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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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Fasc. II
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Recensioni
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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0171

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RECENSIONI

C. Justi, Ein Denkmal venezianischer Bildnissplastik im
fernen Westen (Estratto dalla Zeitsehrift fUr bildende.
Kmist; anno 1891, disp. IV). — Lipsia, Seemann, ili
pp. 7 in-4.

C. Justi, Bartolomè Ordonez und Domenico Fancelli

(Kstratt ) dal Jàhrbuch der KSniglich preussischen
Kunstsamlungen; anno 1891, disp. 11). — Berlino,
Grote, di pp. 25 in-4.

Il celebre biografo del Winkelmann e del Ve-
lasquez in queste due sue contribuzioni a rivisti!
storico-artistiche tedesche rivendica allo scalpello di
artefici italiani alcune opere smarritesi nella Spa-
gna. La prima è una lastra sepolcrale di bronzo
(lunga 2.34, larga 1.28 metri) che fino a recentis-
simo tempo era incastrata nel pavimento della
cosiddetta cappella dei Duchi nella cattedrale di Ba-
dajoz, piccola fortezza e città sui confini del Por-
togallo, ed ora, essendo stata levata da questo suo
posto originale, trovò un ricovero in una sala at-
tigua al chiostro di quella chiesa. Come indica la
iscrizione, l'opera fu fatta per conservare la me-
moria di Lorenzo Suarez e di sua moglie; Isabella
de Aquilar. Il primo vi è effigiato, non come era
uso generale nei monumenti sepolcrali, giacente
morto, o inginocchiato in atto di preghiera, o al-
meno visto di faccia; esso invece ci si presenta
ritto in tutta figura, di profilo a destra, cogli occhi
però volti a chi lo guarda, e quale possiamo im-
maginarcelo in vita. È avvolto d'un manto dalle
pieghe rigide e dalle maniche larghe ; la mano de-
stra si appoggia alla spada, la manca tiene un na-
stro con iscrizione che discende fino alle armi di
sua moglie nell'angolo destro della lastra, mentre
la sua occupa l'angolo opposto. La testa, coperta
di zazzera lunga e di un berretto semplice, ha le
fattezze d'ossatura estremamente rilevata, magre,
con tracce di età avanzata, forse anche di malat-
tia, gran naso aquilino, bocca grande, ma di bella

forma. Il tutto è modellato in bassissimo rilievo,
meno la testa e il gomito destro, sporgenti fuori
fino a otto centimetri d'altezza; la cesellatura è di
somma perfezione. Fra i molti uomini di Stato,
guerrieri, ambasciadori, che portavano il nome di
Lorenzo Suarez, il Justi riuscì a identificare l'ori-
ginale del nostro monumento con un membro della
famiglia, impiegato dal re Ferdinando sullo scorcio
del Quattrocento in parecchie missioni alle Corti
italiane. Dal 1494 al 1499, e di nuovo dal 1502
tino alla sua morte nel 150fi, egli era oratore di
sua maestà cattolica presso la repubblica di Ve-
nezia, dove godè grande autorità ed era ben vo-
luto; nel frattempo, dal 1499 al 1501, era stato in-
viato in missioni! diplomatica al papa Alessandro VI.
Mario Sanuto ne'suoi ZHarii ci ha trasmesso la no-
tizia della sua morte e delle pompe funebri resegli
dalla Signoria, aggiungendo che il Suarez « si havia
fato far qui una archa di bronzo bella, et mandata
in Spagna » (Diarii, VI, 305). Il Justi ora, seguendo
questa, indicazione, assegna l'origine dell'opera in
discorso agli anni 1503-5, e riguardo al suo arte-
fice, basandosi sulla perfezione del lavoro tecnico,
sulla coincidenza di tempo e su certe analogie del-
! l'ornamentazione del fregio di arabeschi che la in-
cornicia, emette la congettura che egli sia stato
Alessandro Leopardi, occupato negli stessi anni
1501-5 ne' suoi celebri pili di bronzo per gli sten-
dardi della repubblica. Noi invece crediamo di scor-
gere nel carattere di quest'opera, nello stile robusto
e vigoroso per eccellenza, nella fattura naturali-
stica di tutti i particolari, piuttosto le tracce della
scuola scultoria di Padova, ed incliniamo ad asse-
gnarla ai Bellano, Riccio o a qualcheduno dei loro
allievi. Sull'altare della stessa cappella dei Duchi
c'è ancora una seconda opera di scalpello italiano:
un bassorilievo della Madonna col Bambino (largo
 
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