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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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Fasc. VI
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Orioli, Emilio: Il Foro dei Mercanti di Bologna
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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0440
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KM [LIO ORIOLI

ricato di tutte le pietre e mattoni lavorati e non lavorati, cogli attrezzi ed altri materiali pre-
parati per tale scopo. 1 In questo stesso anno, ai 4 di settembre, fu nominato ingegnere del
Comune Lorenzo di Bagnomarino,2 bolognese, e con lettera degli Anziani del successivo 29 di-
cembre venne delegato sovrastante in modo speciale ai lavori della Gabella, ufficio che conservò
fino al totale compimento di essi.3

Prima però che a Lorenzo di Bagnomarino fosse allogata la direzione dei lavori alla Gabella,
si erano fatti venire da Firenze quattro maestri tagliapietre, cioè: Berto di Giacomo, Egidio di
Domenico, Francesco di Guardo e Berto di Antonio, con un loro servo, per intagliare pietre
vive che dovevano servire per la Loggia del Carrobio, e ciò fino dall'aprile 1382.4 Oltre allo
stipendio in denaro davansi a costoro, ogni mese, due corbe di vino e due di frumento, e fu
anche loro provveduto un locale per abitazione, che era nel palazzo del collegio Gregoriano,
situato vicino ai locali della Gabella. E da questo punto esaminando i documenti riflettenti i
lavori della Gabella, trovansene altri che ad essi si connettono e che specialmente riguardano
la Loggia del Carrobio.

Dopo i quattro fiorentini si trovano al principio dell'anno seguente altri maestri tagliapietre,
che sotto la direzione di Lorenzo di Bagnomarino attendono alla preparazione dei pilastri per la
Loggia; essi sono Giacomo di Pietro dalle Masegne e Giovanni col figlio Pietro, pure dalle
Masegne, che per istrumento si erano obbligati a costruire tre pilastri.5 Sono noti nella storia del-
l'arte bolognese altri dello stesso cognome dalle Masegne, e cioè Pier Paolo e Iacobello, per aver
costruito il sepolcro del giureconsulto Giovanni da Legnano e l'altare maggiore della chiosa di
San Francesco, i quali erano di Venezia. Così pure di Venezia erano questi addetti ai lavori della
Mercanzia, dei quali però, nei documenti che loro si riferiscono, non ò mai indicata la patria, che
si desume, trovandosi uno di essi, Giovanni di Riguzzo, occupato nei lavori per San Petronio
nel 1393, ove è detto di Venezia. Costui nel 1384 lavorò anche pel palazzo dei Notai.6

Così anche pei capitelli, che dovevano servire ai pilastri della Loggia, evvi un altro mandato
di pagamento del 4 febbraio 1384 7 in favore del sovrastante ai lavori, Lorenzo di Bagnomarino.
Viene poscia ordinato che sieno soddisfatti tutti gli operai addetti alla costruzione della Loggia
del Carrobio, secondo quello che sarà dichiarato da Antonio di Vincenzo, Cambio tintore, e Lorenzo
di Bagnomarino, sovrastanti ai lavori,s ed in seguito, in favore di quest'ultimo si provvede per
varie spese da lui sostenute per questi lavori. 9 Finalmente, con mandato del 31 dicembre dello
stesso anno, gli Anziani del Comune ordinano il totale soddisfacimento delle spese sostenute da
Lorenzo di Bagnomarino per mattoni, pietre, giornate di muratori e manoali, calce, sabbia e
pur anche vino distribuito agli operai durante il lavoro, le quali spese, secondo il mandato,
erano occorse tutte per la costruzione della Loggia del Carrobio. 10

Fra tutti questi documenti però, neppure uno solo, che anche lontanamente accenni alle
sette statuette poste nei nicchi circolari del portico, mi è stato possibile rinvenire 11 cu ve-
liere Pubbiani giudica lo statue dell'epoca stessa della costruzione dell'edifizio e scrive che nello
zoccolo della maggiore, rappresentante la Giustizia, sono incise le lettere V. C, che ritiene le
sigle dell'autore. Ma fra i nomi degli scultori, addetti alla Loggia, nessuno ha per iniziali le sud-
dette lettere; solo, fra i quattro fiorentini, pei quali il documento, che li riguarda, non dice qual

1 Arch. cit, Riformagioni, serie II (Mandati), voi. del
1382, num." 55, e. 54 b.
- Poe. III.

3 Doc. IV. Parrebbe dulia data di questa lettera
« xxviiij decembris mccclxxxiij » che non nel 1882, ina
nel seguente anno avesse Lorenzo di Bagnomarino rice-
vuto questo specialo incarico; ma, una volta osservato
che, secondo lo stile bolognese, l'anno cominciava non
il primo gennaio, come attualmente, ma a n<ttirìl«l<-,
ossia dal giorno di Xatale, si vede subito che gli ultimi
sei giorni di dicembre, i quali per noi sono gli ultimi

dell'anno, soeondo quello stile invece erano il principio
dell'anno nuovo.

4 Poe. II.

5 DOC. VI, VII. Vili e XIII.

" Archivio di Stato di Bologna, seziono del Comune,
Società dei notai, Libro di Entrati' e spese, voi. dal 1!W1
al 1395, e. 67 6 i' seg.

7 Doc. XI.

8 Doc. XII.
0 Doc. XVI.
10 Doc. XVII.
 
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