Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Hinweis: Ihre bisherige Sitzung ist abgelaufen. Sie arbeiten in einer neuen Sitzung weiter.
Metadaten

Archivio storico dell'arte — 6.1893

DOI Heft:
Fasc. VI
DOI Artikel:
Supino, Igino Benvenuto: I pittori e gli scultori del Rinascimento nella Primaziale di Pisa
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0483

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
430

IGINO BENVENUTO SUPINO

le candelai ire, la cassa, il frontispizio dell'altare dei martiri sono tutti così ricchi d'intagli finis-
simi e con tale maestria condotti, che rimangono attestazione non dubbia dell'abilità del nostro
artefice. Altri lavori eseguì egli per il nostro duomo, fra i (piali è generalmente a lui attribuita
la pila che e nella cappella di San Ranieri, vicino alla porta da cui ordinariamente si
entra in chiesa, con sopra quella Madonnina col Bambino in braccio, lavoro condotto
con arte non priva di una certa grazia: ma di questa non si ha memoria nei libri di ammi-
nistrazione; si sa solo che egli, fra i primi lavori eseguiti, nel 1527, lavorò a «una pila
misse nella fonte del batesimo, che quella che v'era era rotta e versava», e s'ebbe lire 75.
11 Da Morrona scrive: «non dubbiosamente ascriveremo al medesimo Stagio la statuetta
di marmo posta nel mezzo, sulla vicina pila dell'acqua santa, perchè molte memorie lo
attestano». Quali però non dice, e noi francamente non abbiamo avuto la fortuna di ritro-
vare; il Grassi ed altri ci danno la stessa notizia, aggiungendo che il lavoro conserva tutti
i caratteri propri alla scultura dello Stagi, il quale, a imitazione di quelle del Ci vitali, scrive
il professore Ridólfl, foggiò questa, solo variandone la base, che è quadrangolare e più pe-
sante: ma la buse, e bene tenerne conto, fu rifatta da Gino di Stoldo Lorenzi, che per
marmo e fattura del piede e per avere netta e impomiciata detta pila e rinpernata, s'ebbe
lire 255.

Nonostante però tutte queste supposizioni sarà bene notare, che dell'untore di questa
pila è il nome nei libri dell'Opera, nei quali si legge, (die M° Girolamo detto Possimino,
scarpellino da Carrara, ebbe «a dì xiii di setembre, 1518, lire dugento ottantatre, soldi xi,
sono per tanti paghatone in più partite per tutto ditta giornata... pel presso e valsuta di
una pila di marmo chon una nostra donna, in cimilo un bambino, nuova, missa in duomo,
chome s'entra, a la porta che viene verso el champanile ». 1 La (piale doveva costare tanto
«quanto gostò una pila che è in Sunto Prediano di Lucha, facendola lui chome quella: e
se meglio la lucesse, (die si li avesse di pagliare per quello meglio che la fusse giudicato,
e se la facesse peggio, io non ero (scrive sempre l'Operaio) obblighato pughurllu più la che
io mi volessi, e lui era obblighato rendermi tucti e denari che io li avessi dato per ditta
chagione ».2

E di un'altra opera di scultura, prima di terminare queste nostre ricerche su tal propo-
sito, dobbiamo parlare: cioè dell'altra piletta poggiata a una delle colonne presso l'altare
del Sacramento, vicino alla porta d'ingresso. Lavoro di straordinaria finezza, ammirabile per
novità ed eleganza di forme, per sapiente esecuzione, adornata di teste di fanciulle, di bam-
bini e di vecchi che, come affacciate, appariscono fra le ornamentazioni esterne della tazza,
con la parte superiore del fusto tutto ricco di frutti e fogliami sorretti da fasce e con un
capitello dulie foglie di finissimo lavoro. Da un luto è la data: MCCCCLXIIII, e ci pare
di aver trovato il nome dell'autore nel Libro Eosso dell'Opera, ove si legge che a Domenico
di Giovanni da Milano, scalpellino, il dì 24 di marzo 1464, si pagarono lire 10 «per fat-
tura di una pila di marmo (piale si messe in duomo, alla porta della Nunziata di verso
l'Opera».3 E dove allora fu posta oggi sempre si ammira; sì che può dirsi, nonostante tutte
le traversie fatte subire alle opere d'arte nel duomo, ch'essa sia stata, con l'altra del liossi-
mino, ben fortunata.

Un Domenico Lombardo sappiamo che fu a Napoli e lavorò nell'arco di Castelnuovo,
insieme con Isaia da Pisa, Domenico di Montemignano, Antonio da Pisa, Francesco Azzara, ecc.
Sarà forse questi lo stesso artista, che lavorò la pila la (piale si ammira nella nostra Pri-
mazia! e ?

Y.

Scrive il Vasari, « die messer Antonio d'Urbano, Operaio del duomo, avendo desiderio
grandissimo d'abbellire quel tempio, aveva fatto un principio d'ornamenti di marmo molto

1 Ardi. dell'Opera. Libro Paonazzo, pag. 71*.
- Arch. dell'Opera. Libro Paonazzo, pag. 65.

3 Arch. del Capit., filza M, Libro Rosso, segn. A,
pag. 110.
 
Annotationen