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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. II
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Gnoli, Domenico: Luigi Capponi da Milano scultore
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0136

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D. GKNOLI

meritare che l'altare fosse fatto scolpire, avanti al 1498, dal solo Michele, già stabilito in
Roma, dove teneva banco, mentre il monumento si deve crederlo posteriore, o almeno ter-
minato posteriormente alla venuta in Roma d'Antonio.

Proseguendo nella ricerca delle opere di Luigi, troviamo all'ospedale della Consolazione,
nella stessa sala e nella stessa parete in cui è collocato il Crocefisso, un piccolo tabernacolo
per l'olio santo, sfuggito anche questo, per quel che io sappia, all'osservazione di tutti. È
un lavoretto semplice, senza figure, che si differenzia dagli altri per la nicchia col fondo
a conchiglia. L'ipotesi sull'autore del tabernacolo, che nasce naturalmente dal trovarlo in
questo luogo, diviene evidenza dall'esame dei particolari. I pilastrini coi capitelli e i loro
ornati sono in tutto simili a quelli dell'altare di San Gregorio, l'ornato del fregio è lo stesso
che nel monumento Bonsi, e in tutto si riconosce la mano del Capponi. Esso porta la data
del 1493, ed ò quindi anteriore di poco all'altare del Crocefisso. La parola exornavit che si
legge nella cornice sotto la scritta oleum sawci(wm^suppone un soggetto che manca: si può
credere ch'esso si trovasse in un altro simile ciborio destinato all'Eucarestia.

E al nostro scultore appartiene puro la porta d'ingresso dell'ospedale sulla pubblica via,
dietro alla tribuna della chiesa. La Madonna col Bambino dentro alla lunetta, in mezzo a
due serafini, è somigliante nel disegno e identica nella fattura a quella del monumento
Bonsi.

In questo monumento abbiamo osservato una specialità che lo rende differente dagli
altri, cioè le due nicchiette tonde coi busti dei fratelli Bonsi. Probabilmente, se il monu-
mento fosse stato per una sola persona, egli l'avrebbe distesa secondo il solito sopra l'urna ;
non potendo porvene due, è ricorso al partito dei busti. Il motivo dei busti entro nicchie
rotonde, di cui è piena la facciata della Certosa di Pavia, è comune a tutta l'arte lombarda,
ed era perciò pel Capponi un ricordo patrio: in Roma non se ne trovano che pochi esempi
ne' monumenti sepolcrali degli ultimi anni del secolo XV e dei primi del] successivo. LTn
simile busto abbiamo nel frammento di sepolcro di un giovine Colonna, nel portico avanti
alla chiesa de' Ss. Apostoli: due geni colle faci rovesciate piangono a'due lati. Se questo
busto, come si crede, rappresenta Lorenzo Colonna il profondano, fatto decapitare da Sisto IY
nel 1484, è ragionevole credere ch'esso fosse eretto poco dopo la morte di lui e del papa
nemico, che seguì ai 12 agosto dello stesso anno, e perciò si può riportarne la data circa
al 1485. Non ne resta che un frammento; ma l'idea dell'insieme possiamo ricavarla dal
sepolcro di Giov. Battista de'Cavalieri (f 1507) nella chiesa d'Aracoeli, che dal confronto
colle parti rimaste del monumento Colonna pare dovesse essere una imitazione e quasi una
cattiva copia di quello. È la nuova e più semplice forma di monumento che si svolge nel
secolo xv: due pilastrini racchiudenti l'iscrizione, e sopra questa il busto.

Se si consideri nel busto del monumento Colonna la modellatura del viso, il taglio degli
occhi, le ciocche de'capelli speciali del nostro autore, e le stesse ciocche ne'due genietti,
e lo stesso modo di trattare il nudo, ben disegnato ma un po' liscio, credo non possa du-
bitarsi che anche questa sia opera del Capponi. Si aggiunga il frontespizio a conchiglia,
identico a quello del monumento Bonsi, e sormontato da identico candeliere, e in mezzo
alla conchiglia, là il giglio di Firenze, qua la colonna. Così essendo, pare che si debba al
Capponi l'origine di questa nuova forma di piccoli monumenti in cui il busto è sostituito
alla figura giacente, e l'uso dei busti entro nicchiette circolari. Questo partito che troviamo
usato nel monumento di Benedetto Maff'ei alla Minerva (f 1494), dello scultore Andrea Bregno

Alberto Gibelli, nelle sue Memorie storielle ed artistiche
dell'antichissima chiesa ctbbaziale de' Ss. Andrea e Gre-
gorio al diro di Scauro (Siena, 1888), avendo trovato
un Michele Bonsi verso la fine del secolo xvi, ne deduce
che il monumento e l'altare debbano appartenere a quel-

l'epoca (!). La predella «opra l'altare, rappresentante
l'arcangelo Michele cogli apostoli ed altri santi, nella
maniera di Luca Signorelli, non apparteneva alla cap-
pella Bonsi: essa fu donata dal papa Gregorio XVI.

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