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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. I
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Supino, Igino Benvenuto: Il trionfo della morte e il giudizio universale nel Camposanto di Pisa
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https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0065

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sentimento, che si riscontrano nelle figure di San Macario e negli altri Eremiti attribuiti al-
l' Orcagna. E fino al modo di vestire possiamo anche concedere : eran pur sempre frati lo
stesso! ma come possono dirsi identici l'esecuzione e il sentimento? Il disegno, negli affreschi
del Trionfo della Morte e del Giudizio è rozzo (affermano i citati scrittori), le estremità
e le articolazioni grosse, pesanti e volgari, l'esecuzione scadente; ma, se dello stesso ar-
tista, perchè questi difetti non dovrebbero riscontrarsi allora anche nelle figure degli
Anacoreti? Invece essi stessi trovano in queste i contorni fini e precisi, il disegno franco
e ardito, espressioni gentili, abilità tecnica grandissima.

Come si vede dunque tutt'altra cosa: e deve essere così, perchè si tratta infatti di
un'altra mano e di ben diverso artista! Il contorno intanto delle figure, che nell'affresco
del Lorenzetti è segnato con terra rossa naturale, nelle pitture credute dell' Orcagna invece
è fatto con terra gialla bruciata mescolata a terra rossa bruciata, quindi più forte e più
scuro ; e mentre nel primo è sottile e fine tanto da sparire talvolta sotto l'impasto del colore,
negli altri è più grave e si vede benissimo anche a distanza. Le carni, nell'affresco del Lo-
renzetti, di tinta caldo-giallastra, sono eseguite addirittura sull' intonaco, senza essere state
preparate avanti col colore (e questa mancanza di preparazione è certo una delle cause che
le fa apparire così deboli di valore e così vuote), mentre quelle delle figure negli affreschi
rappresentanti il Trionfo della Morte e il Giudizio, sono state dall'artista preparate avanti con
terra verde a tutto buon fresco, e questa preparazione è stata ripetuta tante volte, special-
mente negli scuri delle teste, da rimanere, senz' altre aggiunte, definitivo colore, e le parti
in chiaro sono state impastate con una tinta rossa, che per il contrasto del verde della prepa-
razione, risulta anche più rosea e dà alle teste una intonazione carnicina più naturale e più
conforme al vero. Ora è egli possibile che un artista cambiasse pratica e maniera da un quadro
all'altro, dal modo di segnare il contorno esterno sino a quello di dipingere e d' impastare
i colori? Assolutamente nonché possibile nemmeno presumibile, specie negli artisti di quel-
l'età in cui non è dato mai riscontrare cambiamenti tanto notevoli.

I signori Cavalcaselle e CroAve aggiungono poi che il gruppo nell' affresco degli Ana-
coreti, dov' è rappresentato il Salvatore, con la destra distesa e in atto di indirizzar la
parola a un santo eremita inginocchiato e pregante, ha servito loro principalmente per
comparare le figure del Salvatore rappresentato in questo e nel vicino affresco attribuito
all' Orcagna, a fine di dimostrarne la somiglianza dei caratteri : la quale, sempre secondo
essi, si riscontra anche nella figura di San Pietro a destra, e più o meno nelle altre figure
degli apostoli come nel rimanente. 1

Ma come abbiamo già detto, e ci pare abbastanza chiaramente dimostrato, questa se
pur lontana somiglianza può ritrovarsi sottilizzando e sminuzzando in particolari insigni-
ficanti od inutili l'osservazione e lo studio, non già nei caratteri generali della pittura;
e, perchè proprio il Salvatore ha servito di paragone, noi non sappiamo vedere qual re-
lazione vi sia fra il Cristo nel Giudizio e quello in piedi rivolto al santo eremita : non
bastando una lontana somiglianza nella foggia del vestito per stabilire un rapporto assoluto
fra due figure, quando questo rapporto manchi per cause tanto più essenziali e importanti.

La tecnica del Lorenzetti, come dicemmo, è ben altra : le teste hanno diversa costru-
zione, differentemente intese nelle parti ossee e nel chiaroscuro ; il modo di piegare le
vesti diverso, le estremità in tutt'altra maniera segnate, dai contorni più fini e gentili:
men roseo il colore del volto e come osservammo già, più vuota tutta la pittura, tanto
che ci pare impossibile non accorgersi dalla comparazione, che siamo davanti a opere di
due differenti artisti, perchè appunto trattate con tanto differente maniera!

Nè ci si venga a dire, per attribuire con più ragione anche i nostri affreschi al Loren-
zetti, che v'è la finta cornice, la quale nelle forme e nelle decorazioni è precisa in tutte
e tre le pitture citate: fatta eccezione per parte del lavoro rinnovata da Antonio Ve-

1 Cavalcaselle e Crowe, voi. Ili, p. 196.
 
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