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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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Fasc. IV
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Ricci, Corrado: Giovanni da Siena
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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0293

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252

CORRADO RICCI

città, il quale uscendo et andando per altra diversa via assai dalle mura lontano fu condotto
vicino le dette mura, dandogli il corso per lo mezzo di detto castello in un alveo da ogni lato
murato di sponde fortissime, il quale, come si vede, di quìi e di là dalla città, era da due ri-
vellini o corridori con li suoi ferritoi da ogni parte difeso. Questi rivellini si stendevano verso
tre belloardi, de'quali anco si veggono evidenti vestigi, nel luogo over horto di m. Lodovico degli
Alberti da lui posseduto. Era la porta de la città con una saracinesca e da due piccioli feritoi,
uno per lato resa sicura e forte, e che difendevano la strada pubblica che viene alla città. Veg-
gonsì parimente le reliquie di alcuni voltoni dove era la chiesa della detta fortezza et altre stanze
che seguitavano dietro la cortina sostentata da fortissimi et alti pilastri. E da quella parte di
fuori anco appare una via sotterranea, alla altezza di un uomo, che dimostra ch'essa poneva capo
nella chiusura del detto castello per di fuori, che forse serviva per introdurre li soldati per ogni
bisogno di soccorso. Dentro la città non si vede altro vivo vestigio per quanto spazio la detta
fortezza si stendesse, eccetto che si trovano nel fabbricare fondamenti grossissimi, che ne danno
inditio, che la fortezza si stendeva molto in dentro, di modo che dalle dette mine e da' coperti
fondamenti si può sicuramente dire che tra le fortezze di quei tempi questa di Bologna fosse
maravigliosa et inespugnabile. Potrei ben io con qualche fondamento discorrere sopra molte cose
sottilissimamente vedute e considerate, che secondo il giudicio mio appoggiato alle ragioni della
Architettura vanno di pari con un certo antico disegno di Giovanni Sabbadino degli Alienti da
lui fatto, ma per non ci vedere sicuro confronto, e forsi anco perchè quel disegno può essere
meno antico del primo, poiché la detta fortezza è stata più volte edificata e minata, e facil-
mente! di positura variata, non mi assicura di affermare altro di quanto ho detto ». 1

Queste parole rivelano un singolare abbaglio del Ohirardacci, il quale, mentre dice di cre-
dere che Sabbadino degli Arienti poteva aver disegnato il castello secondo una delle ultime ri-
costruzioni, egli poi a sua volta pensa che i ruderi che si scorgevano ancora a' suoi giorni (morì
nel 1598 di settantaquattro anni) fossero appartenuti al primo castello costrutto da Bertrando
del Poggetto. La sua descrizione segue per l'appunto la notizia delle prima edificazione ed è pro-
dotta sotto l'anno 1330!

Dovremo noi dimostrare che gli avanzi visti da Ohirardacci non potevano essere appartenuti
che al castello alzato da Giulio II? È troppo ovvio, perchè sia lecito indugiare su tale indiscu-
tibile verità.

Ma e il disegno dell'Arienti, oggi smarrito, quale ritraeva delle cinque ròcche succedutesi
presso Porta Galliera? Per formulare una risposta sicura converrebbe sapere se Sabbadino tolse
il suo da un disegno anteriore, o se pure il suo disegno era originale. In tal caso (ed è più pro-
babile) stando alle date, il castello da lui disegnato doveva essere quello stesso d.i Giulio II co-
strutto nel 1507. Sabbadino è morto, infatti, nel 1510, mentre è noto che la ròcca d'Eugenio IV
non esisteva più sin dal 1443.

Altri disegni non possediamo della celebre fortezza, chè tali veramente non si possono dire
quei piccoli schizzi che si trovano a margine nelle cronache e che noi abbiamo riprodotti solo per
mostrare come sia costante il predominio d'un'alta torre merlata a destra.

Abbiamo anche esaminate diverse piante e diversi panorami di Bologna. La veduta generale
della città dipinta dal Francia o da' suoi scolari sotto la Madonna del Terremoto (ora in una cella
oscura del Palazzo pubblico) è del 1505. Vi si vede la torre del palazzo Bentivoglio e il corona-
mento merlato di questo ; ma il castello non era allora per anche ricostrutto da papa Giulio. Tardo
è invece il panorama di Bologna fatto dipingere da Gregorio XIII in una sala del Vaticano. E
del 1577 e non vi si scorge altro che il cumulo rimasto dalli' mine, come indi'incisione del Jas-
sonio edita ad Amsterdam, 2 nella quale ultima però è accennata la sporgenza dei bastioni diruti
a mezzogiorno di Porta Galliera. Nella veduta panoramica incisa da Floriano dal Buono nel 1636
sommamente risalta l'alto cumulo delle mine, o Montagna ilei Mercato, e fra questa e la porta di
città, un notevole avanzo della ròcca. Il quale forse non è altro che la torre di cui resta tuttora

1 Hist. ili Boi., Il, 95.

' IUustriarum Ita/ice Vrbium Tabular.
 
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