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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. I
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Rossi, Umberto: Il Museo Nazionale di Firenze nel triennio 1889-1891
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0044

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10

UMBERTO ROSSI

paffute del bambino, in cui si affondano le mani di lei, tutto è lavorato con cura amorosa:
gli occhi, conia pupilla nera e l'iride di colore azzurro chiaro, brillano come se fos-
sero vivi.

Un'altra terracotta di Luca, proveniente anch'essa dall'Accademia, rappresenta la
Vergine che adora il Bambino: in alto una gloria di tre angeli che cantano, molto simili
a quelli scolpiti dal maestro nella cantoria del Duomo. 1 Sebbene l'esecuzione ne sia molto
line e la vetrina ben riuscita, non è improbabile che questa sia una replica, eseguita
posteriormente nell'officina di Andrea: è però da notarsi che non se ne conoscono altri
esemplari.

Sotto un altro rapporto sono interessanti due rilievi della stessa collezione : il primo (fìg. 7)
non è altro che una riproduzione imbruttita della nota Madonna di benedetto da Maiano
che è sul monumento Strozzi in Santa Maria Novella;2 l'altro (fig. 8) è una copia ridotta
di quella di Antonio Rossellino in Santa Croce.3 Si tratta, come ognun vede, di lavori di
bottega che però non credo eseguiti nell'ultimo periodo dell'officina robbiana: accanto ai
grandi lavori di commissione i Robbia, fin dal tempo d'Andrea, eseguivano dei piccoli
bassorilievi, dei tabernacoli, degli stemmi e altri oggetti minuti, che con le forme ripete-
vano all'infinito. È difficile tuttavia trovarne due esemplari identici; vi è sempre qualche
piccola variante negli accessori e i tabernacoli poi differiscono spesso anche solo per una
diversa combinazione degli elementi architettonici.

Tutte le restanti terrecotte invetriate dell'Accademia debbono attribuirsi all'ultimo
periodo di Andrea o a Giovanni. Non è del resto da credersi che siano di mediocre impor-
tanza: molte anzi sono di fine esecuzione e rappresentano onorevolmente questa forma
d'arte tutta toscana, di cui oggi il Museo Nazionale può vantare la più grande e più scelta
collezione che esista. Citerò fra queste due prove varianti di una Madonnina, di cui un
bell'esemplare è al Museo di Berlino,4 una piccola Annunciazione 0 e due bassorilievi che
furono certo parte di un gradino, la Flagellazione e VAscensione.c

Non credo che una grande lunetta (fig. 9), in cui è effigiato Sant'Agostino, su fondo
giallo,7 debba ascriversi alla bottega dei Robbia: ha molta analogia con un grande rilievo
rappresentante il Noli me tangere, già da parecchio tempo nel Museo e tolto dal convento
di Santa Croce.8 Oltre il fondo giallo elicè comune ad ambidue, vi sono alcuni particolari,
come le pieghe rigide e convenzionali, il modo con cui è trattata la barba a ricci piccoli
e fitti, e un non so che di impacciato nei movimenti che mi fanno credere siano usciti
dalla stessa bottega. Per l'epoca mi sembra che debbano riportarsi verso la metà del cinque-
cento: e se si considera che il Sant'Agostino proviene dal l'Annunziata, e che in questo con-
vento, come affermano gli annotatori del Vasari,9 operò diverse cose Santi Buglioni, l'ultimo

sione delle collezioni medicee, sebbene non figuri nel-
l'inventario di Lorenzo pubblicato dal Muntz : ora però
nella guardaroba granducale fino dal secolo deciinosesto.

1 Cavallucci e Molinier, n. 87. Dal Monastero di
Santa Caterina.

2 Cavallucci e Molinier, n. 88. Dal Monastero di
Santa Felicita.

3 Cavallucci e Mounier, n. 95. Dal Monastero di
Santa Lucia. - I suddetti signori ne banno pubblicato
una riproduzione e la dicono di Andrea.

4 Bode, Bìldwerke der christlichen epoche, n. 124. -
Cavallucci e Molinier, n. 92 e 93. Dai Monasteri di
Santa Caterina e di Santa Lucia.

& Cavallucci e Molinier, n. 121. Dal Monastero di
Santa Maria del Fiore di Lapo, presso Fiesole.

0 Cavallucci e Molinier, n. 99 e 100. Dal Monastero

di Santa Lucia. Il secondo bassorilievo rappresenta ve-
ramente V Ascensione di Gesù e non la Vergine assunta,
come la descrivono i suddetti signori.

7 Cavallucci e Molinier, n. 103.

8 Cavallucci e Molinier, n. 81.

9 Vasari, III, 376. - Sarebbe interessante confron-
tarli con due tavole d'altare che si dicono del Buglioni
e che sono nella chiesa di Gavinana presso San Mar-
cello Pistoiese: la prima rappresenta un grande ciborio
esagono in bassorilievo circondato da angeli volanti,
sui tre lati del quale vi è Cristo fra San Pietro e
San Paolo : ai lati del ciborio parte ritti e parte ingi-
nocchiati stanno San Giovanni Battista, San Giorgio,
Sant'Antonio, San Giacomo (?), un santo frate e San Ni-
colò. Nella seconda v' è il Crocifisso circondato pure
da angeli e in basso a sinistra un santo a cavallo, un
 
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