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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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Fasc. III
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Cronaca artistica contemporanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0249

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CRONACA A RTISTICA CONTEMPI ) RANEA

Pio Fedi, il rinomato scul-
tore che 1' Italia ha recente-
mente perduto, nacque il 25 lu-
glio 1825, in Viterbo, da Leo-
poldo e Camilla Franchini; però
fino a pochi anni addietro egli
quasi non conosceva la sua città
nativa, essendone partito nella
prima fanciullezza, quando il
padre, modesto possidente, in
seguito a scarsi ricolti, se ne allontanò e si sta-
bilì in Arezzo. Quivi la famiglia Fedi si trattenne
poco, e passò a Firenze, donde Leopoldo, tuttavia
smanioso di migliorar le condizioni della casa, andò
a Parigi. Pio intanto cominciava a mostrare l'innata
attitudine per le arti figurative; si che, tornato di
Francia, il padre lo mise a studiar disegno con un
professore dell'Accademia fiorentina.

Ben presto il giovinetto, dedicatosi all'incisione
su rame, riuscì d'aiuto alla famiglia, eseguendo
sotto la direzione del Morghen e del Cara vaglia
varie lastre per l'illustrazione dei capilavori di
scultura e pittura sparsi nelle Gallerie fiorentine.
Ma Pio dovette da lì a poco smettere, perchè gli
occhi soffrivano dell'acuta fatica. In quel torno il
padre si recò a Vienna, ed egli lo seguì ed ivi
studiò nell'Accademia, applicandosi a disegnare dal
vero. Tornato a Firenze cominciò a modellare e
apertosi il concorso per un premio governativo,
guadagnò l'assegno quadriennale per recarsi in
Roma. Allora, perfezionandosi mìgli studi all'Ac-
cademia di San Luca, ed essendosi acquistato un
po' di nome, iniziò la carriera di scultore, model-
lando per il camposanto romano un bassorilievo
rappresentante La Religione e la Carità. Di quel
primo periodo si conserva un altro bassorilievo

Cristo che risana il paralitico, lavoro specialmente
encomiato dal Tenerani e dall' Overbeck, che allora
tenevano in Róma lo scettro delle arti del disegno.

Il Fedi ebbe poi commissione di una Cleopatra,
da un signore americano per nome Bensit; ed
eseguì pure in quel tempo una figura di stile al-
lora considerato audace, ossia d'intenzioni veriste,
intitolata // buon cacciatore. Ma l'opera che gli
aprì risolutamente la via maestra della fama fu
un San Sebastiano, meglio conosciuto sotto il nome
di Centurione, perchè apparve figurato da centu-
rione romano.

Allora il granduca di Toscana commissionò al
Fedi le statue di Niccolo Pisano e di Ami rea Ce-
salpino, per la Galleria degli Ufizi. Questo fu il
periodo più fecondo, il giovane artista eseguì la
Pietà e Pia de Tólomei, per la principessa Augusta
di Germania; la statua della Civiltà, maggiore del
vero, per il principe di Carignano; il gruppo co-
lossale Amor filiale, per il marchese Torri giani ; il
Genio della pesca, per il signor Mathieus d'Ame-
rica; Ippolito e Dianora, per la signora Smith di
Londra; Amore che <loimi Giove, per il Vonwiller
di Napoli; Amare in agguato, per un Rothschild ;
il gruppo dei Mortali, per il polacco Stanislao Po-
toski. Scolpì pure in seguito un Angelo che guida
al eir/o l'anima della contessa Leicoff, monumento
funebre; la Speranza, altro monumento funebre
che sorge in Odessa, per la famiglia Pana; vi è
notevole un bassorilievo dov'è figurato l'addio della
madre al figlio. Per il conte Thisckiewich eseguì
un ritratto dell'imperatore Alessandro di Russia,
per Homer Pascià quello del presidente americano
Àbramo Lincoln. A Liverpool ha un gruppo, Il
sei/ri to, per il baronetto Bourne; a Filadelfia una
statua, 1''Angelo della risurrezione/ per la signora

nella sala dei modelli della suddetta Accademia, ! Emma Hortsmann,
 
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