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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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Fasc. IV
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Fasc. V
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Boni, Giacomo: Il leone di San Marco: (bronzo veneziano del milleduecento)
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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0363

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IL LEONE DI SAN MARCO

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porre che Plinio abbia adoperato una voce tecnica o dialettale, analoga a quella per cui le
marmitte da lui chiamate oliarla sono oggi chiamate bronzini; a una delle tante voci qua subinde
(oggi più che mai) nova gravo sermone excogitantur, o dalla lingua da cui gli stessi greci deri-
varono il nome del bronzo, tramandatoci solo da scrittori bisantini e sotto forme diverse,^per
esempio: :rópT7.i ^pouT^ivat ed àyity.stT* -poivr'^iva. A buon conto gli specchi composti di rame
e stagno adoperati dagli antichi romani, specula brundisina, come li chiamava Plinio, erano proprio
di bronzo e per lo più etruschi.

Leggendo attentamente nei formulari degli alchimisti greci (il ms. più antico che si conosca,
però incompleto, è quello della fine del x secolo nella biblioteca Marciana di Venezia) si trova
che la lega chiamata brontisio (bronzium, bronzo) è composta di una libbra di rame e due once di
stagno puro : 'II Ss vrr/lpy.i'.z toO fJpovT/ioróu inVi o'jtw- LoO xunpfou }.i'rpx a', •/.%'7<7'.ré?0'j /.aOapoO
•'" [j. (Berthelot, Collection <les ancien» alchimistes grecs, II, 376). Quindi abbiamo la prova che
trattasi di una voce tecnica o dialettale specificante uno dei significati delle voci yaXxóc = ms -
rame e sue leghe; e derivò credo da [ipovTòTov, luogo del teatro antico dove si producevano i
rumori del tuono gettando sassi sui vasi di bronzo che vi erano contenuti, o macchina rotante
che serviva a produrre i tuoni ((ipovTxf) da palco scenico, ed era formata di urne piene di ciot-
toli che sbattevano contro vasi di bronzo (Pollucis, Onomastico)!, IV, XIX).

*

Ed ecco le mie note del 1° giugno 1886, quando si dovette riparare il portello sul ventre
del leone, apertosi spontaneamente :

« Appena montato in cima della colonna m'accorsi che la serratura, già chiusa a chiave,
aveva finito d'arrugginirsi; feci togliere le viti del telaio di contorno e staccare il portello per
sostituire la serratura con un gancio di rame.

« Cercai se altri guasti fossero avvenuti e vidi che un pezzo di bronzo, spaccato dalla rug-
gine, era caduto sul capitello, oltre i due che avevo trovato e lasciato a loro posto nel 1883;
osservai inoltre sollevate e staccate affatto altre laminette di rame, coprenti le borchie di ferro
che saldano i vari pezzi del leone.

« Approfittando dell'apertura del portello, penetrai nel corpo del leone, per esaminare l'ar-
matura che lo collega. V'era uno strato di scaglia di ruggine, caduta dalle sbarre del telaio
e dalle madreviti che trattengono le borchie nella parte interna. Ho contato fino a 140 borchie
di ferro nel solo corpo del leone, e altre si vedono dal di fuori sulla testa, sulle ali, sulle zampo
e sulla coda.

« Tutte le parti di ferro sono coperte di ruggine ; alcune delle madreviti interne e le estre-
mità delle borchie ne sono quasi del tutto logore e deformate. La rottura di alcuni pezzi di
bronzo è cagionata dalla pressione laterale delle borchie ossidate ; altri pezzi, contro i quali fa
pressione la ruggine del telaio interno, si sono spostati e minacciano anch'essi di cadere ; havvi
inoltre il pericolo che, terminando di logorarsi le madreviti, qualche parte del leone si sfasci.

« Si dovrà dunque pensare, una volta o l'altra, a sostituire il pesante telaio di ferro con
uno più semplice e di rame.

« Le lastre di piombo che coprono l'abaco del capitello si sono adagiate al suo piano irre-
golare, strappando le saldature a stagno delle congiunzioni. L'abaco stesso, composto di tre strati
orizzontali, suddivisi in vari pezzi, si è rotto qua e là, in causa della imperfezione dei letti di
posa, e l'erba mette radico nelle commettiture allargate. Il nucleo del capitello è rotto in tre pezzi
e le spaccature, stuccate una ventina d'anni or sono, tendono ancora ad allargarsi.

« Il fusto di questa colonna è di granito bigio d'Egitto. Nel 1863, quando si fece un primo
rilievo della inclinazione della colonna (v. Atti (Mia Luogotenenza, 64 16/4C)) gi temeva per la sua
 
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