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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. IV
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Beltrami, Luca: La chiesa di Santa Maria delle Grazie in Milano
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0281

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240

LUCA BELTRAME

Debbo anzitutto far osservare come i due rapporti 5° e 6° siano la stessa cosa, poiché,
ammesso che l'altezza del basamento cubico sia la metà dell'altezza totale dell'edificio, è
naturale che la rimanente parte, superiore al basamento cubico, debba corrispondere alla
metà dell'altezza totale: di più, questo rapporto che comprende anche l'altezza del cupo-
lino ■ la cui massa deve considerarsi piuttosto insignificante rispetto la massa di tutto
l'edificio non ci sembra sia tale da essere giudicato come un vero elemento per l'armonia
d'assieme del monumento.

Più notevole fra tutti i rapporti ci appare il 1°, quello fra il diametro delle absidi ed il lato
del basamento cubico; ma è troppo facile il dimostrare come tale rapporto, anziché essere
un elemento del concetto organico che ha inspirato la costruzione absidale, sia sem-
plicemente la conseguenza immediata della disposizione originaria alla quale questa nuova
costruzione absidale dovette innestarsi. Infatti, come già rilevai, la navata maggiore è
larga il doppio di ognuna delle due navate laterali, o in altri termini, la larghezza della
navata maggiore è la metà della larghezza complessiva delle tre navate: ora è evidente
che, dovendo queste tre navate sboccare nella parte absidale, l'architetto di questa parte
abbia trovato opportuno di stabilire rimpianto quadrato della cupola in base alla larghezza
delle tre navate, ed abbia dovuto tenere l'arcata del coro, e quindi quella delle absidi,
della stessa ampiezza della navata mediana: ed è semplicemente per questo fatto che risultò
il rapporto suaccennato, vale a dire che il lato del quadrato, corrispondendo alla larghezza
delle tre navate, sia il doppio del diametro delle absidi, il quale corrisponde alla larghezza
della navata mediana.

Tutti i rapporti da 1 a 2 clic si possono verificare nella planimetria debbono quindi
essere considerati come una derivazione diretta dal rapporto da 1 a 2 preesistente nelle
navate della chiesa monastica, fondata circa trent'anni prima. Xè potrà sembrare strano che
questo l'apporto siasi ripresentato, di conseguenza, anche nelle dimensioni verticali, e abbia
dato luogo ai rapporti indicati dal Geymiiller ai numeri 2 e 3, senza che per questo si
possa ravvisar*1 in tali proporzioni un determinato concetto individuale, che accenni al-
l'intervento, o all'influenza di Bramante. Ad ogni modo riesce interessante lo scritto del
sig. Geymuller per lo studio fatto sul vecchio disegno prospettico, conservato all'Accademia
di Urbino, il quale per le considerazioni di cui [tuo fornire argomento, ritenni utile di
riprodurre in queste pagine, mettendolo a raffronto colla veduta dello stesso monumento
ricavata dal vero.

Come già dissi, non è argomento di questo scritto il vagliare le diverse opinioni che,
sulla paternità del monumento di cui ci occupiamo, vennero espresse. Le minute indagini
che si stanno compiendo nei manoscritti di Leonardo da Vinci, particolarmente per opera
del dott. Paul Mailer "Waldo, potranno forse mettere in rilievo, fra breve, qualche nuovo
elemento che concorra a chiarire, se non a risolvere, l'interessante problema.

Per ora ci basti di avere richiamato l'attenzione su alcuni fatti che si riferiscono al
periodo più vitale del problema, e che non saranno, spero, giudicati senza interesse da
coloro che al tempio di Santa Maria delle Grazie rivolgono tuttora gii studi e le ricerche.

Luca Beltrami.
 
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