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Archivio storico dell'arte — 5.1892

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Fasc. VI
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Frizzoni, Gustavo: La Pinacoteca di Brera e il suo nuovo catologo
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https://doi.org/10.11588/diglit.18091#0455
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pegno che simili analogie alquanta generiche siano a ritenersi puramente accidentali, e che nel
caso concreto poi ciò potrebbe riescire plausibile dalla considerazione che il ritratto di Brera ha
l'aria di essere stato fatto non meno di una diecina d'anni dopo quello di Galleria Borghese,
sia o non sia opera di Tiziano.

Alcuni inconvenienti che si verificano nel nuovo Catalogo dipendono da circostanze indipen-
denti dalla volontà del compilatore; innanzi tutto quelli provenienti dalla disposizione dei numeri
d'ordine dei singoli capi esposti, numeri che non si seguono sempre regolarmente, causa alcuni
cambiamenti per diversi; circostanze effettuati nei locali e nella collocazione di taluni quadri.
A questo (per quanto dagli scrittori di Guide venga dichiarato che la numerazione negli oggetti
ilei Musei è sacra e quindi intangibile), converrà pure porre rimedio una volta tanto quando si
tratterà di fare una nuova edizione del Catalogo. Intanto, vista appunto l'irregolarità della nu-
merazione, il compilatore del Catalogo presente avrebbe fatto meglio di riferire nel suo indice
alfabetico il numero delle pagine nelle quali sono citati i singoli autori, anziché i numeri applicati
ai quadri esposti.

A ie piii sostanziale sarà il perfezionamento da conseguirsi, quando la Direzione della Pina-
coteca, la quale già si è resa tanto benemerita per l'incremento e per la classificazione della
medesima, saprà risolversi a rettificare alcune attribuzioni, non altrimenti sostenibili di fronte
ai concetti stabiliti dalla critica più recente, e a vie meglio determinarne alcune altre; cosa que-
st'ultima, ne conveniamo, non sempre facile nò possibile a conseguirsi. Questo sia detto in ispecie
per quanto concerne gli artisti lombardi, autori della notevole serie di affreschi e delle relazioni
che corsero fra loro, mentre parecchie delle opere che vanno, per esempio, sotto il nome di
Bernardino Luino, non sono realmente opere di lui, o quanto meno furono eseguite col concorso
di aiuti, come sappiamo che viene ammesso dal direttore medesimo.

Più facile cosa sarà di riescire a precisare i nomi degli autori di alcuno dei quadri ad olio
collocati in diverse sale. Cosi siamo persuasi non mancheranno i giudici competenti d'oltralpe,
capaci di stabilire se autore di certo trittico, ora attribuito alla Scuola tedesca antica, 1 sia
a ritenersi, come saremmo inclinati a credere, quell'Herry de Bles denominato il Cireita (dal
modo da lui usato nel segnarsi), non mancherà il mezzo di stabilire fra noi se certa tavoletta in
forma di predella, rappresentante VAssunta cogli Apostoli (Sala F, lascito Oggioni, p. 150, n. 16)
e registrata come Scuola veneziana, non si possa determinare quale opera, o parte di un'opera,
di Lorenzo Lotto, come apparisce dai tratti caratteristici del dipinto; se una Andata al Calvario
(p. 37, n. 60 nello stesso ambiente) non meriti di essere posta definitivamente sotto il nome di
Andrea Schiavone piuttostochè sotto quello vago di Scuola veneziana, secolo XVI; un «Santo
domenicano seduto, con un crocifìsso nella mano sinistra e una penna nella destra » (ovvero un
ritratto di un frate V) (Sala I, p. 54, n. 135) meglio che alla Scuola di Ambrogio Pigino vada
aggiudicato alla Scuola parmigiana (forse allo stesso cugino del Parmigianino, Gerolamo Mazzola
detto il Bedolo) e via dicendo.

Al contrario è ardua cosa il pretendere che le Direzioni delle Pinacoteche si dispongano
spontaneamente a togliere alle raccolte a loro affidate l'aureola che viene loro dai nomi di grandi
artisti, anche dove vengono evocati senza sufficiente fondamento.

Quanto alla Galleria di Brera, ò il caso di dire che non perderebbe sensibilmente del pre-
stigio della sua rinomanza quando pure in un prossimo Catalogo fossero adottate delle denomi-
nazioni più modeste per un piccolo numero di quadri. E da deplorare bensì che in Milano non
rimanga altro dipinto del grande Leonardo se non l'ombra del suo insigne Cenacolo; ma a che
serve cullarsi nella lusinga di possedere lo studio per la testa del Redentore nel disegno a
pastello esposto a Brera, quando questo, osservato spregiudicatamente, sia nel modellato delle

datato 1IÌ47). l-ii sa come simili soggetti furono da quei
pittori tolti spesso da episodi del Vecchio Testamento.
Non sapremmo significare di che si tratti per l'appunto
nella tela accennata, ma ci pare assai probabile che sia

da ricercare fra uno di quei racconti biblici.

1 Sala X, n. 435, p. 119, rappresentante la .Natività
ili X. S. e la Vihjii ili Egitto.
 
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