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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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Fasc. VI
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Venturi, Adolfo: Francesco di Simone Fiesolano
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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0424
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374

ADOLFO VENTURI

e lasciò i discepoli Agnolo di Polo « che di terra lavorò molto praticamente », e Andrea di Piero
di Marco Ferrucci, scultore, da Fiesole (id., IV, 475).

Ricorda ancora di lui il Lamo nella « Graticola di Bologna » la sepoltura di un Fiesco, la
quale fu trasportata dalla chiesa di San Francesco alla Certosa di quella città,1 e il Vasari quella di
messor Pier Minerbetti,2 cavaliere, in San Pancrazio di Firenze, e una cappella della stessa chiesa."

Ma di tutte queste opere non esiste quasi più traccia. Quella in onore di Lemmo Balducci,
fondatore dello spedale di San Matteo, fu dall'ospedale trasportata entro la chiesa omonima, e per

TATi III. MoNTEFlORENTINO. Ex-CONVENTO. Tav. IV. MoNTEFlORENTINO. Ex-convento.

Particoiake del monumento di Gian Francesco Oliva. Particolare del monumento di Gian Francesco Oliva.

la poca capacità del luogo fu spogliata, al dire del .Milanesi, dell'arco e dell'imbasamento, e si
conservò soltanto la testa di Lemmo, di tutto tondo, che era dentro una nicchia in alto nella
sepoltura.4

1 Di questa sepoltura parleremo in seguito.

-Nessuna traccia resta dell'arca di messer Pietro
Minerbetti, clic solo si sa scolpita in pietra di paragone.
Sul Cassone era quest'epigrafe: Pietro Minerhecto eijiiiti
insigni de republiea — Deque suis benemerita heredea
posuere — obiit un. sul. MCCCCLXXXII — vixit
un. iA'X ni. VII] d. XV.

* Tutte le opere d'arte, di scultura particolarmente,
che adornavano la magnifica chiosa di San Pancrazio
furono distrutte, parte nella trasformazione della chiesa
avvenuta alla fine del secolo xvn, parte nel 1808 quando,
soppressa la chiesa, il locale fu ridotto ad uso della
Direzione del lotto. Restarono solo pochi stemmi sepol-
crali e dei frammenti di tombe che vennero gottati in
un sotterraneo, poi in un cortiletto, ed ora sono murati

Del secondo chiostro di San Marco.

* La chiosa e lo spedale di San Matteo furono sop-
pressi, e il locale servì poi a sede dell'Istituto di belle
arti. Nel 1735 il sepolcro di Lemmo Balducci, che era
sotto il portico, fu portato in chiesa, e quando, poco
dopo, anche questa fu distrutta, esso andò disperso, e
restò solo il busto, vigorosa scultura che vedesi sopra
ad una mensola, al primo ripiano della scaletta che
conduce al primo piano dall'Istituto di belle arti. Di
tutti gli altri pezzi del monumento del fondatore dello
spedalo di San Matteo non esiste più traccia di sorta.
Forse sarà l'arme dol Balducci o di altro fiorentino
quella che, secondo la notizia comunicatami dal Bode,
si troverebbe nella colleziono Lichtenstein a Vienna.
 
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