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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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Fasc. IV
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Fasc. V
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Gnoli, Domenico: La Cancelleria ed altri palazzi di Roma attribuiti a Bramante
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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0391

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LA CANCELLERIA ED ALTRI PALAZZT DI ROMA

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la questione, egli si ferma dinanzi alla risposta che ne deriva spontanea; che cioè sieno opera
d'età diversa e di diversi architetti.

A rimuovere la difficoltà del non somigliare il palazzo della Cancelleria e i suoi derivati
nè alle opere di Bramante del periodo milanese nè a quelle del romano, si è imaginato che
essi segnino un periodo di transizione tra il milanese e il romano. Ma, in primo luogo, poiché
il disegno del palazzo della Cancelleria deve riportarsi non più qua del I486, non è chi non
veda le conseguenze del porre il periodo di transizione a circa quattordici anni avanti che Bra-
mante lasciasse Milano : converrehbe supporre cioè che dopo la transizione, Bramante tornasse
alla sua maniera di prima, per pigliar poi, molti anni dopo, la nuova maniera. Ma anche lasciando
da parte la cronologia, come può concepirsi che la risultante fra la ricca varietà lombarda e la
severa grandiosità romana, sia la timidità e la grazia quasi infantile? Che passaggio è questo,
dove non si trova più vestigio della vecchia sua arte, senza avvicinarsi d'un passo alla gran-
diosità e alla ricostituzione degli ordini architettonici che sono le qualità distintive dell'arte nuova?

A poca distanza dal palazzo del cardinal Puario, nel luogo detto già il Pozzo Bianco, ce n'è
un altro conosciuto col nome di palazzo Sora, ora Liceo Mamiani, costruito dal cardinal Fieschi,

V

PIANTA D'ANGOLO DEL PRIMO PIANO DEI- PALA//ETTO CAPRINI

ARCHITETTURA DI BRAMANTI:.

che fu creato da Alessandro VI nell'ultimo anno del suo pontificato, nel 1503. La tradizione
costante che attribuiva a Bramante questo palazzo, o è respinta sdegnosamente da'moderni, o
trascurata'come assurda. Chi reputa di lui il palazzo della Cancelleria, deve per necessità logica
negargli questo, che appartiene, benché costruito a non molta distanza di tempo, ad un'epoca
artistica affatto diversa; ma anche senza questa considerazione, il difetto di gusto e del senso
delle proporzioni, specialmente nel primo piano, non permette di credere che Bramante ne fosse
autore. Il Milizia, che privo di senso storico giudicava secondo criteri assoluti, lo disse un'ar-
lecchinata; e ilBurekhardt nel Cicerone lo giudica opera d'un guastamestieri (stùmper); ma
conviene anche rendersi ragione della novità del tentativo. Finché si trattava di logge, di templi,
di edifizi pubblici e sontuosi, i modelli dell'antichità non mancavano; mancavano però per la
casa e pel palazzo, onde è naturale che nel cominciamento dell'arte nuova si andasse alquanto
a tentone, cercando di combinare in una composizione nuova gli elementi dell'arte antica. Il
palazzo Fieschi è un modello d'arte bramantesca, applicata da un architetto di poco valore; ed
anzi 0 ne diede egli stesso il disegno, o i disegni suoi per l'esterno di San Pietro servirono di
modello. Abbiamo in esso il tentativo affatto nuovo di unire tutti in una facciata gli ordini di
architettura, di farne quasi una grammatica dell'arte rinnovata. Esclusa affatto la scultura co'suoi
fini intagli, l'architetto si affida interamente all'arte sua, alle linee, alle proporzioni, ai rilievi.
Il palazzo, a similitudine del teatro di Marcello, si eleva sopra l'ordine prediletto di Bramante,
il dorico, che per la prima volta, io credo, serve a decorare il portone e le finestre del pian-
 
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