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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. IV
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Frizzoni, Gustavo: I capolavori della Pinacoteca del Prado in Madrid, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0333
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I CAPOLAVORI DELLA PINACOTECA DEL PRADO IN MADRID

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tuttora intravedere è da credersi che fosse uno dei più belli ed interessanti ritratti di tanto
autore, dipinto sulla tavola con una vigoria di tocco e con un impasto da maestro.

Ma il Prado, poiché si ragiona di ritratti di Tiziano, è in possesso di altri tesori da
essere invidiati dalle più cospicue Gallerie del mondo. Celebre fra tutti, e forse da qualifi-
carsi pel primo ritratto del mondo, quello di Carlo V a cavallo alla battaglia di Mùhlberg
nell'anno 1547. L'imperatore vi dimostra nel suo pallore le traccie delle sofferenze fìsiche,
alle quali andava soggetto, insieme alla risolutezza dell'animo, combinati in modo quale non
poteva essere dato di rappresentare se non alla mano di Tiziano. L'armatura ch'egli indossa
è ricavata approssimativamente da quella che tuttora viene mostrata nella insigne Armeria
reale di Madrid. Tutto il quadro, a vasto sfondo di paese, è concepito con un sentimento
nobile e cavalleresco insuperabile e, come bene nota il Murray, ove lo si avesse a paragonare
coi ritratti equestri di Filippo IV e del conte di Olivares del Velazquez, farebbe risaltare il
contrasto di un'opera di elevata imaginazione con quelle di un grande pittore naturalista.
Fatalità volle che anche questo dipinto subisse avarie sensibili per essere scampato a slento
da un incendio del palazzo reale, laonde dovette subire dei ristami, che non ci concedono
altrimenti di goderlo nel suo stato originale. Così giova meglio il ricostruirlo perfetto nella
imaginazione che presentarlo qui in una tavola, dove gli annerimenti sarebbero vieppiù
accentuati.

Ha parimenti perduto la primitiva freschezza l'altro ritratto di Carlo V, esposto nella
sala d'Isabella, dov'egli è raffigurato ritto in piedi col fido cane a canto, eseguito a Bologna,
come accenna il catalogo, allorché Tiziano vi si trovava presso l'imperatore in compagnia
d'Ippolito d'Este, legato di Cesare. Tuttavia è sempre un'opera da rivelare anch'essa l'ele-
vatezza del suo autore.

Fra le meglio conservate invece ci è dato di segnalare quella che le fa riscontro, re-
cante l'effìgie di Filippo II (fig. 20a). Secondo il Cavalcasene sarebbe la più antica replica
desunta da un abozzo che trovavasi nella Galleria Giustiniani Barbarigo in Padova. 1 Quello
eh'è certo si è ch'esso ci si presenta quale altro fra i capolavori del Cadorino. Mi sia le-
cito riferire in proposito con quali termini di calda ammirazione ne ragiona il Morelli nelle
sue note scritte in Ispagna: «Il ritratto di Filippo II — egli scrive è forse ancora più
meraviglioso di quello celebrato di Carlo Y, e certo meglio conservato. Stupenda l'arte, l'ar-
monia dei colori, la finezza di concetto, il disegno, in questo bellissimo ritratto. Tiziano ha
saputo rendere interessante persino quella lurida e lercia figura di Filippo II; si osservi, per
esempio, com'è disegnata la gamba destra, come sono dipinte e modellate le mani, con che
maestria è fatta l'armatura. Si ponga un ritratto del Arelazquez a canto a questo e si vedrà
subito che abisso separa l'uno dall'altro: questo carte, l'altro è artificio». Nel Riclolfi ve-
donsi riportati i versi del poeta Partenio in onore di questo dipinto insieme a quelli concer-
nenti il precedente. Che i sovrani di Spagna poi si compiacessero di farsi rappresentare
vestiti delle loro preziose ed artistiche armature è circostanza che si spiega da se, quando
uno siasi formato un'idea della loro squisita magnificenza nella raccolta ricchissima conser-
vata nell'Armeria già nominata, di quella raccolta rinomata, la quale, dopo la Pinacoteca
del Prado, costituisce il più grande tesoro artistico della capitale spagnuola.

L'armatura di Filippo II dipinta dal Tiziano è altresì una di quelle (die vengono mo-
strate nell'Armeria, dove abbondano i lavori di artefici italiani ed in ispecie milanesi, quali
i Negroli, Bernardo Canto, Bartolomeo Campi ed altri.

Il quadro ebbe origine in Augusta nel 1550, dove Tiziano era stato chiamato per
eseguire il ritratto del principe, che contava allora ventiquattro anni d'età. Ciò si ricava
dalla nota delle spese occorse in quell'anno e nel seguente, quale è conservata nel Libro
delle spese della Casa di don Filippo d'Austria.2 Numerose poi ne sono le copie, sparse

1 Tiziano, la sua vita e i suoi tempi ; Firenze, Suc-
cessori Le Monnier, 1877, voi. II, p. 1G0.

Archivio storico dell'Arte - Anno VI, fase. IV.

2 Op. cit., p. 15G.

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