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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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Fasc. IV
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Recensioni
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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0399

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RECENSIONI

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queste opere viene indicata nei contratti relativi,
chiaramente come « sepoltura di marmo » ; delle
altre si parla sempre come di « certa marmora fa-
bricata », e « edifitia seu imagines hedifitiorum
marmoris », sicché non si può con certezza deter-
minare che cosa siano state. Certo è soltanto che
tutte queste opere furono incominciate, e che i due
maestri, i quali pei lavori in questione si erano
aggiunto come compagno Pier Angelo della Scala,
vi lavorarono per un anno intiero. Allora, alli 8 di-
cembre 152(5, viene loro intimato il comando del
doge Adorno; di lasciar la città, che per causa di
guerra, carestia e peste si trovava ridotta all'estrema
miseria. Dall'estimazione dei lavori terminati a
quel tempo si può arguire che presso a poco per
un terzo erano compiti. 11 Justi non riuscì a ri-
trovar in Siviglia o nelle vicinanze alcuna traccia
dei cinque primi monumenti in questione, e perciò
crede che i lavori non siano stati riassunti dopo
la dispersione dei loro maestri da Genova, e che
queste sculture non siano mai arrivate nella Spagna.
Solo il sesto monumento vi fu trasportato, quello
cioè commesso dalla marchesa di Ayamonte, ed
era questo il « retablo » (retabulum) dell'altare
maggiore della chiesa de' Francescani a Siviglia,
colle statue accanto, in ginocchio, della donatrice
e del marito. Quando, nel 1840, chiesa e convento
furono demoliti, la duchessa ili Medina de las Torres,
erede degli Ayamonte, fece trasferire tutta l'opera
nella chiesa di San Lorenzo presso Sant'Jago di
Compostala, ov'essa si trova ancora oggidì, seb-
bene in forma alquanto diversa dal suo concetto
originale. Il documento di data più tarda in cui
si trova fatto menzione del nostro monumento,
è del 16 settembre 1532; per esso Antonio Maria
de Aprile autorizzò il suo compagno Beni. Gazini,
allora presente a Siviglia, d'incassare il resto del
pagamento dovutogli dalla marchesa d'Ayamonte
e dal vescovo di Avila.

Di un ultimo lavoro dell'Aprile, commessogli
anche da don Fadrique de Kibera, ci dà notizia
un contratto in data del 10 settembre 1529. Si
tratta di una grande quantità di lavori di de-
corazione architettonica e di scultura, da eseguirsi
sui disegni mandati dalla Spagna. I principali di
essi si riferiscono ai monumenti sepolcrali degli
antenati del committente nella cappella maggiore
della Certosa di Siviglia, che doveva essere tramu-
tata quasi in un Pantheon della gloria della fa-
miglia di Ribera. Tutte e dieci queste tombe si
trovano oggi ricomposte sulle pareti della nave

della chiesa dell' Università. Dai pezzi di decora-
zione architettonica, commessi allo stesso tempo,
uno solo si è potuto rintracciar con certezza, ed
è il portone principale della casa de Pilatos a Si-
viglia, palazzo gentilizio dei Ribera. Altri, come co-
lonne, fontane, ecc., saranno stati distrutti nell'as-
sedio dell'anno 1843, quando undici bombe scoppia-
rono nel cortile del palazzo e lo rovinarono affatto.
Sotto la stessa data del 10 settembre 1529 Anton
Maria de Aprile ed un altro scultore, di nome
Aut. di Novo da Lancio, ricevettero dal figlio di
Cristoforo Colombo, allora presente a Genova, l'al-
logazione di una porta e di quattro finestre di
marmo per la fabbrica della biblioteca da lui isti-
tuita a Siviglia. L'autore è riuscito a ritrovare
almeno la prima di queste opere nel portone di
un palazzo nella strada di Maese Rodrigo, n. 9,
già di proprietà dei conti di Cantillana. Essa, senza
dubbio, sarà stata utilizzata per questo edilizio
dopo la distruzione della biblioteca di Fernando
Colombo, avvenuta nel 1594.

Finalmente documenti scoperti recentemente a
Siviglia parlano di un'allogazione fatta alli 2 mag-
gio 1534 ad Antonio Maria de Aprile e Bernardo
Gazini di « certi marmi e lavori di marmo » per il
ristauro di alcune parti dell'Alcazar, cioè palazzo
reale di Siviglia. E negli stessi lavori di ristauro
si fa ancora menzione per 1' ultima volta di due
maestri ticinesi; dal 1561 al 1566 si ricostruisce
il cortile principale (patio principal) e le parti an-
tichissime dell'edilizio aggruppate intorno ad esso,
e qui troviamo rammentati Francesco de Carona
e Juan de Lugano come i principali esecutori di
siffatti lavori. Il primo ili questi maestri non era
però solamente uno squadratore : dal 1568 al 1574
egli lavorò in compagnia collo scultore spagnuolo
Juan Vasquez la porta ed il tabernacolo pel sa-
grario della cattedrale, ambedue oggi distrutti, e
i cui avanzi non sono più da rintracciare.

Queste sono le opere degli scultori lombardo-
genovesi, di cui i commettenti, gli autori e l'epoca il
Justi riuscì a chiarire dai documenti o dalle se-
gnature stesse sui monumenti. La storia di altri
di non minore importanza, che hanno avuto in-
dubbiamente origine dalla medesima scuola, anzi
in parte nelle medesime botteghe, non si può sve-
lare nè per mezzo dei primi, nò delle seconde.
Nella numerosa schiera di tali lavori anonimi sono
da annoverare, fra gli altri, i due monumenti dei fra-
telli Inigo (f 1491) e Alonso de Albornoz (f 1514),
discendenti dal celebre cardinale di questo nome,
 
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