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Difendeva il San Quintino in lunghe lettere ad eruditi lucchesi amici suoi il proprio lavoro
da quelle accuse ; e parlando di San Michele, invocavali a testimoni che nessuna iscrizione relativa
alla chiesa sussisteva nel coro, e che neppur, ch'ei sapesse, la vide alcuno dei tanti che scrissero
sulle antichità lucchesi. Egli diceva che avendo visitata minutamente la chiesa in ogni sua parte,
e fino sopra le vòlte e fra le colonne della facciata, non «reni franilo iscrizione più mitica del milr
lesimo solitario MDXLIII, che sta intagliato nel pilastro davanti all'uscio della sacrestia, (inno pro-
babilmente in cui fu fatta la vòlta.
Ora, come può essere che egli, esperto archeologo, avendo esaminato cotesto millesimo di
cui accenna perfettamente il luogo, scolpito appunto su uno di quei piloni composti all'ingresso
della crociera, dalla forma de' quali egli desumeva conclusioni importanti pel suo assunto, abbia
potuto leggere MDXLIII in luogo di MC" XLIII, e andare cercando la spiegazione di quel mil-
lesimo solitario nella data della costruzione delle vòlte ?
Come può spiegarsi che facendo lo studio delle fabbriche lucchesi, e indagandone notizie in quegli
scrittori che parlano delle lucchesi antichità, non si sia imbattuto nelle storie di Giuseppe Civitali, in
quelle pagine ove tal millesimo è riferito nella sua verità, designando il luogo dove si trova scolpito
nel pilastro a minio destra del coro; e non abbia riflettuto egli, dotto illustratore di antiche chiese,
che in esse il coro eia appunto dalla crociera al basso, e il pilastro indicato non doveva però
cercarsi in prossimità dell'abside o coro presente?
Sono di que' fatti ai quali (escludendo la mala fede por la stima grande dell' uomo) non può
trovarsi spiegazione che nella superficialità delle osservazioni, o nella preoccupazione dell'animo
tutto assorto in un concetto anteriormente formato, e che toglie di vedere ciò che potrebbe con-
trastargli.
Per noi dunque la data preziosa 1143, scolpita in uno dei piloni che terminano le navi e
su cui si volge il grand'arco che mette alla crociera, segna l'anno nel quale la chiesa restò
compiuta. 1
Quanto poi alle spese della sua edificazione, non ci par da tacere la molta probabilità che
oltre le offerte private, che per tutto il corso del secolo xi e del seguente si trovano fatte alla
chiesa di San Michele, i cittadini possano esser venuti anche col danaro pubblico in aiuto del
lavorio, e lo abbiano sospinto al suo compimento per far di essa la sede dei maggiori consoli della
città, i quali si adunavano nella vicina ed angusta chiesa di Sant'Alessandro Maggiore; e che
si eleggesse a ciò questa di San Michele anche perchè situata nell'antico Foro, giacche ora sì
che per le franchigie riconquistate e per i risuscitati nomi delle romane magistrature, era anche
permesso di rammentare l'antica dignità di quel luogo, e formare il proposito di rinnovarla, costi-
tuendovi intanto un grandioso e nobile1 edilizio che fosse sede ai consoli e destinato a convocarvi
le assemblee popolali.
Ad appoggio di tale opinione possiamo anche addurre l'esempio di Genova, il cui duomo,
innalzato pure col concetto che servir dovesse al culto e alle popolari adunanze, in quell'anno
medesimo 1143 era a quelle approntalo, giurando i consoli di recarsi, se invitati, ad alzar tri-
bunale in quel tempio o in Santa Maria di Castello. E faremo poi osservare come appunto nel
principiar del secolo xn si trovino in Lucca le prime memorie che parlino dei maggiori consoli,
poiché per la morte di Matilde, avvenuta il 1115, la città, già salita pei commerci a certa ric-
chezza, cominciò, ad esempio di altre, a reggersi con tale magistratura; e presto la troviamo levarsi
in potenza e inviare ambasciatori ai signorotti vicini per farli desistere dalle reciproche offese; e
quelli accettarne la mediazione e il giudicato, convenendo davanti ai consoli lucchesi ad esporre
le loro querele nella chiesa di Sant'Alessandro, ove, come già dicemmo, risiedevano.
(Ira par certo che se la chiesa di San Michele fosse stata fin d'allora compita e nella forma
1 II riferirla ad un restauro, corno fece alcuno dei
i ronisti lucchesi, è fuori di luogo, perchè, mentre non
ha nulla di sorprendente clic hi costruzione eli quel
l iceo edificio cominciata dopo il lO.'iS ai protraesse fino
Arrhli'lu atuflro dell'Arte - Anno V, Fase. VI.
al 1148, mal può tupporsì invece che uria fabbrica cosi
solidamente costrutta avesse bisogno di un grandioso
restauro pochi anni dopo il suo compimento.
