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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. III
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Supino, Igino Benvenuto: I maestri d'intaglio e di tarsia in legno nella primaziale di Pisa
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0210

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172

diceva il Vangelo. Insorta poi questione fra essi e con l'operaio circa il prezzo di quel lavoro,
e quanto alla parte che dovesse averne ciascuno, queste differenze il dì 8 marzo 1554 furono
compromesse in frate Antonio dell'ordine di San Domenico, eletto dai due artefici, e nel Cer-
velliera nominato dall'operaio. E gli arbitri nel giorno successivo con due lodi separati sen-
tenziarono, che l'operaio dovesse pagare come prezzo di quelle sedie 200 scudi di 7 lire, dei
quali ne avesse 120 maestro Bartolommeo e 80 maestro Michele in pagamento del lavoro
che ciascuno di essi aveva fatto.1

Non tolse per la verità questo incidente nulla alla stima che il Cervelliera per il suo in-
gegno e per l'abilità sua si era acquistata, che nel 1544, quando l'operaio del duomo « alluoga
et dà a dipignere una tavola per mettere nel duomo detto, all'altare delle Grazie, al Bron-
zino, fiorentino dipintore », nella scritta si legge: « Et quando fussino in qualche disparere fra
di loro, sono contenti che in." Batista del Cervelliera lo debita terminare et acconciare et
al giudizio di esso non contravenire, ma del tutto inviolabilmente osservare ».2 Nel 1555 poi
fai] nostro Battista il disegno dell'ornamento del pergamo; al quale lavoro attende insieme
con m.° Bartolommeo da Rosula o Ruosina; ma pare ch'egli non terminasse l'opera incomin-
ciata, perchè le ultime partite di pagamento son segnate a, favore soltanto di quest'ultimo.3
È da credersi che dopo, dal momento che in fisa non si ha più ricordo di suoi lavori, si
recasse a Pietrasanta per compiere il lavorìo, comincialo dal padre suo, della cantoria del-
l'organo in quella chiesa di San Martino. Ebbe il nostro Battista molti lavoranti i cui nomi
figurano nei vari registri di amministrazione dell'Opera: e Puccio di Puccio, Giovanni di
Pietro, e Benedetto e Bartolomeo da San Lorenzo alle Corte, che con lui si trovano volta
a volta ad aiutarlo nei lavori ch'egli eseguisce per la Primaziale; e ci è dato credere che
la sorella ch'egli aveva si facesse monaca, nel 1535, nel monastero di Santa Marta, perchè si
legge in un libro di Ricordanze (die maestro Batista ebbe dall'Opera per mano di Francesco
Cini lire 500 « disse per vestire la su' monicha »;4 e molte altre partite s'incontrano di denari
pagati dall'Opera, per conto di lui, al monastero suddetto. Egli fu artista finissimo, e il saggio
che di lui ci rimane, la cattedra arcivescovile, è lavoro mirabile per correttezza di diseguo,
per artistico sentimento, per finezza di esecuzione; e senza darsi a seguire lo stesso sistema
o farsi imitatore dei Da Maiano, dei l'entelli e del Seravallino, che i suoi lavori son trattati
piìi a contorni leggermenti tinti, specie nelle ligure, che con impasti di legni svariati, riesce
a trar fuori effetti vaghissimi e nuovi. E l'opera di lui insieme con quella degli altri maestri
d'intaglio e di tarsia sarebbe arrivata a noi men danneggiata e meno guasta, se l'incendio
avvenuto nel 151)0 non avesse contribuito alla rovina e alla distruzione non solo di molta
parte di questi lavori, ma di tante altre preziose opere d'arte, di cui oggi pur troppo si
deplora invano la perdita.

X.

Come in così triste frangente si riducessero quelle sedie è facile immaginarlo. Mentre
infuriava l'incendio, che cominciò dalla facciata, cercarono subito, dopo messo in salvo il
Sacramento e la Madonna di sotto gli organi, di sconficcare e portar via le tarsie del coro,
per impedire che i travi in fiamme, che cadevano in chiesa o venivano sempre più avvici-
nandosi alla cupola, non bruciassero quelle opere di legname: la maggior parte però furon
cavate fuori mezze rotte, senza tener conto che le sedie che erano per la nave della chiesa
andarono quasi totalmente distrutte. Da un « Inventario delle robbe della sagrestia che erono
nel Duomo di Pisa in consegna de sagrestani d'esso Duomo, le quale si sono ricuperate nel-
l'Incendio seguito in Duomo, le quale si ritrovano come di sotto si dirà », inventario fatto

1 Tanfani, loc. cit., n. 75.

2 Arch. del Capitolo, filza M, p. 461.

3 Arch. dell'Opera. Debitori e Creditori, C, p. 109'.

4 Archivio dell'Opera. Ricordanze, 14, p. 131*.
 
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