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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. IV
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Frizzoni, Gustavo: I capolavori della Pinacoteca del Prado in Madrid, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0321

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l'Inquisizione già spadroneggiante in tutti i paesi cattolici. Ben una cinquantina di capi
di simil genere si contano nella Galleria del Prado, sui quali riesce poco piacevole il fermarsi,
benché vi si scorga spesso l'impronta di un artista potente e dotato di qualità personali
non comuni. Le altre gallerie d'Europa poi vanno pure quasi tutte fornite, quale più e
quale meno, di dipinti di lui. Benché egli non fosse altrimenti ritornato nel paese natale,
la influenza sua fra i pittori del Seicento vi fu grandissima e tale del pari la reputazione
ch'egli si era acquistata. Egli morì a Napoli nel 1056, ricco di censo, ma anche d'inimi-
cizie ch'egli aveva accumulato sopra di se mercè il suo carattere geloso e vendicativo.

A Madrid si hanno pure alcuni esempi di un suo fare più dolce e meno tenebroso.
Fra questi meritano di essere rammentate in particolare le tele rappresentanti il Sogno di
Giacobbe (n. 982 del Cat. del Prado) e la Maddalena penitente nel deserto, inginocchiata
in atto di adorazione (n. 980). Bella e nobile figura quest'ultima, somigliante ad altra simile
della galleria di Dresda, generalmente apprezzata dai visitatori. A questa ne aggiungerei
una terza, rappresentata in gloria sopra le nubi e circondata da angeli, che trovasi nella
già rammentata Accademia di San Fernando e nella quale il pittore rivela più spiccate atti-
nenze con l'arte italiana del secolo precedente, e se non m'inganno una certa quale imitazione
di Tiziano.

Più numerosi sono gli esempi della sua maniera cupa e selvaggia e a questa appar-
tengono in genere le rappresentazioni dei martiri, dei supplizi, delle torture, che formano
una specialità starei per dire tutta sua. Uno dei suoi grandi quadri di questa categoria è
quello del Martirio di San Bartolomeo nel Museo del Prado appunto. Di questo mi è acca-
duto di vedere una approssimativa riduzione con notevoli varianti in una tavoletta appar-
tenente ad un privato in Milano, nella (piale il carattere proprio dell'artista é bene impron-
tato, per cui piàcemi di valermi della piccola fotografìa che sta a mia disposizione, per
darne riprodotto se non altro quel tanto che apparisce nella tenebrosa opacità dell'ambiente,
dov'è trattato il soggetto con efficacia di contrasti mirabile (flg. 13a). 1

Mi sia lecito sorvolare sugli altri pittori spagnuoli contemporanei, per quanto anche i
meriti loro non vadano negati. Fra essi si distinguono in ispecie il Zurbaran e l'Alonso
('ano, il primo rappresentante per eccellenza della bigotteria spagnuola, contemporaneamente
scultore ed architetto e che ebbe il precipuo suo centro d'azione in Granada.

Ci accosteremo maggiormente all'arte nostra prendendo a considerare la singolare figura
di Domenico Teotocopuli detto il Greco. Con lui anzi ci avviciniamo ai bei tempi del Cin-
quecento, poiché la sua nascita nell'isola di Creta va riportata alla metà del secolo. Egli
come pittore vuole pure essere considerato come un termine medio fra l'Italia e la Spagna
e bene osserva il Justi nel suo Velazquez, che il successo ottenuto dalle sue opere agli occhi
degli Spagnuoli è una prova dell'attrattiva esercitata dalla maniera veneta.

« Quest'uomo - - egli continua — è altrettanto notevole pel suo straordinario ingegno di
pittore e per l'impulso dato per mezzo del medesimo alla pittura spagnuola, quanto per
la degenerazione senza esempio e veramente patologica in che cadde col processo del tempo
nella sua maniera. I suoi biografi finora non lo conobbero se non dal tempo della sua com-
parsa in Ispagna nel 1575, ma riinane tuttora un buon numero di opere sicure del suo
periodo italiano, degne da figurare a canto alle migliori della scuola veneziana. Benché
portino l'impronta di una fisionomia particolare, per molto tempo, nessuno conoscendole,
passarono per opere di Tiziano, di Paolo Veronese, di Bassano e di Barocci. Sono in parte
ritratti, in parte scene animate del Vangelo, dal pennelleggiare ardito e dalle movenze alla
Tintoretto, ma più abbondanti di tratti caratteristici e più pastosi nel colorito. Michelan-
gelo pure lo ebbe ad impressionare, come dimostrano parecchi suoi nudi, e quel eh'è più

1 L'apparizione dei due angioletti recanti la palma
e la corona del martirio (a quanto vien confermato dal
prof. Justi) non si vede in alcun altro quadro dello

stesso soggetto, più volte ripetuto dal Ribera, mentre
in realtà è la parte più brillante nel piccolo quadro.
 
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