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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. II
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0184

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U6

BECENSIONI

seguiva l'allagamento delle contrade di Sant An-
tonio, San Silvestro e Sant'Agnese extra, per cui
quella di San Silvestro, più danneggiata, ideò di
costruire una fogna che portasse quelle acque nel-
l'Adigetto. A questo si opposero certi Gregorio e
Gio. Battista di Sommacampagna, che avevano edi-
fici di seghe nella parte inferiore di quel canale.
Costoro portarono la questione innanzi al magi-
strato. Durante la causa, fu necessario presentare
alcuni disegni dei luoghi cui si riferiva la contro-
versia, disegni che furono commessi al pittore Ni-
cola Giolfino, il quale ne esegui uno per ciascuna
delle parti litiganti; fu necessario anche interro-
gare in proposito Michele Sanmicheli, che aveva
eseguito l'adattamento di quella contrada in ese-
cuzione della deliberazione del Senato veneto.

L'A., comprendendo l'importanza di queste no-
tizie, ne ha tratto argomento « per aggiungere un
nuovo documento a quelli che già si conoscono
del Sanmicheli, e di correggere gli errori ripetuti
comunemente da tutti gli storici dell'arte pittorica
sul conto del Giolfino ».

Infatti egli pubblica l'interrogatorio del Sanmi-
cheli, che fino ad oggi era affatto sconosciuto, non
essendo stato riportato nò dal Bertoldi, nò dallo
Zendrini, nò dallo Joppi, unici raccoglitori di scrit-
ture sanmicheliane.

Per quello poi che riguarda i Giolfino, la prima
osservazione che fa l'A. ò questa: 1 disegni erano
due; uno firmato da Nicola Giolfino, colla data
3 marzo 1555 scritta da lui medesimo, e che fu
mandato dai rettori al magistrato a Venezia con
una lettera datata 11 giugno 1555, dalla quale ri-
sulta che il secondo disegno richiesto qualche set-
timana prima, aliquibus ebdomadis, in esecuzione
del disposto di una lettera degli Auditori Novi, su
dimanda dei Sommacampagna, fu presentato da
Girolamo Santi, genero del Giolfino, essendo questi
già morto. Da ciò ne deduce che Nicola Giolfino
mori fra il 3 marzo e FU giugno del 1555.

Ma stabilito l'anno della morte, l'A. ha voluto
stabilire quello della nascita. Egli ha quindi nuo-
vamente cercato nell'archivio comunale di Verona,
e dall'anagrafe del 1490 e 1501 della contrada
Falsorgo, nella quale abitavano i Giolfino, ricavò
che Nicola, pittore, era nato nella seconda metà
del 1476, ed era figlio di un altro Nicola Giolfino,
intagliatore.

Ora queste date sono contrarie a quelle stabi-
lite dal Bernasconi e seguite dal Crowe e Caval-
casene, dal Milanesi e dallo Zannandreis, i quali

posero il Giolfino fra il 1486 e il 1518. Studia
anche quest'errore l'A., e innanzitutto egli trova
che la data del 1486 fu tolta dal quadro rappre-
sentante la Pentecoste, esistente nella chiesa di
Santa Maria della Scala in Verona, segnato cosi:
«N.I. (Nicolaus Julphinus) 1486 ». La data poi
del 1518 sta in una tavola dell'altare Miniscalchi
nella chiesa di Sant'Anastasia pure in Verona,
rappresentante un fatto di San Domenico, e che
reca il monogramma: NIV (Nicolaus Julphinus Ve-
ronensis), e soprappostovi l'anno MDXVIII.

Ora, osserva l'A., nel 1486 Nicola Giolfino
figlio aveva 10 anni, quindi ò inverosimile che
abbia dipinto il quadro di Santa Maria. Se a que-
sto poi si aggiunge la differenza della firma, ed
ancora quella dello stile, rilevata già dallo Zanan-
dreis, si avrà sempre più la certezza che quel qua-
dro non fu da lui dipinto. Ma allora chi eseguì
questo quadro colla firma N.I.? E l'A. risponde:
« Non posso asserire nulla con certezza, perchè non
ho documenti; ma mi piace supporre che essa sia
stata dipinta da Nicolò padre. Mi induce in questa
credenza il fatto che la pittura fu per costante
tradizione attribuita ad un Giolfino, e che Nicolò
padre aveva lo stesso nome del figlio. E vero che
Nicolò padre è nell'anagrafe qualificato come inta-
gliatore; ma se si riflette che apparteneva appunto
per questo alla classe degli artisti, e che in cotesta
epoca spesso gli artisti esercitavano contempora-
neamente più d'una delle arti sorelle, non si avrà
difficoltà ad ammettere che Nicolò padre, che pro-
fessava più comunemente l'arte dell'intagliatore,
e come tale era generalmente conosciuto, abbia
anche adoperato il pennello. Il grande esempio del
Buonarroti, che fu nello stesso tempo pittore, scul-
tore ed architetto, non ò unico nella storia del-
l'arte; abbiamo spessissimi esempi di artisti che
furono pittori e scultori, lapicidi ed architetti. Valga
per tutti il nome di Arittor Pisano, che fu pittore
grande, uno dei più notevoli precursori del natu-
ralismo, e fu nello stesso tempo il creatore, il prin-
cipe delle medaglie ». E quindi riassumendo : « In-
vece di un solo Nicolò Giolfino ne abbiamo due.
11 primo fu intagliatore e pittore, e poiché, se-
condo l'anagrafe del 1490, aveva 40 anni, ne con-
: segue che nacque nel 1450; nel 1501 era già
morto, come risulta dall'anagrafe di cotesto anno.
Il secondo fu pittore, il più comunemente noto,
celebre per l'amicizia di Andrea Mantegna ; nacque
nel 1476 e morì nel 1555, di 79 anni ». Inoltre nota
l'A. « che si deve correggere l'errore del Zannan-
 
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