Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Hinweis: Ihre bisherige Sitzung ist abgelaufen. Sie arbeiten in einer neuen Sitzung weiter.
Metadaten

Archivio storico dell'arte — 6.1893

DOI Heft:
Fasc. II
DOI Artikel:
Lehrs, Max: Copie tedesche d'incisioni in rame italiane eseguite nel secolo XV
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0143

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
COPIE TEDESCHE D'INCISIONI IN RAME ITALIANE ESEGUITE NEL SECOLO XV 105

La stampa misura mm. 147 X 203, ma è alquanto ritagliata in giro, ed è tirata su di
una incisione affatto consumata a forza di stampare, sicché non si vede più quasi altro che
i contorni. Ciò rende naturalmente molto più difficile il giudicare del suo autore. 11 Le
Blanc1 l'ascrive a Baccio Baldini; il Passavant invece l'attribuisce, come abbiamo già
detto, al Maestro alle Banderuole, riconoscendo in essa il suo modo di disegnare e d'in-
cidere. Egli ammette che lo stile degli edifici e i cipressi del fondo potrebbero attestare che
l'artista conobbe l'Italia, ma fa osservare che il nome troien è decisamente tedesco, e che
Baccio Baldini non adoperò mai nelle sue scritte i caratteri gotici che qui si trovano. Il
Dehio,2 finalmente, crede che l'incisione sia della mano di un altro artista alquanto po-
steriore al Maestro alle Banderuole, e secondo lui i caratteri italiani che vi si vollero riscon-
trare mancano del tutto.

Nella mia monografìa intorno al Maestro alle Banderuole riprodussi l'opinione del Dehio
(p. 20, nota 2), poiché allora non conoscevo ancora quest'incisione. Quando però la vidi
per la prima volta nel 1891 fra le stampe di anonimi olandesi nella Biblioteca Nazionale
di Parigi, rimasi subito colpito dal carattere affatto italiano del suo insieme, e, giudicando
dalle lettere gotiche, pensai immediatamente di avere innanzi a me una delle copie eseguite
dal Maestro alle Banderuole su modelli italiani. Senonchò, per quanto grande valore si
voglia attribuire alla prima impressione, questa però non va presa di solito come fonda-
mento nel giudicare di incisioni, o almeno lo può essere solo quando si conservi anche dopo
ripetute osservazioni.

A mio giudizio, si tratta senza dubbio d'una copia da un modello italiano. La forma
degli alberi, somiglianti a funghi sovrapposti gii imi agli altri, e che in alto vanno impic-
ciolendo, è caratteristica delle antiche incisioni italiane, e non ricorre mai neuii artisti del
settentrione; ed è espressamente italiana anche l'introduzione di scimmie e di draghi nel
paesaggio. In questo caso però mi sembra che il copista non sia il Maestro alle Bande-
ruole, ma un artista alquanto più vecchio, anche lui del basso Reno, e cioè il Maestro di
Sant'Erasmo, del quale finora non si conosceva, a dir vero, alcuna copia da originali ita-
liani. A lui accennano una certa durezza e angolosità del disegno e la stampa sbiadita con
gli ombreggi schematici a strisciette trasversali lungo i contorni. Le scritte in lettere mi-
nuscole corrispondono del tutto nella forma delle lettere a quelle della grande incisione con
storie della vita di Maria, che si conserva a Budapest. 3 Finalmente anche i tipi corri-
spondono alquanto al gusto del Maestro suddetto. La pianta che sta sul davanti a destra,
fra Giunone e Minerva, è copiata a rovescio da (niella del San Giorgio del Maestro delle
carte da giuoco (P. II, 71, 3), solo die nel Giudizio di Paride ha cinque fiori in-
vece di sei.

È sperabile poi che i ricercatori che verranno riescano a far maggior luce sulle rela-
zioni fra gl'incisori tedeschi, specialmente il Maestro alle Banderuole, e l'Italia, e giungano
segnatamente a mettere in sodo se questi abbia dimorato per qualche tempo in Italia, come
si potrebbe giudicare dalle molte copie da lui eseguite su modelli italiani, nonché dalla
circostanza che molte delle sue più interessanti stampe si trovano nelle collezioni dell'alta
Italia, in Bologna, in Firenze, in Ravenna, e che anzi le incisioni della Classense e della
Riccardiana si trovarono inserite in manoscritti italiani del secolo decimoquinto.4

Max Lehrs.

1 Manuel, I, 128, 7(1. calcografica internazionale, anno II, n.

2 Kupferstiche• des Meisters con J401; Mùnchen, ISSI, 4 Vedi Repertori a ni fur Kunstwissenschaft, XIV,
p. 5. p. 208 o 212.

3 Riprodotta in fototipia neW Annuario della Società
 
Annotationen