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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. I
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Rossi, Umberto: Il Museo Nazionale di Firenze nel triennio 1889-1891
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0054
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20

UMBERTO ROSSI

tuetta di bronzo alta soldi undici di un giovane che ha intorno alla boccila una fascia e fa
atti con le mani ». — « Una Aurina tutta di bronzo che fa atti con le mani e pare che abbia
una fascia alla boccila e posa sopra una basa lunga pure di bronzo, il tutto alto 2/s in
circha ». 1 Gli inventari successivi hanno descrizioni sempre più esatte che servono ad
identificare meglio l'oggetto: è da notare però che solo nel 17G9 compariscono gli altri due
esemplari. 2

In tutte queste statuette si osserva la caratteristica che sono rotti l'indice e il mignolo
della mano sinistra; una ha la superfìcie molto corrosa ed ossidata ed è quella che è sempre
indicata come antica ; le altre sono meglio conservate e con buona patina.

Una figura di Orfeo che suona il violino (fig. 15) deve riferirsi ad un artista del
quattrocento che ha molta affinità con Antonio del Pollaiolo: le gambe e la testa soltanto sono
finite e il resto è appena abbozzato; ma certi particolari di modellatura sono molto ana-
loghi a quelli di altri bronzi del celebre artista: l'espressione del volto e quasi estatica e
l'atteggiamento è di persona movente a danza: nell'assieme ò una cosa interessante e senza
dubbio di artefice molto valente.

I bronzi del cinquecento sono più numerosi e fra essi non mancano lavori di grande
valore: credo di poter annoverare tra questi sette piccole figure di Baccio Bandinclli, che rap-
presentano Venere in due diverse pose, Leda, Cleopatra, Mercurio, Ercole e un giovane con
una pelle di caprone sul braccio teso, forse Bacco. Una delle Veneri è firmata; le altre sono
tanto simili di fattura e anche di patina, che, riunite insieme come ora sono, appaiono eviden-
temente opera dello stesso maestro.3

Baccio in queste statuette si rivela artista molto più simpatico di quel che non sia nelle
sue colossali figure di marmo; e meritano anche lode due piccoli busti di Cosimo I gio-
vane e di Eleonora di Toledo sua moglie, che un inventario di guardaroba del 1556 ci addita
come lavoro suo e che già nel seicento non si sapeva più chi rappresentassero, sebbene siano
somigliantissimi.

Gli aumenti alla serie dei bronzi non furono molti; vennero parecchie statuine poste
fra gli scarti, fra le quali molte interessanti contraffazioni dall'antico eseguite nel cinque-
cento: e venne pure una figura di San Giovanni Battista, alta circa 60 centimetri (fig. 16),
che è un'importantissima scultura donateJlesca, probabilmente di Michelozzo.4

Si è accresciuta la serie dei bronzi d'arte decorativa con diverse lampade imitate dal-
l'antico e un ottimo esemplare del noto calamaio triangolare con figurine di baccanti, che
serviva di base a una statuetta etnisca.

E anche qui mi e caro notare un dono fatto dal sig. Giulio Magnanir> di tre martelli
da porta, che stettero un tempo nel suo palazzo in via de' Serragli, e che si credono, per
tradizione, lavoro di Pietro Tacca. Due, quasi identici, sono formati da due leoni che scen-

1 MCntz, Les collections des Médicis (tu x\mo siede, 79.
« Uno griiido di bronzo di tutto rilievo tondo d'altezza
di braccia 3/i in circha vochato lo gnudo della paura,
f. 6 ».

2 Le due descrizioni diverse si riferiscono senza
dubbio alle stesse statuette poiché queste si trovano in
ambedue gli inventari allo stesso posto e presso i me-
desimi oggetti. Di ciascun inventario si facevano due
esemplari, in uno dei quali si notavano le variazioni
avvenute in Galleria fino alla compilazione del nuovo:
ora nelle variazioni dal 1589 al 1634 non v1 è alcuna
memoria relativa agli ignudi della paura.

3 Le statuette sono descritte negli inventari del 1676,
1704, 1753, 1769, 1784 e 1825.

4 Sono senza dubbio quelle di cui parla il Vasari :

« Fece molte figurine alte due terzi e tonde, come Ercoli,
Venere, Apollini, Lede altre e sue fantasie: e fattele
gittar di bronzo a maestro Jacopo della Barba, fioren-
tino, riescirono ottimamente. Di poi le donò a Sua San-
tità od a molti signori; delle quali ora ne sono alcune
nello scrittoio del duca Cosimo », (VI, 153). Noterò
che l'Ercole è molto somigliante, nel tipo, all'Adamo
eseguito per Santa Maria del Fiore ed ora nel Museo
Nazionale.

D II sig. Magnani, prima di morire, esprimeva ver-
balmente il desiderio che i tre bronzi venissero donati
al Museo, e il sig. corani. Temistocle Pampaloni che ne
fu V esecutore testamentario e l'erede dei beni mobili,
fu sollecito ad adempirò alla volontà del defunto: atto
nobilissimo e degno di molta lode.
 
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