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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. III
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0256

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MOVI DOCT.MKXTT

215

Batista del Cervelliera fece alla piazza del grano
per l'operaio del duomo le imposte di dua finestre e
bamlellate e l'enposte d'una porta d'uno maghazino
con le spranghe e cosi uno uscio d'una camera for-
nito del tutto: e dette finestre e uscio le feci io,
che stavo con detto m" Batista et dipoi alle sopra-
dette finestre fece le fodere d'abeto e fornile con
comissione del'operaio e dette spese pagò l'operaio
a m° Benedetto a conto di m° Batista, et la porta
d'uno maghazino me la fece finire l'operaio e paghò
me proprio.

« Le misure delle finestre fumo braccia 11 72 c^e
r<>peraiom'à pagato, l'altre soldi 20 il braccio et iluscio
è braccia 5 \'„ a ragione di soldi 12 il braccio, tanto
m*à pagato l'altre detto operaio e l'uscio del ma-
ghazino, come è detto, mi pagò lire 9, e il restante
d'esso uscio à a pagare al detto Batista del Cer-
velliera.

« Et per fede ho fatto la presente questo dì 3 d'ot-
tobre 1550.

« Io Tomaso di Mariano Tantini da Solorino del
Chonte ò fato la presente di mia propia mano, a di
cinque ottobre di deto ».1

4.

Per l'Opera del Duomo di Pisa.

« Che della porta di bronso stimata per detti
Tribulo e Taxo, Baptista Cervelliera ne fu pagalo
interamente già sono 8 anni o più, come per 2 conti
dati di Mia mano, e di poi stimate per stimatore
d'accordio chiamati e per li libri di detta Opera dove
si gli ano dato in dito, c. 168, si vede, per li (piali sui
conti (! stime apparisce essersili fatto buono tutto
quello che per ditta porta potessi domandare. Et
imperò non ò vero, che si lassassi a dreto cosa nis-
suna per conto di detta porta, come pare che detti
stimatori voglino dire la stima per lor fatta, ne di
quelle inai dixeno parola al'operaio, che harebbi
lor monstre che erano pagate e non vedeno nò
stima, nò credito o libri dell'Opera.

« Si vede ancor la soprascritta stima esser stata
fatta sensa parlarne o dirne cosa alcuna al'ope-
raio, perchè stimolino certi lavori della piazza del
grano sensa porvi la partita, e dalle .piali m" Bap-
tista n'è ito per creditore a suo conto e ne ha le
partite più tempo fa di mano de l'operaio come ap-
pare a' libri, c. 194.

« Che li lavori non finiti e stimati per detti sti-

Arch. del Comune: Suppliche diverse, n. 40 tur-
chino, pag. 135.

matori sono imperfetti e sensa potersene servire per
l'Opera in cosa alcuna e, come si può vedere, è solo
per colpa di m.° Baptista, che li ha tenuti 7 anni
fa in le mani e mai li ha volsuti finire; e per l'O-
pera si li è dato legname e denari perfino a scudi 180
in circa, e per fine a prestargliene per via di conti
e fattoglieni dire moltissime volte da diverse per-
sone ».1

Igino Benvenuto Supino.

La lampada di Galileo.

Fra le opere che più attraggono l'attenzione nella
Primaziale di Pisa, è da ascriversi la celebre lam-
pada che pende dall'alto del soffitto, nel mezzo
della chiesa, la tinaie, poiché nelle sue oscillazioni
l'immortale Galileo scoprì l'isocronismo nel movi-
mento del pendolo, è più conosciuta col nome
dell'illustre scienziato che per quello dell'artista.
E poiché quelli che dell'artista vogliono ricordare
il nome, la dicono opera di Vincenzo Possenti ar-
tefice pisano, non sarà male, sulla scorta dei docu-
menti, stabilire a chi veramente spetti il merito
artistico del pregevole lavoro.

La lampada è senza dubbio elegantissima e bella :
sopra un tondo di ferro stanno quattro graziosis-
simi putti, in vari e naturali atteggiamenti, i quali
par che sorreggano, con le braccia sollevate, il
cerchio superiore. Le mosse eleganti e vere, la
grazia e l'espressione dei volti, la linea armonica
e indovinata dell'insieme, rendono questo lavoro
pregevolissimo nel rispetto anche dell'arte. 11 Da
Morrona, che teneva un po' a far passare da pisano
anche quello che non era, o ad aumentar*1, (piasi
che ce ne fosse bisogno, le glorie della città, nel
volume TI della sua opera ci dice, che il lampa-
dario appeso nel mezzo del nostro duomo « egli è
indelebile memoria del vero merito del Possenti
nel modellare, nel fondere e nel rinettare il me-
tallo»-'. Ora, sarà bene stabilire che il Possanti, e
non Possenti, è chiamato nei libri dell'Opera otto-
naio o campanaio, e sebbene talvolta si trovi con
l'indicazione di maestro, pure non è a credersi
fosse artista nel miglior senso della parola.

Egli era fonditore di campane, e come fonditore
lo troviamo a lavorare per l'angiolo di bronzo che

1 Areh. del Comune : Suppliche diverge, n. 40 tur-
chino, pag. 131).

2 Pisa illustrata nelle arti del diseyno, pag. 509-10.
 
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