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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. II
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0177
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RECENSIONI

139

vello al quale la muraglia della cupola si bipar-
tisce; e che la catena o cerchio di macigni murati
in quest'ultimo punto non sia da considerarsi come
opera dei nuovi provveditori; ma quest'opinione
non è interamente accettabile ; giacche se è giusto
supporre che il muro massiccio fu condotto fino
alla cornice e di questa collocata almeno una parte,
quanto alla catena, non solo non era già terminata,
ma si deve considerare un' innovazione dei nuovi
architetti. I documenti ci permettono di seguire
fino ad un certo segno il procedere della costru-
zione ; importantissimo è quello del 4 febbraio 1426,
dal quale si apprende, fra altro, che fino a quel
momento la cupola era stata voltata senza un'ar-
matura stabile, e che si deliberò di seguitare allo
stesso modo anche per lo innanzi ; al Ghiberti si
mantiene lo stesso onorario mensile, coll'obbligo di
stare per un'ora sola sui lavori, mentre al Brunel-
leschi si assegnano cento fiorini annui coll'obbligo
di dedicare alla fabbrica tutta la giornata. Seb-
bene manchino le notizie dei documenti dal 142G
al 1429, si deve supporre dal lavoro fatto che si
procedesse con maggiore alacrità di prima; più che
mai scarseggiano le notizie della costruzione della
parte ultima. Quando fu voltata la cupola, oltre
ad un modello del rivestimento marmoreo per l'a-
pertura superiore, si pensò all'edicola che doveva
andarvi sopra e se ne domandò un modello al
Brunelleschi. Non sappiamo se questi lo esegui
realmente ; certo è che quattr'anni dopo fu bandito
un concorso, nel quale esso fu vincitore, ma a
patto che accettasse d'introdurre alcune modifica-
zioni. Il modello, che si vede anche oggi nel Museo
dell'Opera, non può essere quello dal Brunelleschi
presentato al concorso, e neanche quello eseguito per
la costruzione dell'attuale lanterna. Questo capi-
tolo si chiude colle notizie che riguardano la pro-
secuzione dei lavori dopo la morte del Brunelleschi;
nel capitolo seguente viene trattata una questione
di grande importanza per il soggetto del nostro
libro : quali siano i meriti del Brunelleschi rispetto
alla cupola. Gli antichi biografi avevano ridotta
peggio che a nulla la cooperazione del Ghiberti,
per dare tutta la gloria al Brunelleschi ; ma in
modo ben diverso rappresentano le cose i docu-
menti, dai quali si desume che il Ghiberti non solo
fu eletto a buon diritto, ma cooperò col suo con-
siglio ogni volta che si trattò di prendere una de-
liberazione grave. Nella esecuzione materiale egli
ebbe poca o nessuna parte, e neppure si sa che
si adoperasse per trovare nuovi congegni e mac-

chine, parte nella quale tanto preziosa fu l'opera
del Brunelleschi. Nel giugno del 1425 gli viene
sospeso per qualche tempo lo stipendio ; ma che
non dobbiamo vedere in ciò una prova di sfiducia,
come immaginò il Manetti, se ne ha argomento
sicuro in un'altra deliberazione dell'anno seguente,
nella quale si esaltano i meriti di Lorenzo e si
dichiara che l'opera da lui prestata fu di sostan-
ziale importanza ; se con quella stessa delibera-
zione si eleva lo stipendio del Brunelleschi al triplo
del suo, ciò ha la sua spiegazione, ed anzi la ri-
compensa del Ghiberti apparisce larga assai. Non
meno ingiusti sono i biografi nel giudicare la ca-
pacità del Ghiberti come architetto, mentre ab-
biamo anche oggi nelle sue opere e nei suoi scritti
le prove che conosceva l'arte teoricamente e sa-
peva ben praticarla. Il Brunelleschi non aveva ra-
gione di sentirsi offeso perchè non si affidasse a lui
I solo l'impresa, giacche ben sapeva che quella era
stata sempre le regola costante per gli amministra-
tori della fabbrica; e se poi è lecito supporre che
qualche dissidio sorgesse, non dobbiamo però dar
fede al racconto dell'antico biografo, il quale rispec-
chia una tradizione ostile al Ghiberti formatasi sulle
esagerazioni degli aderenti della parte contraria.
Nel riconoscere il merito del Ghiberti, non si deve
esagerare a segno da attribuirgliene altrettanto
che al Brunelleschi; il quale rimane sempre l'au-
tore principale di quell'insigne opera. Ciò quanto
alla costruzione; rimane da vedere dell'invenzione.
Giustamente il Nardini sostenne che il grande ar-
chitetto non modificò le linee della cupola, quali
erano state stabilite nel disegno anteriore, e che
neppure la generale struttura si debba, probabil-
mente, ascrivere a concetti nuovi di lui ; non tutte
però le ragioni del Nardini sono valevoli, nò si può
accettare la sua congettura che il Brunelleschi
trovasse già proposte dai predecessori anche le mo-
dalità particolari nell'organismo della cupola. Me-
rito speciale di Filippo è pur quello di aver veduto
che il sesto acuto permetteva di innalzare la volta
senza armatura, per cui diventava possibile una
impresa, della quale coi procedimenti ordinari sem-
brava impossibile di venire a capo. I documenti
non ci dicono qual parte ebbe il sommo architetto
nelle parti ornamentali ; delle edicole semicircolari
dette il disegno, ma la decorazione architettonica
non palesa la schietta maniera di lui; dalla quale
più ancora si allontana la cornice che porta il suo
nome, dovuta o al Manetti o a qualche altro dei
successori. Pel ballatoio non lasciò modello; invece
 
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