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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. IV
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Frizzoni, Gustavo: I capolavori della Pinacoteca del Prado in Madrid, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0335

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I CAPOLAVORI DELLA PINACOTECA DEL PRADO IN MADRID

287

per vero dire farragginosa e quasi barocca, ma nella quale non ostante balenano i lampi di
un sovrano ingegno pittorico. Dello studio coscienzioso adoperato dall'artista perchè l'opera
avesse a riescire di soddisfazione, si ha testimonianza in una lettera dal medesimo scritta
a Carlo V il 10 settembre del 1554 nella quale gli annuncia la spedizione del quadro: « Mando
ancora a V. C. M. », egli dice, « la sua opera della Trinità, et nel vero se non fossero stati i
miei travagli, l'harei fornita et mandata molto prima, ancora che pensando io di sodisfare a
V. M. C. non mi sono curato di guastare due et tre volte il lavoro di molti giorni, per
ridurla al termine di mio contento, onde vi ho posto più tempo che non si conveniva ordi-
nariamente ». Che il Vecellio nella Galleria del Prado sia assai più copiosamente rappresen-
tato che in ogni altra Pinacoteca del mondo è cosa fuori di dubbio. Non meno di 42 sarebbero
le opere assegnategli dal catalogo. Di sicure il già rammentato sig. Costa, ed io ne enumerammo
ben 24. Non vorremmo sostenere che non ve ne siano di più, ma lo stato in che si trovano
parecchie di quelle tele non permette sempre un giudizio determinato. Altre poi sono deci-
samente copie od imitazioni. Tali fra altre le storie mitologiche cogli episodi concernenti
Diana, i cui originali in maggiori dimensioni costituiscono tuttodì uno dei più elevati orna-
menti della Galleria Bridge water in Londra.

Fino dal 1872 poi il Morelli ebbe a constatare essersi infiltrato per errore nel novero
delle opere di Tiziano quella di un San Gerolamo penitente, la quale non è altro eviden-
temente se non un prodotto della mano di Lorenzo Lotto, alquanto simile ad altro di eguale
assunto appartenente alla libera proprietà del principe Dori a Panfili. Appartiene all'età
provetta dell'autore e per quanto ci si presenti ora sporco e rientrato, non potrebbe dar
luogo ad equivoco rispetto alla sua origine se non a chi non abbia famigliarità cogli artisti
nominati.

Dello spiritoso ed originale nostro Lorenzo Lotto il Prado pertanto avrebbe da noverare
due opere, un'altra trovandosi già accolta nel catalogo, come quella la cui storia è ben nota
da tempo. È l'ameno e divertente quadro della coppia di sposi, ai quali un sorridente e
malizioso amorino impone il giogo, simbolo del legame coniugale. È segnato L. Lotus pi-
cior 1523; spetta quindi al periodo della dimora, del pittore nella città di Bergamo, quello
cioè a dire della sua maniera più brillante e vivida, che si vorrebbe (piasi qualificare per
correggesca se si sapesse ch'egli si fosse trovato a contatto dell'Allegri, mentre invece tutto
porta a credere ch'egli in quel tempo e in quel luogo dovesse aver tenuto domestichezza
coll'altro famoso colorista locale, il celebre Palma il Vecchio. E infatti apprendiamo dal
catalogo, essere stato attribuito a quest'ultimo il quadro di che si ragiona, nell'inventario
del 1666, non ostante l'attestazione in contrario della firma suindicata. Oggi poi risulta
pure da un originale Sunto de li quadri factì de pidura per mi Lorenzo Loto a miser
Zanin Casoto, ch'era probabilmente uno dei due quadri del pittore dall'Anonimo Morelliano
veduto in Bergamo in casa de M. Zannin Cassotto, poiché nel Sunto è ricordato coi ter-
mini seguenti: Eh quadro dellì vetrati, cioè miss. Marsilio et la sua sposa con quel Cupi-
dineto rispetto al contrafar quelli haliti di seta seti fieli e collane (sic). 1

Veste infatti la graziosa sposa abiti sfarzosi, con collane e monili linamente eseguiti.

Risalendo a ritroso dei tempi e dal Lotto quindi retrocedendo verso il gran maestro
Giovanni Bellini, c'imbattiamo in un attraente dipinto di ({nella medesima scuola, di cui
piacerai porgere il facsimile nell'unita figura 21a. Il soggetto è quello della consegna delle
chiavi a San Pietro per parte del Redentore, in presenza di tre avvenenti giovani donne di
lucente colorito, in vesti nelle quali spiccano essenzialmente con bella successione la stoffa
bianca, la rossa e la verde. Sono armonie di accordi ammaglianti che ci richiamano le più
grate impressioni dello sfarzo dell'età d'oro nella impareggiabile città delle Lagune. Ma
chi è l'autore del quadro? Ecco un quesito che non parrai per anco sciolto. Non regge

1 Notizia d'opere di disegno, ecc., 2a edizione. Bologna, Nicola Zanichelli, 1886, pag. 140.
 
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