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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. II
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0179
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RECENSIONI

Ul

giudice legittimo, è soddisfatto. Non si può invece
approvare il partito di far ricorrere al disopra dei
pilastri la trabeazione priva di risalti corrispondenti
ai detti frammenti, nò si dovrà forse addebitare
questo errore ai successori, ma al Brunellescbi stesso,
dal quale certamente proviene l'altro dell'aver fatto
i pilastri più corti delle colonne. La trabeazione ò,
nel suo ordine generale, analoga alla classica, ma
Filippo se n'è scostato nelle proporzioni e nei parti-
colari decorativi; il fregio ba ornamenti plastici cbe
non furono certamente ideati in quel modo dal grande
artista. La ricchezza dell'ornamento fu da esso riser-
bata all'archivolto elegantissimo e di ottimo effetto;
anche gl'intradossi degli archi sono intagliati da
lunghe cassette secondo un motivo classico. Le
mensole che stanno sotto l'architrave, o nella som-
mità delle arcate nel posto del serraglio, sono tolte
dall'architettura romana, ma la loro varietà atte-
sta una ricca fantasia sdegnosa di ripetizioni sche-
matiche. Le pareti, che ora sono nude e monotone,
dovevano esser animate da decorazione policroma,
e le membrature dorate nei punti principali. Al-
l'esterno ben poco si può attribuire al Brunellescbi :
l'ordine che si vede ricorrere nel piano inferiore
ò di epoca assai più recente, e la tettoia che ri-
copre la cupola ha l'aspetto di un'aggiunta del
secolo xvn o xviii. In un solo punto si vede in
qual modo l'architetto avrebbe decorata la trabea-
zione della navata superiore. Si sa che il chiostro
fu eseguito dopo la morte del Brunellescbi, e lo
stile difatti è diverso dal suo. La sagrestia, come
vedemmo, fu costruita prima della basilica, e seb-
bene gli elementi architettonici siano in sostanza
gli stessi, pure si scorge in essi una certa nudità
e timidezza, che ò naturale nella prima fabbrica
del Rinascimento. Non si possono negare alcuni
difetti già notati da altri,1 resi oggi più notevoli
per la povertà di luce e la mancanza della deco-
razione policroma, della quale è certo che l'archi-
tetto voleva ricoperte le pareti. Quel che dice il
Manetti delle porte laterali alla cappelletta ò giu-
stissimo; a Donatello e alla scuola appartiene,
oltre altre plastiche di vario genere, il parapetto
marmoreo e l'altare. Le tarsie in legno degli ar-
madi furono eseguite sotto la diretta guida del
Brunellescbi, il quale dette con esse l'esempio del
come si doveva trattare siffatto genere.

Ho riassunto alcune delle considerazioni e delle

1 GeymCller, Architektur <ler Renaissance in To-
sca ita.

Archivio storico dell'Arte ■ Anno VI, Fase. II.

notizie intorno al San Lorenzo e alla Sagrestia vec-
chia ; ma ho dovuto rinunziare a seguire l'autore
in tutto lo svolgimento della sua trattazione. Spero
che il lettore, anche da questo arido cenno, avrà
acquistato la persuasione che importantissimo ò il
nostro libro, nel quale lo scrittore dà la più bella
prova di diligenza, di sicurezza nei giudizi e di
squisito sentimento estetico. Per quelle due come
per le altre fabbriche del Brunelleschi si trovano

I svolte ampiamente la storia, la descrizione della
struttura, l'analisi della decorazione e le conside-
razioni critiche ed estetiche: tanta abbondanza ò
impossibile raccogliere in brevi confini, ed io non
farò che spigolare qua e colà.

L'ordinamento stesso di San Lorenzo si ha in
Santo Spirito, ma svolto con più libertà e ricchezza,
e anche i rapporti numerici fra le parti sono gli
stessi. Pure la seconda chiesa cede alla prima per

| eleganza, non avendo le membrature tanta bontà
di profilo, e facendovi difetto la vaga ornamenta-
zione che rende attraènte la basilica di S. Lorenzo.

Anche la distribuzione della luce è meno felice.
Un biografo antico attribuisce a torto ai succes-
sori del grande architetto alcune disposizioni che
furono certamente nel pi-imo disegno ; egli però fa
un rimprovero a quelli die, se si tien conto di un
disegno che è agli Uffizi, può esser giusto. Il senso

| delle sue parole, invero non troppo chiare, sarebbe
che il muro inferiore avrebbe dovuto mostrare al-
l'esterno la forma curvilinea delle cappelle. 1 La
cornice di questo piano non può derivare certa-
mente da disegno del Brunelleschi. Nell'organismo
e nelle parti essenziali la fabbrica è opera del Bru-
nelleschi; ai successori non si deve rimproverare
altro che il modo con cui hanno trattato le forme,
e poche modificazioni. Il grande architetto vagheg-

i giava come l'ideale della chiesa un tipo nel quale
l'ordinamento basilicale ed il centrale si compene-

! trassero organicamente.

Mi rimane a dire di due altre fabbriche reli-
giose del grande architetto: della Cappella de'Pazzi
e di Santa Maria degli Angeli. La credenza che la
Cappella de' Pazzi sia la prima delle chiese innalzate
dal Brunelleschi, si deve al modo in cui ne dà no-
tizia il Vasari; ma è probabile invece che non
si cominciasse prima del 1430. Filippo non vide

; terminata neanche questa sua opera; forse però

1 La congettura del signor Fabriczy è ora confer-
mata pienamente dalle ricerche posteriori del signor Steg-
| maini.

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