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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. V
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Frizzoni, Gustavo: I capolavori della Pinacoteca del Prado in Madrid, [3]
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0373
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I CAPOLAVORI DELLA PINACOTECA DEL PRADO IN MADRID

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valesse nella rappresentazione delle creature infantili, nelle quali egli riesci a compiere dei
capolavori immortali destinati a rimanere tali finché il mondo duri. Anche nelle numerose
effìgie di adulti d'altronde non mancano gli esempi dove egli riproduce il vero con pie-
nezza di vita. Vorremmo darne una prova, se riescisse, nella unita figura 27a, tolta da altro
fra i più insigni dipinti della sala d'Isabella. Esso non è indegno di figurare infatti di
fronte alle opere del suo coetaneo Velazquez (nati entrambi nello stesso anno 1599), per
quante riserve pur si avessero a fare rispetto al valore dell'uno e dell'altro.

L'individuo che vi è rappresentato, come c'insegna il catalogo, non è altri che Davide
Ryckaert, il noto pittore di genere, nato in Anversa nel 1012. 11 Van Dyck deve averlo
dipinto pertanto negli ultimi tempi della sua vita, sapendosi che questa ebbe termine in
Londra nel dicembre del 1641. Ad altri il constatare quali relazioni personali corressero
fra i due artisti; quello che ad evidenza apparisce si è, che il Van Dyck ci ha lasciato
nella tela indicata un'immagine del suo concittadino viva e parlante (pianto altre mai.

Di quest'ultimo la Galleria possiede pure un quadro, rappresentante un alchimista,
notevole pel suo bell'effetto di luce artificiale.

Di quadri di genere della Scuola olandese invece, come già si accennò, non ve ne sono
molti. È da ritenersi poi che il nome del più insigne pittore di quella schiera, Adriano
Brauwer, sia dal catalogo evocato fuori di proposito. Dei tre dipinti olio gli sono aggiudicati
infatti, l'uno dal sig. Bredius, ben competente in materia, verrebbe dato al Craesbeck, gli
altri due, assolutamente troppo rozzi ed opachi pel grande colorista, non mi parvero altro
che imitazioni di soggetti famigliari derivanti dal Teniers.

L'arte germanica tiene al Prado alcuni scarsi, ma interessanti prodotti. Lei soggetti,
non meno che pei ritratti che contengono, meritano menzione speciale due tavole del vecchio
Cranach, firmate e datate degli anni 1544 e 1545. Vi sono raffigurate delle caccio memo-
rabili, tenutesi in quegli anni da Carlo V, dall'Elettore di Sassonia e da, altri principi a
Moribzburg in Germania. Sono ricchi di svariati motivi tanto negli sfondi (pianto nelle ligure,
e trattati con quella solidità di colore ch'c propria dell'autore.

All'Holbein, a dir vero, non si saprebbe confermare neppure l'unico ritratto che gli
viene attribuito. È cosa troppa opaca e comune per lui.

Distinti invece i due ritratti di Alberto Durerò, esposti pur essi nella sala d'Isabella.

L'uno è un individuo ignoto, d'una cinquantina d'anni circa, vestito di un robbone
oscuro foderato di pelliccia; in capo un cappello ad ala largar; nella mano sinistra tiene
una carta. In onta a certe alterazioni prodotte dal tempo e da qualche ristauro, vi è sempre
molta forza d'espressione in quel viso che, per fattura mi fece pensare a quello tanto
imponente del cittadino norimberghese Girolamo Holzschuer, ora appartenente alla R. Galleria
di Berlino. Quello del Prado è munito del monogramma del pittore unitamente alla data 1521.

Vieppiù interessante la strana figura dell'autore medesimo (fìg. 2Sa). Quivi sul parapetto,
sotto la finestra, si legge in corsivo la seguente iscrizione : 1498. Das malt ich nach meiner
Gestalt; Ich war sex u. wanzig Jar alt Albrecht Durer (più il monogramma). Non riesce
nuova questa figura a quanti hanno conoscenza della raccolta dei ritratti di pittori che fa
parte della Galleria degli Uffizi. Essa vi apparisce del tutto conforme a quella che vieue
qui presentata. Se non che, messi che fossero a diretto riscontro l'uno coli'altro, l'esemplare
di Firenze e quello di Madrid, non vi potrebbe più rimanere dubbio nello stabilire a quale
dei due debba essere data la preferenza. Illuminato da luce vivida, chiara, quasi acuta è
quello del Prado, torbido e opaco quello degli Uffizi, come cosa che non è che una mate-
riale riproduzione da un importante originale. E tale è infatti quello che ci si affaccia nel-
l'unito facsimile. Come sia passato da Norimberga in Ispagna ben si vorrebbe risapere. Dal
catalogo non veniamo a conoscere altro, se non che prima del 1700 doveva far parte della
 
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