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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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Fasc. IV
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Ricci, Corrado: Giovanni da Siena
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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0275

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23 I

CORRADO IUCC'I

documenti del 1386, ossia di quindici anni dopo, e doveva, per giunta, esser giovanissimo se
In si trova applicato a lavori anche mezzo secolo dopo. Infatti si può aggiungere che qualora
nel 1.'571 avesse fatta la stima del palazzo Popoli, solo che avesse contato venticinque anni d'età,
sarebbe stato poco meno che centenario verso il 1440, tempo presunto della sua morte.

E della sua giovinezza nel 1386 un altro argomento ci persuade. Prima del 17 dicembre
di quell'anno non si trova il suo nome in nessuna o storia o cronaca o atto autentico, nè legato
;i vermi monumento od opera d'arte.

Egli è bensì da Siena, ma non risulta che abbia mai lavorato in patria prima ili venire a
Bologna. Solo il 30 marzo del 1417 la Repubblica senese l'invitò «per prendere da ini coire
informationi per cagione di possessioni e beni ehe erano nel castello di Radicofani et nella sua
corre». La lettera d'invito dice: «Ci sarebbe sommamente necessario l'abboccarci con voi: el che
non sarebbe senza vostro utile. Et però, sì per rispetto dell'anticha cittadinanza vostra et amore
che siamo certi portate a questa patria; sì per vostra cortesia, strectamente et dal chuore quanto
ci è possibile ve richiediamo, preghiamo, che vi piaccia prendere fadiga di venire qua per al-
chuni brevi dì, tanto che ci abbocchiamo con voi, et chiariamei di quello che ci è necessario.
Et sopra tutto vi strighiamo, ch'el partire et venire vostro sia prestissimo, perchè così richiede
el bisogno: et noi della sposa et della fadiga vi conservaremo in forma, ne rimarrete ben con-
tento. Et obligareteei oltre a questo per sempre a'servitii et honori vostri: per la qual cagione,
mandiamo da voi el Calandra nostro famiglio, apportatore delle presente, el quale vi sarà guida
e compagnia come il richiedarete ». '

Nello stesso giorno la Repubblica di Siena scriveva al Comune di Bologna perchè concedesse
ed anche consigliasse a Giovanni di recarsi a Siena. Da questa seconda epistola latina appren-
diamo (die la famiglia del nostro architetto era oriunda di Radicofani : « Indigentes />ri> quibusdatn
informationibus habendis occasione quorundam honorum et possessionum terre nostre Radicofani et
non /<>Hi/i.< temporibus sub dictione nostra <lc<ltici<-,2 presentia nubili* ci stimatissimi civis nostri
magistri Tohannis habitatoris vestre magnifice Civitatis, qui antiquitus a dieta loco traoeit originem;
scribimus sibi, quod velit ad nostrum accedere presentiam prò aliquibus brevibus diebus ».8

Quella particolarità che la famiglia di Giovanni traesse anticamente origine da Radicofani;
quella necessità urgente d'informazioni per l'appunto su beni e possessioni presso quel castello,
e in ispecie la frase €che inni *<url>i>c senza vostro utile», ci fanno pensare che Giovanni, e la
sua famiglia possedessero sempre terreni in quel paese e non mancassero di visitarli. Comunque
sia, non appare da tutto ciò che il nostro ingegnere avesse mai lavorato a Siena. Vedremo più
avanti che cosa rispose ai Magnifici e Potenti Signori della sua patria.

Intanto resta comprovato ch'ei dovette abbandonar Siena giovanissimo se venuto indi' Emilia
intorno al 1386 vi lavorò per più (die cinquantanni e vi morì verso il 1440; se insomma hi
sua vita artistica si svolse tutta india regione emiliana.

Come, quando precisamente e perchè egli si recasse a Bologna non abbiamo trovato. Sap-
piamo solo che v'era del Cisti.

V'andò seguendo suo padre Guglielmo in qualche viaggio o missione? V'andò desideroso
d'apprender l'arte sotto qualcuno dei più stimati idraulici e architetti (die fiorivano allora in
Bologna? Quest'ultima ipotesi è forse assai vicina al vero.

Sin dal secolo xm troviamo in quella città un numero cospicuo d'ingegneri, sui quali emer-
gono Alberto di Guidobono, Ciovanni da Brescia e Albertino d'Enrico. E poi. «dio cosa studiavano

1 Uaetano Milabisi, Documenti per lattaria dell arte
senese, r. JI (Siena, 1854), p. 8».

- Il generale Tartaglia prese Radicofani nel 1411,
In mise a ruba, poi lo vendè ai Senesi. In un docu-
mento dell'Ardi, di Stato di .Modena (Cancelleria du-
rale. Carteggio e documenti di Rettori, Ferrara) si legge:
« [ohanne da luca da Sena ». Quel </« luca è un errore

di scrittura, corretto dalle parole seguenti da Sena. Che
Giovanni l'osse senese risulta da un centinaio di docu-
menti e dalle stesse sue firme autentiche. D'altra parte
non si può ritenere </<> liiaa per un patronimico. Il padre
del nostro artista si chiamava Guglielmo.
Op. e toni, eit., pp. 88-84.
 
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