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Archivio storico dell'arte — 6.1893

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Fasc. VI
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Recensioni
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https://doi.org/10.11588/diglit.18092#0511

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RECENSIONI

Silvio Marco Spaventi. Vittor Pisano detto Pisanello, pit-
tore e medaglista veronese della prima metà del se-
colo XV. — Verona, Prem. zinco-tip. Pozzati, 1892.

E un volume in-8 grande, di una settantina di
pagine, da richiamare l'attenzione dei cultori degli
studi storici e tenere un posto onorevole nel novero
delle monografie che serviranno un giorno a ricosti-
tuire il grande edificio della Storia artistica d'Italia.
Dalla lettura della medesima si arguisce che il gio-
vane autore prese a trattare il soggetto con una
predilezione, la quale a dir vero è bene giustificata
dalla sua importanza. Egli pertanto non solo si prese
a petto di ricorrere a tutte le fonti letterarie che
potevano recar lume sul suo eroe e di citarle, inco-
minciando dai poeti che in latino e in volgare de-
cantarono l'artista fin da' suoi tempi e venendo fino
ai critici e ai ricercatori degli archivi dei nostri
giorni, ma seppe altresì approfittare della felice
contingenza di trovarsi nell'ambiente patrio del
Pisanello stesso per dedicarsi ad uno studio spe-
ciale delle opere che tuttora vi rimangono. Prende
quindi ad esaminare paratamente gli affreschi del-
l'Annunciazione presso il monumento Brenzon in
San Fermo e quello del San Giorgio che libera la
donzella, nella chiesa di Sant'Anastasia e ne rileva
i pregi di grazia e di evidenza, tanto più spiccati
e sorprendenti quando si tenga conto della preco-
cità dei tempi.

L'autore seguendo il Pisanello per quanto pos-
sibile nel processo degli anni, cita dapprima un
suo dipinto, ora scomparso, colla data del 1406.

Propenderebbe poi a riconoscere per suoi due
quadri della Galleria Comunale di Yerona conget-
turandoli opere giovanili, non senza esprimere il
sospetto più oltre che potessero appartenere a qual-
che pittore della scuola, come pare giustificato

dall'aspetto dei quadri stessi, nei quali non si sa-
prebbe trovare quella impronta di finezza, tutta
propria del grande artista. Discorre della sua pre-
senza a Roma prima del 1432, dove ebbe ad ese-
guire dei dipinti in San Giovanni Laterano, pur
troppo perduti. Alludendo poi a certe impressioni
manifestate dal prof. Wickhoff a proposito dei fre-
schi della cappella del card. Castiglione in San Cle-
mente a Roma, che lo Spaventi stesso però non
deve avere veduti, espone il dubbio, quasi la spe-
ranza, che possano essere del Pisano. Oggi, a vero
dire, buona parte di quegli affreschi è deplorevol-
mente svisata dal ristauro ; non ostante, se si tiene
conto dell' amore e della serietà colla quale si
intende lo scrittore avere studiato il suo artista,
v' è da metter pegno, eh' egli modificherebbe tale
! congettura, intorno a quei dipinti, quando li avesse
visti, da che vogliono essere attribuiti, nell'essen-
ziale almeno, a quello stesso Masolino, che incon-
triamo dapprima nella cappella Brancacci a Firenze,
poscia a due riprese a Castiglion d'Olona presso
Varese.

L'Annunziata di San Fermo, già citata, egli la
porrebbe fra le cose presumibilmente eseguite prima
della sua andata a Ferrara, che cade nel 1435,
mentre trova maggior maturità nel fresco super-
stite in Sant'Anastasia, e non senza ragione.

Passa in rassegna accuratamente quanto riferi-
scono di lui il Facio, l'Anonimo morelliano, il Gio-
vio, ecc., fra gli antichi, il Cicognara, il Heiss, il Muntz,
il Venturi, Umberto Rossi ed altri fra i moderni.
Riferendosi poi ad Adamo Rossi e alla opinione che
voleva assegnare al Pisanello le graziose tavolette
colle storie di San Bernardino, ora nella Galleria
comunale di'Perugia, cita la data del 1473 apposta
ad una delle medesime, che esclude da sè l'attri-
 
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