*
Difendeva il San Quintino in lunghe lettere ad eruditi lucchesi amici suoi il proprio lavoro
da quelle accuse ; e parlando di San Michele, invocavali a testimoni che nessuna iscrizione relativa
alla chiesa sussisteva nel coro, e che neppur, ch'ei sapesse, la vide alcuno dei tanti che scrissero
sulle antichità lucchesi. Egli diceva che avendo visitata minutamente la chiesa in ogni sua parte,
e fino sopra le vòlte e fra le colonne della facciata, non «reni franilo iscrizione più mitica del milr
lesimo solitario MDXLIII, che sta intagliato nel pilastro davanti all'uscio della sacrestia, (inno pro-
babilmente in cui fu fatta la vòlta.
Ora, come può essere che egli, esperto archeologo, avendo esaminato cotesto millesimo di
cui accenna perfettamente il luogo, scolpito appunto su uno di quei piloni composti all'ingresso
della crociera, dalla forma de' quali egli desumeva conclusioni importanti pel suo assunto, abbia
potuto leggere MDXLIII in luogo di MC" XLIII, e andare cercando la spiegazione di quel mil-
lesimo solitario nella data della costruzione delle vòlte ?
Come può spiegarsi che facendo lo studio delle fabbriche lucchesi, e indagandone notizie in quegli
scrittori che parlano delle lucchesi antichità, non si sia imbattuto nelle storie di Giuseppe Civitali, in
quelle pagine ove tal millesimo è riferito nella sua verità, designando il luogo dove si trova scolpito
nel pilastro a minio destra del coro; e non abbia riflettuto egli, dotto illustratore di antiche chiese,
che in esse il coro eia appunto dalla crociera al basso, e il pilastro indicato non doveva però
cercarsi in prossimità dell'abside o coro presente?
Sono di que' fatti ai quali (escludendo la mala fede por la stima grande dell' uomo) non può
trovarsi spiegazione che nella superficialità delle osservazioni, o nella preoccupazione dell'animo
tutto assorto in un concetto anteriormente formato, e che toglie di vedere ciò che potrebbe con-
trastargli.
Per noi dunque la data preziosa 1143, scolpita in uno dei piloni che terminano le navi e
su cui si volge il grand'arco che mette alla crociera, segna l'anno nel quale la chiesa restò
compiuta. 1
Quanto poi alle spese della sua edificazione, non ci par da tacere la molta probabilità che
oltre le offerte private, che per tutto il corso del secolo xi e del seguente si trovano fatte alla
chiesa di San Michele, i cittadini possano esser venuti anche col danaro pubblico in aiuto del
lavorio, e lo abbiano sospinto al suo compimento per far di essa la sede dei maggiori consoli della
città, i quali si adunavano nella vicina ed angusta chiesa di Sant'Alessandro Maggiore; e che
si eleggesse a ciò questa di San Michele anche perchè situata nell'antico Foro, giacche ora sì
che per le franchigie riconquistate e per i risuscitati nomi delle romane magistrature, era anche
permesso di rammentare l'antica dignità di quel luogo, e formare il proposito di rinnovarla, costi-
tuendovi intanto un grandioso e nobile1 edilizio che fosse sede ai consoli e destinato a convocarvi
le assemblee popolali.
Ad appoggio di tale opinione possiamo anche addurre l'esempio di Genova, il cui duomo,
innalzato pure col concetto che servir dovesse al culto e alle popolari adunanze, in quell'anno
medesimo 1143 era a quelle approntalo, giurando i consoli di recarsi, se invitati, ad alzar tri-
bunale in quel tempio o in Santa Maria di Castello. E faremo poi osservare come appunto nel
principiar del secolo xn si trovino in Lucca le prime memorie che parlino dei maggiori consoli,
poiché per la morte di Matilde, avvenuta il 1115, la città, già salita pei commerci a certa ric-
chezza, cominciò, ad esempio di altre, a reggersi con tale magistratura; e presto la troviamo levarsi
in potenza e inviare ambasciatori ai signorotti vicini per farli desistere dalle reciproche offese; e
quelli accettarne la mediazione e il giudicato, convenendo davanti ai consoli lucchesi ad esporre
le loro querele nella chiesa di Sant'Alessandro, ove, come già dicemmo, risiedevano.
(Ira par certo che se la chiesa di San Michele fosse stata fin d'allora compita e nella forma
1 II riferirla ad un restauro, corno fece alcuno dei
i ronisti lucchesi, è fuori di luogo, perchè, mentre non
ha nulla di sorprendente clic hi costruzione eli quel
l iceo edificio cominciata dopo il lO.'iS ai protraesse fino
Arrhli'lu atuflro dell'Arte - Anno V, Fase. VI.
al 1148, mal può tupporsì invece che uria fabbrica cosi
solidamente costrutta avesse bisogno di un grandioso
restauro pochi anni dopo il suo compimento.
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