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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. VI
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Supino, Igino Benvenuto: I pittori e gli scultori del Rinascimento nella Primaziale di Pisa
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0491
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438

IGINO BENVENUTO SUPINO

Non ci rimane dunque che studiare i caratteri di questo quadro e da questi dimostrare
a chi spetti. Anzi sebbene il Yasari ci dica, che avanti di partire definitivamente da Pisa diede
Pierino alle monache di San Matteo una tavoletta dipinta a olio, ch'egli aveva fatta loro,
« die è dentro nel munastero fra loro », a noi nemmeno quella che attualmente si vede
in detta chiesa, e che tutti vogliono di Pierino pare, per i caratteri suoi, da attribuirsi allo
scolaro di Kaffaello.

Ma a chiunque abbia un po' di pratica delle cose dell'arte, o meglio, anche a chi non
ne abbia affatto, sarà facile notare come la pittura del Duomo abbia tutti i segni caratte-
ristici che son propri della maniera del Sogliani.

Nel quadro di questi, ov'c rappresentato Noè che esce dall'arca e fa il sacrifizio, è
subito accanto alla figura del patriarca una testa di donna, dal naso diritto, dalla bocca un
po' rialzata agli angoli, dal mento pieno e sporgente, che, tranne il movimento differente
degli occhi, dimostra, non solo l'affinità, ma tutta la somiglianza con quella della Madonna
finora attribuita a Pierino; come la donna che nello stesso quadro di Noè tiene le mani
giunte e la testa leggermente piegata a destra, ha il collo lungo, il colorito, la modella-
tura, il carattere infine identico alle ligure, che genuflesse stanno ai piedi dei gradini del
trono, ove siede la Madonna, nel quadro grande della cappella di San Giovanni Battista e
San Giorgio. Chi ha dipinto questo quadro ha dipinto certamente quello della tribuna del Noè,
e chi ha lavorato in questo ha certo eseguito la Madonna in piedi col Bambino, che si ammira
poggiata al pilastro della cupola dalla parte della cappella del Sacramento. E se qualcuno
non fosse ancora persuaso delle nostre osservazioni e delle nostre conclusioni, guardi i la-
vori di Pierino a Genova, e si persuaderà come il tipo e il carattere delle figure siano del
tutto dissimili da quelle del quadro che gli si vorrebbe attribuire.

Ma nessun documento ci dà notizia che il Sogliani abbia dipinto per la chiesa prima-
ziale una Madonna col Bambino in piedi. Verissimo: ma non ce lo può neanche dare, perchè
questa Madonna, e l'esame particolareggiato che abbiam potuto farne c'induce a credere
d'esser perfettamente nel vero, questa Madonna non è altro che parte della tavola d'altare
dipinta dal Sogliani per la cappella di San Simone, San Jacopo e Sant' Antonio, la quale
doveva essere con otto figure e una Nostra Donna. Questa tavola, danneggiata dall' incendio,
fu segata per conservarne le parti men rovinate dal fuoco, e la Madonna, cui furono aggiunte
due striscie di legno laterali per ingrandirla e adattarla alla nuova cornice (come può ve-
dersi dalle code di rondini messe dietro), fu collocata al pilastro della chiesa, e la parte
dove erano appunto effigiati San Simone, San Jacopo e Sant'Antonio, segata, e della sega-
tura serba ancora le traccie, fu ridotta terminante a mezzo tondo, e stette per un pezzo in
chiesa, a uno dei pilastri; passò poi, in ben misere condizioni, nelle stanze dell'Opera e
attualmente può vedersi, restaurata, al Museo Civico di Pisa, ove sono ancora, in due ovali
separati, i due putti che reggevano il baldacchino della Madonna. È la stessa pittura; son
parti di uno stesso quadro divise; sono i resti della tavola del Sogliani, salvati dall'incendio,
e così, per forza di eventi e per desiderio degli uomini, ridotti.

La Madonna, quella che i più vogliono di Pierino, molto rovinata dai restauri, nella
parte inferiore è tutta ridipinta, e così, come oggi si vede, la figura manca di proporzione
e d'insieme. E si capisce che, per adattarla alla nuova misura e per farla figurare come
così nata, s'è dovuto impasticciare il fondo, che è tutto rifatto, e ridipingere la base, se
non è addirittura, come a noi pare, fatta eli nuovo. Il quadro invece, ove sono raffigurati
i tre santi, sebbene molto danneggiato, appare eseguito con franchezza e con abilità non
comune, e le teste, largamente modellate e con facilità dipinte, sono piene di espressione
e di carattere. Ma anche questo, per ridurlo come attualmente si vede, non andò scevro di
ritoccature e di aggiunte, tutt'altro che vantaggiose alla bellezza dell'opera,

Questi due lavori dunque, oltreché considerarli come parte di una stessa opera, si possono
addirittura attribuire al Sogliani ; il quale, per seguitare a parlare delle opere sue, avanti la
tavola di San Giorgio, aveva lavorato ai quadri che dovevano andare alla tribuna, uno Abel e
 
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