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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. VI
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Venturi, Adolfo: Nelle Pinacoteche minori d'Italia
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0466

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414

ADOLFO VENTURI

caratteri cufici, e non gli ornati nell'orlo della candida veste: il taglio della bocca è più
largo che non nel Cristo del De Maria, gli occhi sono di una generale tinta sanguigna, i
riccioli de'capelli recano larghi segni paralleli, il manto ombre scure e taglienti; e grossi
sono i raggi, che partono dalla testa del Redentore.

Tutto induce a pensar*1 che i due Redentori di Vicenza e di Rovigo sieno copia di quello
conservato dall'amico nostro, il chiaro pittore Marius De Maria; e non possiamo supporre
che a questo si volesse alludere da Crowe e Cavalcasene, nell'accennare ad un terzo esem-
plare senza importanza del Redentore presso un collettore di Padova (cfr. Geschichte der
Molerei, VI, 198, n. 59). 1 Lo sguardo pensoso profondo del Cristo è simile a quello della
donna ignuda nella « Famiglia di Giorgione » della Galleria Giovanelli a Venezia, che sembra
spiare l'avvenire, mentre un fanciullo le sugge il latte. Vi è per tutto lo spirito di Bel-
lini, ma scaldato da un'anima di fuoco. Tale era l'anima di Giorgione, che passò come
una meteora luminosa sui campi dell'arte, lasciando dietro a se traccio di luce sui quadri
di Tiziano e di tutti i gloriosi maestri veneziani del cinquecento. Il dipinto di casa Loschi
è ammanierato, con contorni rotondeggianti, con ricerche minuziose del particolare, proprie
di un imitatore, che guardava ad aggiungere diligenti materialità, più che a rendere lo
spirito dell'originale. Il confronto delle fotografìe qui riprodotte basterà di per se a ren-
derne persuaso il lettore.

Ritornando ora alla Chiesa della Salute e al Seminario patriarcale, ricchissimi di oggetti
d'arte, di cui parleremo altra volta, e tosto clic ci sia dato di sottoporre al lettore buone
riproduzioni fotografiche, a riscontro e per controllo delle nostre conchiusioni, non possiamo
a mene di notar*1 hi grandissima importanza di (pici luogo e degli oggetti in esso raccolti
per la storia dell'arte e specialmente della scultura veneziana. Giannantonio Meschini, cano-
nico della .Marciana, morto nel LS40, autore della Guida per l'isola di Murano e delle
Guide di Venezia e di Padova, fu un fervente amatore dell'arte, che l'accolse dalle cinese
atterrate, salvò dalla dispersione monumenti preziosi. Egli fece il nobile tentativo di fornire
Venezia di un Musco della scultura del Rinascimento, quantunque le malferme cognizioni
non gli lasciassero conoscere L'importanza e il valore delle opere cui dava ospitalità, Ricor-
diamo ad esempio, che il grandioso lavatoio, che il Meschini dice sullo stile de' Lombardi
e dell'anno MDXXXII, reca una lastra di marmo nell'alto, rappresentante la Vergine ed il
Bambino, assai precedente a questa data, e che con tutto il resto non ha a che fare, certo
di Pietro Lombardi, similissima ad altra che si vede nella chiesa dei SS. Giovanni e Paolo
di quell'artista. Ricordiamo anche che nella Biblioteca del Seminario vi è un busto in ter-
racotta di grande finezza, rappresentante Pietro Zeno, opera di Alessandro Vittoria, che
meglio non poteva rappresentare il sagace veneziano, pratico uomo, pensoso ed astuto.
Il Meschini discute se la scritta A. M. LXV. ci dia la data dell'età dello scultore o di
Pietro Zeno, mentre Alessandro Vittoria staccava nettamente la sua firma dal testo, segnando :
ALEX. VICTOR. E. Il Moschini si divertiva a seguire più queste materialità che a guar-
dare l'arte; e lasciava quindi (die certo Xeu-Mayr, commissario della testamentaria dispo-
sizione del Manfredini, scrivesse a sproposito delle cose da lui conservate. Eppure alcune
delle opinioni del Xeu-Mayr, autore di dissertazioni dette ragionate, e di memorie dette
storico-critiche, sono ancora ripetute oggidì, solo perchè furono esposte una volta.

La storia dell'arte ha d'uopo che sieno segnati con rigore i punti di partenza per il
giudizio, e si ricostruiscano le scuole italiane su fondamenta meno incerte o indeterminate,
con ricerche dirette delle fonti delle tradizioni, con una critica severa delle conchiusioni
affrettate, delle impressioni fuggevoli, delle municipali e regionali vanterie, della erudizione
che ha sconfinato dal campo suo. Quanti artisti nascondono l'opera loro entro quella di

1 Forse il quadro accennato da Crowe e Cavalcasene
è quello stesso, assai scadente, che si trova ora in ven-
dita presso un antiquario di Venezia. Quegli autori non

avranno neppure accennato certamente a un quinto esem-
plare, attribuito al Mansueti esistente nella collezione
Pourtalès a Berlino.
 
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