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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. IV
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0355

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MISCELLANEA

307

di S. Giulio (vili secolo?), una miniatura del Me-
nologio greco del Vaticano (x secolo) e uno degli
scompartimenti della porta di S. Paolo (xi secolo),
cioè a dire due opere latine e due bizantine.

X. Barbier de Montault.

Ancora sugli avanzi di architettura nie-
rtioevale in Santa Maria Maggiore. — Mi si

concedano poche righe per una breve nota al mio
articolo sugli « Avanzi di architettura medioevale
in Santa Maria Maggiore », articolo comparso nel
fase. Ili dell'Archivio, anno corrente.

Tornato di questi giorni a Santa Maria, ho
potuto constatare che il quadro ricordato dal Ca-
valli come raffigurante la chiesa qual'era antica-
mente, non ha già fatto la misera fine che, giusta
un'erronea informazione, riferii io stesso nel citato
articolo. Il quadro invece esiste tuttora, e questa
volta mi è stato dato di rintracciarlo e di esami-
narlo a mio agio.

E un quadretto su tavola di piccole dimensioni:
evidentemente un ex-voto, dipinto da un infelicis-
simo artista di villaggio. Non è davvero lavoro
antico, come la descrizione del Cavalli farebbe
credere ad ogni lettore; e la povera chiesa sbi-
lenca ivi raffigurata ha tutta l'aria d'essere un
lavoro di fantasia. Io non credo davvero che, a
Santa Maria Maggiore, nel medio evo, una chiesa
somigliante a quella dipinta nel quadro tanto van-
tato dallo storico vigezzino sia mai esistita ; baste-
rebbe, per persuadersene, confrontare il campanile
figurato nella povera tavola con lo scheletro del
campanile antico, riconoscibile anche oggi nella
parte interna della grossa torre attuale.

Il dipinto citato dal Cavalli non ha dunque
nessun valore critico per la storia della chiesa ;
il che non toglie però nulla alle conclusioni, alle
quali nel mio articolo precedente, indipendente-
mente da quanto narra il Cavalli, ho creduto di
giungere.

Carlo Errerà.

Luca Signorelli e la Cappella Sistina. —

La collaborazione del Signorelli negli affreschi della
Sistina dà origine a curiose questioni: il Vasari gli
attribuisce due storie; il Bode nel Cicerone del
Burckhardt (Leipzig, 1893) gliene lascia una sola,

la morte di Mose; il Morelli gli toglie anche questa
e lo esclude dalla Sistina. Se da'giudizi de'critici
passiamo alle fonti storiche, non aumenta la luce.
Nel contratto del 1481, da me pubblicato in questo
volume, a p. 128, si parla di dieci storie, in luogo
di dodici (quante sono realmente), si dà il nome
di quattro artisti e si tace quello del Signorelli:
nell'opuscolo dell'Albertini, che porta in fine la
data «3 giugno 1509 », si dà pure il nome degli
altri artisti, ma quello del Signorelli vi manca.
Trovo ora, laddove meno era da aspettarselo, una
nuova testimonianza contemporanea, sfuggita agli
storici, che mentre conferma la collaborazione del
Signorelli, ammessa del resto quasi da tutti, ci
offre un nuovo dato sul tempo in cui egli avrebbe
eseguito i suoi affreschi.

Paolo Cortese, nella sua opera De Cardinalato,
stampata nel 1510 e scritta ne'tre anni precedenti,
trattando nel cap. VI del lib. Ili dell'osservanza
delle feste, dice che anche i pittori debbono so-
spendere ne'giorni festivi i loro lavori; alla qua!
legge si potrà qualche volta fare eccezione quando
importi di terminare, pel servizio del culto, pitture
di sacro soggetto : « come se, prosegue il Cortese.
Giulio II comandi a Luca da Cortona, uomo nella
pittura valente e imitante con discrezione la na-
tura, di dipingere in questa festa di San Lorenzo
le sacre Imagini nella cappella Vaticana ». Ut si

i his Laurentaliis ideìn Julius Secundus Lacae Corto-
nensi, homini in pingendo frugi et naturam vere-

! cunde imitanti, divorum Imagines pingere in cella
Vaticana jubeat. E vero che il Cortese non narra
un fatto, ma, secondo una sua forma consueta, ad-
duce un esempio in forma d'ipotesi; ma è vero pure
che questi esempi ipotetici sono tolti ordinariamente
da fatti reali o per lo meno verosimili. E nel nostro
caso, perchè supporre quest'ordine dato da Giulio II
al Signorelli, se le sue pitture fossero state eseguite
sotto Sisto IV o Alessandro VI? Perchè indicare
non un giorno qualunque di festa, ma proprio quella
di San Lorenzo, se non si alludesse ad un fatto av-
venuto e noto?

A margine poi del passo citato si legge, pure a
stampa: Julius li - Lucas Cortonensi* - 1510; la
qual data non può riferirsi se non alle parole his
Laurentaliis, cioè a determinare che il fatto av-
venne nella festa di San Lorenzo di quell' anno.
Ma non credo che a questa data sia da dar troppo
peso. Se si consideri infatti che il Cortese morì in
quell' anno appunto, non so se prima o dopo la
festa di San Lorenzo, che cade a' 10 d'agosto; che
 
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