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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. V
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Baudi di Vesme, Alessandro: I van Loo in Piemonte
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0390

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340

ALESSANDRO VESME

Il re non mancò di approfittare della presenza di Van Loo nei suoi stati per fargli
eseguire a fresco due soffitti nel castello di Rivoli nuovamente costrutto dietro disegni di
Juvara sulle rovine di quello pochi anni prima incendiato da Catinai La tradizione, che
in siffatta materia si tramanda per le bocche dei guardiani e dei ciceroni, più non ricorda
quali siano quei soffitti ; ma l'Argenville dichiara esplicitamente ch'essi rappresentano, l'uno
Minerva che anima la statua di Pigmalione, e l'altro, le Quattro Stagioni; e la stessa cosa
ripete il Bartoli, Notizia delie pitture, ecc., I, 80.

Un soffitto ornato d'una pittura rappresentante le Quattro Stagioni, ossia l'Olimpo, esiste
di l'atto in (pici castello, e, senza dubbio, esso è uno dei due di cui parla l'Argenville. Nel mezzo
è Apollo, cioè il sole; presso di lui sono il Tempo, l'Abbondanza, Flora, putti con attributi
della pioggia e del calore, e con rosai, covoni di frumento, rami di vite e d'ulivo, simbo-
lizzanti le successive parti dell'anno. Ai quattro angoli sono aggruppate le divinità nell'or-
dine seguente: Marte, Diana, Mercurio, Venere, Nettuno, Bacco, Giove con Giunone, e
Vulcano. Questa composizione fu riprodotta in fototipia da Charvet, Raccolta di soffitti.
tavola XVI11, corno opera di pennello ignoto. Chi avesse detto al re Vittorio Amedeo, quando
taceva ornare da Van Loo questa camera, che in essa appunto, di là a pochi anni, egli
sarebbe stalo prigioniero del proprio tiglio!

Una pittura che rappresenti chiaramente la storia di Pigmalione io l'ha cercata vana-
mente nel castello di Rivoli, e, d'altra parte, avendo letto nel libro X delle Metamorfosi
(poema al quale sempre s'inspirarono i pittori clic trattarono soggetti mitologici) il fatto di
Pigmalione e della sua statua, non vi ho trovato parola di .Minerva; anzi v'è detto essere
stata Venere stessa quella clic concesse la vita al marmo scolpito dal giovane greco. Per
risolvere i miei dubbi ho espressamente cercato, ed ebbi la sorte di trovare, nei conti della
Real Casa il mandato ilei pagamento l'atto all'artista:

« 1720, l'I gennaio. Al pittore signor Giovanni Vanlò per haver dipinto a fresco li volti
delli due gabinetti dietro la camera del letto dell'appartamento di S. A. |il principe di Pie-
monte] nel castello di Rivoli Del 171'.); L. 2400 ».

Con l'indicazione topografica contenuta in questo documento, e più ancora con l'osser-
vazione dell'analogia delle pitture, ho dovuto conchiudere che l'altro soffitto decorato da
Giovanni Battista e quello che raffigura Minerva sulle nubi, circondata da piccoli genii, ed
in terra, ai piedi di lei, un giovane in atto riverente; più in basso, una donna alata che
discopre una statua (la (piale però sembra piuttosto d'uomo che di donna), ed un genietto
che scrive. Anche di questa composizione si trova la fototipia in Charvet, Raccolta di
soffitti, tav. XIV; ivi il nome di Demorra come autore della pittura, è uno dei molti errori
nelle iscrizioni di quella raccolta, e gli si dovrà sostituire quello di Giovanni Battista Van
Loo. Le due camere decorate dal nostro pittore servono presentemente all'uso d'infermeria
del Genio militare inquartierato nel castello.

Parlando degli affreschi del castello di Rivoli, Dandré-Bardon osserva: « Quoique le
dangereux talent de la facilitò ait engagé Vanloo à faire ces ouvrages avec précipitation,
on ne laisse pas d'y entrevoir que les incorrections qui s'y trouvent ne sont que les négli-
geances d'un grand maitre ». È probabile (die Dandré-Bardon non abbia mai veduto per-
sonalmente le pitture di Rivoli, e che sia stato lo stesso Aran Loo che, narrando famigli ar-
mente i casi della sua vita al suo futuro biografo, gli abbia confessato d'aver operato in
Rivoli con maggior fretta che non convenisse ad un pittore par suo.

Una delle cause che allora possono aver distratto in parte Van Loo dal lavoro fu pro-
babilmente la cura della paternità. L'Argenville racconta,: « Dans le temsque Vanloo peignoit
ces deux plafonds, sa femme, qui le suivoit partout, acconcila d'un garcon qui fut tenti
sur les fonts par la Princesse de Carignan et le Prince de Piémont; on le nomma Charles
Amédée Philippe». Circa questo bambino, che diventò poi pittore, vedasi più innanzi l'ar-
ticolo che lo riguarda,

I due biografi di Giovanni Battista, neh'esprimere il motivo e le circostanze della
 
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