta furlustrata, p. 613.

• Questo appare dal seguente documento, che tro-
vasi nell'archivio di Stato di Bologna, Sezione del Co-
mune, Calcolatore della Camera, Spese speciali: « Cumzo
sia che lo magnificilo messer lo Podestà de Bologna,
zoè messer Piero Vespuzi da Fiorenza, somo stati chia-
mati e rechesti nui Zohane depintore et Alisandro

La carica di Silvestro Orazi era durata tre anni,
alla fine dei quali sorse contestazione fra lui e la
società per una somma di cinquantaquattro lire
bolognesi e frazioni, delle quali nell'amministra-
zione sociale l'Orazi trovavasi creditore, e ne chie-
deva il rimborso. La domanda del sindaco parve
ai ministrali della società non fondata, e fecero
formalo opposizione fino ad intentare una lite. Fi-
nalmente a decidere la controversi vennero scelti
arbitri due soci, l'uno certo Dtoìenico Cevola, che
nel protocollo della sentenza è detto pittore ed era
ascritto a questa società delle Quattro Arti, tro-
vandovisi il suo nome immatricolato sotto il dì 10 set-
tembre 1509, del quale però la storia dell'arte nep-
pure ricorda il nome; l'altro arbitro fu il celebre
Francesco Raibolini, soprannominato il Francia, che
ascritto alla società degli orefici fino dal 1482 1
fu immatricolato anche nella società delle Qua/Ini
Arti il 23 dicembre 1503. 2

Riunitisi i due arbitri nella residenza sociale
il 27 giugno 1516, cioè pochi mesi prima della
morte del Francia, essi pronunciarono la sentenza
arbitrale in favore del sindaco della società, rico-
noscendone contro questa fondata la domanda. 3
Ma questo documento, più che per la storia di questa
vertenza in sè, è importante per una quistiono di
bibliografia.

d'Oratio a vedere e stimare uno zcrto lavoro che] dito
messer lo Podestà a fato fare in la sala dove se da la
corda, zoo uno crocefisso et doe figure da lato o se-
gondo la nostra eonscienza nui astimemo che la dita
opera inerti livre diexe a tute soe spexo del maestro
che la fata, imo computando la conzadura de una ta-
volata, che sta sopra l'altaro, e per chiareza de zo
«verno fata questa gerita, e cusì dichiaremo li sia dato.

lo Zohane depintor scrissi.

Io Alisandro di maestro Orattio depintore una in-
sieme de Zoane, dicto di sovra avemo vixo e examinato
dito lavoro, pertanto lodemo quelo è dito do sopra,
zoè L. 10. Ad! 14 de marzo 1475.

Alisandro d'Orattio depintor scrissi.

Ser Alherto Parigi farà un mandato a messer Carilo
Antonio Fantucii, che paghi li. x a maestro Tomasio
depintore per l'opera fatta corno dice di sopra. E che
messer Carlo Antonio ave nelle mani L. 10 di certi
condanati.

Pper] V[espucci] p.a
Ser Alherto Parixe factij. mandato a messer Carlo
Antonio Fantuxi, che paghi a maestro Tomaxe depin-
tore L. diexe de i dinari a deposto la M. di misser lo
Podestà appresso lo di. messer Carlo Antonio pagati per
certi malfaturi, zoè L. x per la depintura a fatto nella
sala del tormento sopra l'altaro.

Zohane Guidetti subscripsi.

1 Doc. 1.
* Doc. II.
» Doc. 111.
 
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