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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. IV
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Frizzoni, Gustavo: I capolavori della Pinacoteca del Prado in Madrid, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0319

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274

G. FRIZZORI

Un esempio in argomento ce lo fornisce la galleria dell'Accademia Carrara in Bergamo
fra altre. Quella parte della medesima che proviene dalla quadreria del conte Guglielmo
Lochis, annovera fra i numerosi capi di che si compone uno studio a colori di una testa
posta sotto il n. 237, che il defunto proprietario aveva creduto bene di accogliere come
opera dell'immortale Murillo. Il proprietario nel suo voluminoso catalogo lo citava come
un bozzo dipinto con grande maestria e lucentezza. Il catalogo ufficiale della Galleria (ora
di pubblica ragione) 1 è più sobrio in quanto ci risparmia i commenti, ma i compilatori
del medesimo non si sono rotto il capo per appurare il vero circa gli autori dei quadri.
E valga il vero, oltre a questa tela di oscuro pittore seicentista, tuttora annoverata come
un'opera del Murillo, vengono pure attribuite al Yelazquez alcune cose (una finauco munita
delle iniziali dell'autore!) di fattura tanto mediocre e volgare da farci provare un sentimento
di vergogna per conto dei nostri concittadini, di fronte ai forestieri colti, che spesso vengono
a visitare l'importante Pinacoteca civica. E tanto più da che è noto che i Bergamaschi fino a
pochi anni or sono contavano nel numero dei compaesani un critico dei più provetti, all'espe-
rienza del quale ben avrebbero potuto ricorrere per essere meglio illuminati nell'occasione
della pubblicazione del catalogo. Non vorrei dire per questo che sia da rammentare in pro-
posito il noto proverbio: « Nemo proprietà in patria», bensì lusingarmi che in considera-
zione se non altro della lotta che la parte liberale di Bergamo ò impegnata ora a sostenere
più che mai contro l'oscurantismo, il quale minaccia di opprimere quella privilegiata re-
gione d'Italia, anche in quello che concerne la disposizione e la classificazione della ricca
Pinacoteca civica si avesse a verificare quando che sia il trionfo di un salutare progresso.

Dei nomi dei grandi artisti spagnuoli d'altronde si è fatto abuso fra noi anche in altre
pubbliche gallerie, fra altre nella grande Pinacoteca della Capitate inorale, dove dorme
sempre il sonno del giusto una amena figura di un frate sotto il nome di Yelazquez, senza
punto darsene per inteso, se non pel cartello sottoposto.

A Genova nella Galleria Brignole (sala YIII) mi sovviene di avere più volte osservato
come fa capolino un pittore locale, che potrebbe ben essere Yalerio Castelli, in una certa
gentile Madonnina in atto di presentare il suo Bambino addormentato sul di lei grembo.
Per quanto essa vi sia classificata quale opera del Murillo, è facile vedere che l'autore vi
si manifesta impressionato più dal Yan Dyck che dal pittore spagnuolo. E giudichi cia-
scuno in proposito colbosservazione dell'unita riproduzione nella fig. 11" per quanto può
servire. 2

Quello che non si può negare si è che la pittura spagnuola nel Seicento ha certamente
esercitato una sensibile influenza in Italia, e che questa si rende palese nelle opere di ben
parecchi dei nostri artisti.

Se ritorno qui sul nome del milanese Nuvoloni detto il Parafilo, gli è perchè egli è
uno di quegli che più di tutti pare siasi preso a modello il Murillo. Persuaso che altri di-
videranno questa mia opinione, piacerai accennare a conferma altra figura unitamente ripro-
dotta (fig. 12a), la quale nel suo tono argentino vaporoso, nella sua grazia piena di eleganza
può servire egregiamente a rappresentarci un tipo del Murillo lombardo.

1 Catalogo dei quadri esistenti nella Galleria dell'Ac-
cademia Carrara in Bergamo. Stabilimento tipografico
Frat. Bolis, 1881.

2 Maggior fede si meritano bensì come opere del
Murillo alcune tele nella raccolta lasciata a Genova

dalla Duchessa di Galliera, fra le quali si distinguono
massime una Fuga in Egitto e un San Francesco d'As-
sisi, pitture della prima maniera dell'autore. Di queste
si hanno pure buone fotografie edite da À. Xoack a
Genova.
 
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