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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. VI
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Kristeller, Paul: Sulle origini dell'incisione in rame in Italia
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0447

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396 PAUL KRISTELLER

ovali incurvati ed appuntati. Queste forme dell'arte italiana spariscono nella prima parte
del '400 e vi si sostituiscono le forme fine, sottili, eleganti del Rinascimento. Soltanto nelle
miniature di quegli artefici, che restano lontani ai progressi dell'arte e che si contentano di
ripetere le forme antiche, si mantengono fino alla seconda metà del '400 le forme di quel tipo.

Abbiamo da tenere conto di questo sospetto, che le forme non siano che ripetizioni
delle antiche in un tempo posteriore, anche per il. nostro gruppo di incisioni? Xon credo
diesi debbano osservare albi stessa stregua la specie di mestieranti della miniatura e gli
orefici, che hanno dato origine all'incisione in rame, e tanto più che l'oreficeria nel '400
aveva dei rapporti molto intimi colla grande arte e coi suoi progressi.

Tediamo l'arte dell'incisione in Italia andare sempre di pari passo collo sviluppo del-
l'arte grande, vediamo (piasi nascere nelle botteghe dei più grandi maestri le differenti ma-
niere stilistiche dell'incisione. Basti citare Pollaiolo, Botticelli o Mantegna, Marcantonio,
che fu l'incisore della bottega del Francia.

Mi pare che non vi sia ragione di non considerare questo nostro gruppo di incisioni,
le quali (eccetto le ultime) mostrano tanta freschezza e tanto carattere nel disegno e nel-
l'esecuzione, e niuna traccia di debolezza senile, come contemporaneo al periodo, del quale
porta l'impronta artistica. Tanto più che le incisioni, di cui è parola, non mostrano una
materiale continuità di forme, ma una varietà e una vivacità di caratteri e di tecnica pro-
prie dell'arte progressiva.

Un esame della tecnica, indipendentemente dalle considerazioni desunte dallo stile del
disegno, dei costumi, degli ornamenti, non può che confermare quelle nostre conclusioni.

Le linee di contorno sono di grossezza quasi eguale, intagliate con grande sicurezza,
i tratteggiamenti sono corti e pochissimo o niente incurvati, attenuati un po' alla fine;
tutte le lince sono intagliate poco profondamente e mostrano gli orli ruvidi, paiono piuttosto
graffiate che incise. Ina particolarità, che si ritrova anche qua e là in incisioni di data po-
steriore, è il modo di indicare il colore nero di certe vestimenta (ad esempio quelle dei monaci
nella incisione della morte di San Pietro martire), coprendo tutto con linee lunghe incro-
ciantisi. Si vede la mano sicura che maneggia un ferro appuntato, un ciappolino d'orefice,
non un bulino fatto apposta per l'intaglio da imprimersi.

Questa maniera dell'intaglio è proprio dello stesso carattere dei disegni incisi in me-
tallo col quale gli orefici usavano di ornare oggetti di metallo, del qua! genere ci sono ri-
masti esempi nelle chiese od in musei. 1 Si riconosce la tecnica appena uscita dalla bottega
dell'orefice e l'artista pratico nel disegnare ed intagliare ornamenti: chi adopera abbondan-
temente delle forme decorative in ogni luogo; chi trasforma in forme puramente ornamen-
tali anche gli alberi e le piante. Chi altro fuori d'un orefice vorrebbe mai figurare una
pianta nel modo in cui si vede quella disopra la gamba destra dell'assassino sull'incisione
della morte di San Pietro Martire?

Per potere meglio giudicare del carattere particolare di questa tecnica sarà utile di
confrontarla con quella, che, nel suo studio sopra Baldini, il KollofT 2 determinò bene come
« la maniera fine ». Di questo genere sono, per esempio, le incisioni del « Monte Santo di
Dio » del Bettini, stampato nel 1477, le serie dei Profeti e delle Sibille, le stampe già della
collezione Otto, ed altri. 3

Queste incisioni, generalmente, ma senza fondamento, attribuite a Baccio Baldini, come
ne fanno vedere nel disegno chiaramente lo stile di Botticelli, tanto differente dalle nostre

1 Cito, ad esempio, la porticina di bronzo dorato
ed ornato d'intaglio in un ciborio di marino nel South
Kensington Museum in Londra. Eobinson, Catalogne
ìi. GT43, attrib. ad Andrea Ferruccio.

2 Mkyer, Kiinstlerlexicoii, II p. 574. Il Kolloff però in
questo gruppo del suo catalogo ha mescolato gran nu-
mero di stampe del tutto diverse.

3 Molto di queste incisioni si trovano riprodotte nella
pubblicazione della Società calcografica, nel Delahorde,
Grano-e avant Marcantonie, ed in altri libri. Un bel-
l'esempio di questo genere, probabilmente d'origine an-
teriore al Monte Santo di Dio si trova riprodotto nel-
VArchivio storico dell'Arte, V (1892), p. 365.
 
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