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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. VI
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Supino, Igino Benvenuto: I pittori e gli scultori del Rinascimento nella Primaziale di Pisa
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0502

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I PITTORI E GLI SCULTORI DEL RINASCIMENTO

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gelista, San Michel1 agnolo, San Piero martire et Santo Stefano. La qual tavola et magi-
sterio, il detto Bronzino la debita fare di sua mano et lavorarla in Fiorenza o in Pisa, dove
li tornerà commodo, et la debba bavere data fornita del tutto, in fra tutto il mese di Ot-
tobre 1556, a fiorentino, posta ad ogni sua spesa nella città di Pisa; et il Magnifico Operaio
si obliga, oltre il pagamento infrascritto, pagare la detta tavola di legname dove s' ha a di-
pignere, et di più darli, o comperarli, o farli buono, tutto l'azzurro oltramarino che vi
entrasse in dipignerla ». 1

La tavola non rimase però molto tempo sull'altare, ma, guasta nelle figure, fu rimossa
e copiata da Aurelio Lomi nel 1588, quindi per il prezzo di lire 210, assegnatole dallo
stesso Lomi, fu venduta a Yalerio Ruggeri, sensale 2.

E con questo dovremmo por line al nostro studio e alle nostre ricerche, se non ci sen-
tissimo in obbligo di parlare dei quadri di Andrea del Sarto, che, sebbene non fatti per il
duomo, ne adornano le interne pareti, e sono meritamente apprezzati per la loro artistica
importanza e per il loro valore. « Era nella chiesa di Sant'Agnese, scrive il Tronci nella
Descrizione manoscritta delle Chiese e Monasteri della città di Pisa, una tavola d'Andrea del
Sarto divisa in 5 quadri, accomodata nel l'aitar grande ogni quadro con una figura. San Gio-
vanbattista e San Piero mettevano in mezzo l'effigie della Madonna Santissima Miracolosa, e
gl'altri tre di Sant'Agnese, di Santa Caterina e di Santa Margherita riempivano il restante
dell' Icona, e son tutte opere tanto belle e così leggiadre che fanno maravigliare chiunque
le rimira. E Curtio Ceuli, operaio del duomo, s'adoperò tanto con il Gran Duca Cosimo
Secondo, che con l'autorità di S. A. le dette pitture così insigne furono levate di Sant'A-
gnese et accomodate nella chiesa Primatiale, due alla sedia Archiepiscopale, e due a quella
del Gran Duca, et una in un Pilastro di quei che reggono la cupola, e nel l'aitar di San-
t'Agnese si lassorno le copie ». 3

Anche oggi questi quadri si ammirano al posto ove allora furon collocati: non, per
noi almeno però, superiore, per comune giudizio, la Santa Agnese, che ci pare fredda pit-
tura, un pò1 infagottata sotto le pieghe del manto, dal collo grosso, dalle estremità ossute e
prive di grazia; pittura senza dubbio più delle altre manierata, e per questo forse più ce-
lebre. Bellissima però per succo e impasto di colore, per larga e sapiente modellatura, per il
sentimento e l'espressione del volto, la Santa Margherita, una delle migliori figure uscite
dal pennello di Andrea, la migliore che si abbia nella nostra Primaziale. I Santi Giovanbat-
tista e Pietro, e per le ritoccature e le screpolature della mestica e le condizioni non buone
delle tavole, non è dato davvero di giudicare, sebbene ci paiano non certo da ascriversi fra
le opere più cospicue del grande maestro fiorentino.

L'altro quadro di Andrea, dipinto per la chiesa di San Francesco di Pisa, fu nel 1785
destinato ad ornare la nostra Chiesa Maggiore. Qui è rappresentata la Madonna seduta col
Bambino sulle ginocchia. Ai lati sono due fanciulli, uno San Giovanni Batista, l'altro un
angelo in atto di toccare le corde a uno strumento. Ai piedi San Francesco e San Bar-
tolomeo, e San Girolamo genuflesso, in basso. Questo lavoro rimasto abbozzato, per la morte
di Andrea, fu dato a finire al Sogliani perchè, come scrive il Vasari, egli si era acquistato
molta grazia fra i Pisani.

Così, la Primaziale di Pisa, che in forza degli avvenimenti ha dovuto lamentare la per-
dita di molte opere d'illustri maestri, altre ne ha acquistate, a maggior decoro e lustro
suo, e se in causa dell'incendio noi dobbiamo lamentare molti pregevoli lavori guasti o di-
strutti, rimpiazzati con altri fatti in epoche meno felici per l'arte, ci conserva pur sempre
tali artistiche ricchezze del tempo in cui gli immortali artisti del Rinascimento la illustrarono
con le opere loro, da renderla giustamente ammirata dagli studiosi e dagli artisti.

Igino Benvenuto Supino.

1 Documento n. 12.

2 T anfani, Provincia di Fifa, n. 44. 1881.

Archivio storio deli'Arte - Anno VE, Fase. VI.

3 Arch. del Capitolo. Descrizione delie Chiese di
Pisa, ecc., del Canonico Tronci, pag. 22'.

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