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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0401

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KKCKNSIONI

355

per l'arte scoperse l'anima, allorquando si affa-
ticò di spiegare l'agire e soffrire divino e umano
per mezzo dei tesori di esperienza raccolti nel pro-
prio petto. E questa verità nel raffigurare la vita
dell'anima, questa energia nell'espressione e nelle
forme soggiogò i contemporanei suoi con tale po-
tenza, che non s'accorsero, 0 (piasi, della mancanza
di fedeltà nella riproduzione delle forme esteriori
della natura. K cogli stessi occhi bisogna che ri-
guardiamo anche noi le sue opere: non la sua
maniera di vedere, ma la sua forza creatrice e la
nuova espressione della vita dobbiamo giudicare e
ammirare.

C. Dk Pabriczy.

Daniel Burckhardt, Albrecht Diirers Aufenthalt in Ba-
sel (1492-1494). — Itùnchen S Leipzig, G. Hirth,
1892.

Si può dire una pubblicazione importante per
la storia dell'arte tedesca il libro del Burckhardt,
il quale, col rilevare l'importanza d'un fatto chiaro
e semplice, fa apparire in una luce nuova un pe-
riodo poco conosciuto della vita del più grande
artista tedesco del Rinascimento.

L'A. ha trovato nel museo di Basilea, da lui
stesso conservato, sul rovescio d'un legno inciso,
conosciuto da lungo tempo e stampato già più
volte, il nome del Durerò scritto di suo proprio
pugno. Il disegno di questa incisione in legno rap-
presentante San Girolamo, adoperata per la prima
volta sul frontespizio delle lettere di San Girolamo
del 1492, è eseguito dal Durerò. Dunque, nel
1492 Durerò lavorò per un editore di Basilea, e
probabilmente anche si tratteneva in questa città.
In base a questo fatto l'A. attribuisce al Durerò
ancora un gran numero di disegni su incisioni in
legno destinate per ornamento di libri di diversi
editori di Basilea. Di queste incisioni l'A. ha fatto
riprodurre una serie importante, specialmente poi-
ché i disegni fatti sul legno stesso, fuori di po-
chissimi, non sono mai stati intagliati. Questi legni,
conservati adesso nel museo di Basilea, erano de-
stinati per l'illustrazione d'un'edizione delle co-
medie di Terenzio.

Se tutte queste opere davvero fossero eseguite
dal Durerò in questi anni, come crede l'A., l'artista
dovrebbe aver dimorato più d'un anno in Basilea,
e con ciò la ipotesi lungamente discussa d'un primo
viaggio del Durerò in Italia fra il 1492 ed il 1494,
ipotesi fondata del resto su una base debolissima e
rifiutata dall'A. anche a mezzo di altre ragioni,

Archivio storico dell'Arte - Anno V, Fase. V.

sarebbe definitivamente respinta; un periodo im-
portantissimo per lo sviluppo artistico dell'artista,
oscuro fino adesso, sarebbe chiarito.

Di certo il fatto che Durerò esegui nel 1492
un disegno per un editore di Basilea, già per sè è di
grandi» rilievo e dà un grande conforto ai ragiona-
menti dell'A.; ma non mi pare che sia possibile
di ammettere come sicure tutte le conseguenze che
ne fa derivare l'A. I disegni per le comedie di
Terenzio, conservati in Basilea, di certo mostrano
la maniera india quale Durerò disegnava in quel-
l'epoca. Ma già l'A. stesso accenna, senza volerlo,
al punto debole del suo ragionamento: egli attri-
buisce una parte dei disegni, che gli apparvero i
più deboli, ad altri artisti compagni del Durerò,
ed ammette la difficoltà di distinguere, in certi
casi, la parte del Durerò da quella degli altri.
Dunque, se i disegni di altri si avvicinano tanto
alla maniera del Durerò, che è difficile di di-
stinguere le loro mani da quella di lui, se i di-
segni del grande maestro non portano evidente-
mente l'impronta del suo talento personale, non
mi pare chi; sia necessario di attribuirli a lui stesso,
Non abbondava in questo tempo la Germania di
artisti bravissimi, disegnatori l'orti, fra i quali Du-
rerò ancora giovane fa spiccare il suo genio, in
un progresso rapido e continuo del suo talento?
Non mi pare probabile (die mai l'artista abbia ese-
guilo una serie di disegni, i quali non mostrano
nessun progresso fra loro, non mostrano in nessuna
parte il giovanile e continuo sforzo di progredire,
i quali invece rivelano la mano d'un artista abile
e di lunga pratica anche nella tecnica dell'illustra-
zione.

Perciò non si possono, credo, accettare senza
riserva queste attribuzioni dell'A. 11 suo merito
resta di avere pubblicato, in un modo strettamente
scientifico, e messo in una luce giusta un mate-
riale prezioso; gli studiosi dell'arte tedesca, ani-
mati di nuovo dalle sue ricerche, riprenderanno
con più grande successo lo studio dello sviluppo
artistico del giovane Durerò. A lui ed all'editore
di questa pubblicazione bella eil utilissima tutti
gli amatori dell'arte debbono essere grati.

I'. K.

Frani Rieffei., Eusebio Ferrari und die Schule von
Vercelli (nel Repertorium fUr Kunstwissenschaft,
anno XIV, pp. 275-292).

Il soggetto principale del presente studio si è
un trittico della galleria di Magonza rappresen-

s
 
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