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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. III
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0257

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21 6

Stoldo Lorenzi fece per il duomo di Pisa: e in-
fatti nei registri dell'Opera si legge, che il 20 di
agosto del 1584 furono a lui pagate lire 14, soldi 3,
denari 4 piccioli, per libbre 15 di stagno e per
legno di eerro servito tutto per gittare la base e
agniolo cioè Volte di dito àgnolo;1 e che egli si tro-
vasse a servizio dell'Opera non solo per questo suo
ufficio, ma anche per altri, ci confermano le notizie
che abbiam trovato di lui nei libri di amministra-
zione, per le quali ora lo sappiamo a far grappe
[ter la cappella dell'Incoronata o dadi di bronzo
per la porta reale del duomo, ora a mettere in
bilico la campana delle Pasquarecia o a tirar razzi
sul campanile per la venuta di 8. A. S.: e questo
il 4 maggio 1581).'-' E sebbene il Da Morrona ci
dica che nel campanile del duomo di .Massa è una
campana con lavori di bassorilievo, fra i (piali una
Madonna con alcuni stemmi, non bisogna però di-
menticare che egli vi scrisse: Fundit Vìncentius
Possantius pisanus, A. I). MDLXXII; indicazione
questa che ci conferma che il lavoro di lui limita-
vasi soltanto all'arte fusoria, nella (piale — e qui
ha perfettamente ragione lo storico pisano — lasciò
l'artefice segni non dubbi della sua abilità.

Ma, ritornando alla lampada del duomo, la quale,
poiché porta scritto da un lato Opus Vincentii
Passanti, ha fatto cadere in errore tutti gli storici
dell'aite, die (pud lavoro al Possanti hanno com-
pletamente attribuito, ci piace ricordare che Bat-
tista di Domenico Lorenzi, scultore fiorentino, fece
il modello di quel lampadario, il (piale fu allogato
a maestro Vincenzo di Giovanni Possanti il 10 giu-
gno 1585. :i

Ecco, dunque, il documento, che chiaramente ci
dimostra, che il modello fatto dal Lorenzi non
era un bozzetto 0 un'idea che il Possanti avrebbe
dovuto poi svolgere e mettere in esecuzione, ma che
egli non doveva che attendere alla fusione del lampa-
dario, che sarà di lineila grandezza e lavoro die è
il modello segniato e stato fatto da maestro Battista
Lorenzi) scultore fiorentino.

j a di 10 gugnio 1585

Sia notto e manifesto a chi vederà e legierà la
presente scritta, come il s.r Girolamo Papponi, di-
gnissimo operaio del Duomo di Pisa per S. A. S.,

1 Arch. dell'Opera. Entrata e Uscita, n. 230 turchino,
pag. 34.

2 Arch. dell'Opera. Entrata e Uscita, 11. 235 turchino,
pag. 44.

3 Tanfata, Notizie inedite d'artisti. Provincia di Pisa,
anno 1882, n. 16.

dà a fare a m." Vincentio di m" Giovanti Posanti
di Pisa uno lampanaio da tenere lampane, che à
da servire in duomo di Pisa in quello luogho che
detto vechio si mette e ine! modo e chonvensione
e patti che qui disotto si dirà: e prima che detto
lampanaio sia d'otone e le fìghure di bronzo tutto
buono e merchantile e di quella grandezza e la-
voro che è il modello segniato e stato fatto da
m" Batista Lorenzi, schultore fiorentino, il quale
modello e apreso al s.r operaio. Per poterlo fare e
ehonprare otone e bronzo per detto chonto, il sr ope-
raio s'obrigha darli 0 farli dare di mano in mano
quella somma di danari che averà di bisognio, se-
chondo e lavoro che arà fatto a la giornata, e detto
ni Vincentio promete e s'obrigha averlo finitto di
tutto punto a tutte sua spese, chome di sopra è
detto, pei1 da ogi a uno anno prossimo, salvo giusto
impedimento. E chaso che non l'avesi finitto in detto
anno per suo manehamento o anchora in chaso di
morte o d'ugni altro avente, che la detta opera
non fusi iinitta per detto m" Vincentio, il s' operaio
non sia tenuto uè ubrigato a pigliarla mai; detto
ni." Vincentio e'sua erede siano tenutie obrigati a
ristituire tutto quello che per detto conto avesino
auto e per li sopra detti chasi, e ciascheduno d'esi
e, chome principale, promette Girolamo di Michele
Bochaci di Pisa. Et avendolo detto m" Vincentio
finitto in detto anno, chome di sopra si dice, il
s.r operaio sia ubrighato a pigliarlo per quella
stima che da dna amici chomuni sarà giudicato,
isbatendo di detta stima tutto quelo che per
detto chonto avesi auto. E per ciò osservare il
s.r operaio obrigha la detta Opera e m.° Vinc.° e
Girolamo sopra scritti obrighano loro e loro 'rede e
beni presenti e futuri e rinunsiano a ugni legie, sta-
tuto che per loro facesi, sotometendosi in ugni
luogho dove ragione si tenesi, e l'oservauza ne giu-
rano e vogliano che questa scritta vaglia tengha
quanto se fusi chontrato fatto per mano di pubricho
notaio, e in fede dola verittà sarà soscritta di loro
propia mano, afermando e ubrighandosi a quanto
in questa si dice questo dì anno sopra scritto
in Pisa.

Io Vincentio di m" Giovanni retroscrito miobrigo
e prometo a quanto in questa si contiene, e per
fede del vero ò fato questo di mia propia mano
ogi questo dì e ano di là scrito in Pisa.

Io Girolamo di Michele Bochaci mi obrigo e
prometo a quanto di la deto e, per fede de' vero
ò fato questo di mia propia mano ogi i' questo dì
detto i' Pisa.
 
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