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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0396

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RECENSIONI

C. Justi, Lombardische Bildwerke in Spanien. (Kstratto dal
•luhrbuch <ler KSniglieh preussixchen Ktmxtmtmnilnn-
gen, anno 1892, disp. I e li). — Berlino, Grote, di
Ci pp., in-4.

In questo studio il Justi continua la sua opera
di rivendicazione de' lavori di scultori italiani,
esistenti in Spagna, prendendo specialmente a ri-
schiarare l'attività artistica di due famiglie di ar-
tisti originari delle rive del lago di Lugano, cioè
de' Gagini o Qazini da Bissone e degli Aprile
da Carona. Il luogo dove questi artefici esercita-
vano il loro mestiere e donde trasportavano le
loro opere scultorie nella Spagna fu Genova. Ma
non era solamente per l'estero che eseguivano la-
vori di somma importanza: anche in Genova stessa,
per conto del comune e delle ricche famiglie, spie-
gavano un'attività esuberante, sicché si può .so-
stenere che incominciando dalla metà del Quat-
trocento furono essi, insieme con alcuni altri artisti
originari pure del Ticinese, del Carrarese ed in
parte anche della Toscana, dalle cui mani uscì la
più gran parte delle opere di scultura, compresevi
anche quelle di decorazione architettonica, di cui
si vanta la superba regina del golfo ligure.

Il primo della famiglia dei Gagini, Pier Dome-
nico, apparisce già nell'anno 1448 a Genova, pren-
dendo a fare nei prossimi diciotto mesi, in com-
pagnia col suo nipote Elia Gagini e con Giovanni
da Bissone, l'ornamentazione scultoria della fac-
ciata della cappella di San Giovanni Battista nel
Duomo. Mentre i due compagni di Pier Domenico
continuano a lavorare a Genova fino verso la fine
del secolo decimoquinto — la cappella Pìeschi
nel Duomo, la chiesa di Santa Maria di Castello,
kx cappella della Madonna della Rosa e una quantità

di portoni dei palazzi, riccamente scolpiti, fra i quali
quello del pai. Giorgio Doria, dirimpetto a San
Matteo, fanno testimonianza della loro assiduità e
industria, — Domenico stesso sparisce fin dal 1465,
essendosi egli tramutato a Palermo, dove il suo
nome occorre fino al 141)2, e dove egli fondò
quella scinda della scultura del Rinascimento in
Sicilia, che col suo figlio Antonello (1478-1536)
giunse poi all'apogeo.

A Genova un altro membro della stessa fami-
glia, sullo scorcio del Quattrocento, continua a se-
guire le orme de' suoi antecessori. K questi « Paces
Gazinus ». come segna a Genova una sua opera,
« Paxius », come si nomina so un monumento che
lavori) per la Francia, e « Pace Gazini » sul suo
capolavoro in Ispagna. Egli è nipote di uno scul-
tore già noto nella storia dell'arte del Rinasci-
mento, Antonio Della Porta, il Tamagnino da
Porlezza sul lago di Lugano, che dal 1491 fino al
1499 lavora alla facciata della Certosa di Pavia; 1
nel 1499 e 1500 eseguisce sei busti di celebri ro-
mani nei medaglioni della faccia di dietro del pa-
lazzo Comunale di Brescia; ■ nello stesso anno scol-
pisce il magnifico busto del banchiere genovese
Acellino Salvago (segnato: Opus Ant. Tama-
gnini 1500), che oggi si trova in possesso dell'im-
peratrice vedova di Federigo III (il Justi ne pub-
blica un'eccellente fototipia); nel 1501, col suo ni-
pote Pace Gagini, prende a fare la cappella Lomel-
lini nella chiesa di San Teodoro a Genova (recen-
temente distrutta insieme colla chiesa; gli avanzi

1 V. Memorie inediti» sulla Certosa di Pavia nellMi -
chirio Storico lombardo, anno 1879, pp. 137 e segg.

2 V. Zamboni, Memorie intorno alle pubbliche fab-
briche di Broscia, ivi, 1778, pp. 50 e segg.
 
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