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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. V
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Ercole Rosa
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0432

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ERCOLE ROSA

ecole Rosa, morto nello scorso ottobre, nacque in
Roma il 15 febbraio 1846, dagenitorimarchigiani.il
padre, scalpellino, venuto nell'Urbe con la moglie in-
cinta, ne ripartì presto, e il bambino fu trattenuto in
famiglia, a San Severino Marche, sino all'età di otto
anni. Poi, mandato in Roma presso un calderaio, non
so se parente o amico, ottenne d'entrare nell'ospizio
di San Michele, dove cominciò a studiare il disegno.
Non vi stette a lungo, poiché, in séguito a un tumulto
di ragazzi scoppiato nel collegio, egli, che assai pro-
babilmente era stato uno dei capi rivoluzionari, venne
espulso con altri convittori.

I suoi primi lavori di plastica dei quali abbiamo
notizia sono le copie di statue classiche, fra cui l'Er-
cole del Vaticano, che egli modellava per il fonditore Messina. Quei severi e scrupolosi studi
ai quali lo tenne fisso il bisogno gli furono di grande giovamento, e lasciarono una nobile
traccia nell'ulteriore sviluppo dell'arte sua, sempre improntata di serietà e di particolaris-
sima larghezza.

Giovinetto ancora, una scultrice francese di qualche nome, la duchessa Colonna, lo
prese per ajuto, e di quel tempo resta un buon frammento, testa d'arabo, modellato sur un
vero arabo che viveva allora in Roma; nelle opere della, duchessa straniera si può forse
scorgere qua e là alcun segno cararatteristico della gagliarda stecca di Ercole Rosa. Una
volta infatti, certi pensionati dell'Accademia di Francia, trovandosi nello studio della scul-
trice, ammirarono con entusiasmo un pezzo di modellatura eseguito appunto da lui; la
duchessa ne fu punta, e, ostentando modestia, sciupò lì seduta stante il lavoro, palpeggian-
dolo e graffiandolo come non valesse la pena di sentirsene lodare. Il Rosa si irritò, e allora,
o poco dopo, abbandonò lo studio dove la sua collaborazione suscitava palese invidia, e si
mise a lavorare il marmo, prima dal Mueller, poi dal Kopf, scultori tedeschi che non ave-
vano penuria di laute commissioni.

Ancora non gli era dato di consacrarsi liberamente all'arte, ed egli se ne struggeva. Per
questo, pattuito col Kopf di lavorare un po' per conto di lui e un po' per conto proprio,
affittò uno studiolo in via Margutta, Nessuno gli badava ; era considerato come buon lavo-
ratore del marmo e non altro. Anzi un giorno Girolamo Masini, scultore toscano, morto
ora da un decennio, autore della Fabiola, del Rienzi e di altre statue di notevole delica-
tezza, gli disse, battendogli una mano sullo stomaco:

— Beati voi che non avete i sopraccapi dell'arte!
 
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