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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. I
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https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0102

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62

RECENSIONI

cdlegium nauta/rum comensium — ma accanto a que-
sto ne dovevano fiorire altri, di cui non ci sono
pervenute memorie così remote : tra gli altri, quello
dei maestri d'arte, potè sorgere e disciplinarsi per
le necessità che furono frequenti delle grandi edi-
ficazioni nella capitale dell'Insubria durante gli
ultimi secoli dell'impero. E così si spiega come
nei primi tempi della dominazione longobarda i
maestri comacini e le loro colleganze avessero
tanta importanza, che il re Rotari nel suo editto
del 643 fermò pubblicamente e solennemente le
norme che dovevano regolare le contrattazioni del-
l'opera loro; e un secolo di poi il re Liutprando
sviluppò con maggior larghezza la legge data dal
suo predecessore, promulgando nel 741 quelle serie
di disposizioni che formano il Manovalorio delle
mercedi dei comacini.

Da questo momento incomincia veramente a
delinearsi con precisione la storia delle maestranze
comasche: delle quali l'on. Merzario segue le vi-
cende nei secoli con una larga erudizione e con
una critica geniale, mostrando come i maestri co-
macini, designati spesso con una più generica
denominazione come maestri lombardi, perchè lom-
barda fu l'architettura che essi esercitarono e pro-
pagarono, continuassero a fiorire nell'età di Car-
lomagno, alla quale risalgono i primi ricordi della
loro migrazione fuori d'Italia.

E dopo avere esaminata la questione più volte
discussa dell'origine del primo risorgimento arti-
stico in Italia, che l'autore conclude esser dovuto
non ai Greci, nè ai Toscani od ai Veneti, sibbene
ai maestri lombardi, il Merzario viene illustrando,
secondo l'ordine cronologico, l'opera dei maestri
comacini dal secolo xi al secolo xiv, dapprima nel-
l'Italia superiore, dove restano monumenti insigni
dell'arte loro, oltre le chiese di stile lombardo nel
territorio Comasco, il Duomo di Trento, la chiesa
di Santa Maria Maggiore di Bergamo, i Duomi
di Borgo San Donnino, Parma, Ferrara, la catte-
drale di Modena e la basilica di Sant'Antonio da
Padova, e poi nelle altre regioni italiane, da Bo-
logna fino in Puglia, non esclusa la Toscana e
l'Umbria, dove il nome comasco è legato alla sto-
ria delle chiese più famose e specialmente a quella
del tempio di San Francesco in Assisi.

A questo punto del suo libro l'autore, che non
tralascia mai di collegare l'opera degli scultori e

pittori a quella più estesa degli architetti, spiega
come avvenisse il passaggio dallo stile romano-
bizantino o lombardo allo stile lombardo-gotico, e
quali rapporti si stabilissero, durante le migrazioni
dei comaschi in Germania e in Francia, tra le loro
maestranze e la massoneria ; e riprendendo la storia
della loro operosità mostra come cotesti artefici
ingentilissero le forme dell'arte gotica, specialmente
in quei solenni monumenti, che sono il Duomo
di Milano, la Certosa di Pavia, il San Giovanni
di Monza e la cattedrale di Como.

Ma noi non possiamo seguire passo passo lo
scrittore nella illustrazione che ea;li fa con senti-
mento d'arte e con sicura dottrina di erudito di
tutte le opere nelle quali i maestri comacini ebbero
parte durante le signorie dei Visconti e degli Sforza,
illustrazione la quale occupa gli ultimi capitoli del
primo volume e costituisce un importante contri-
buto di notizie ed osservazioni nuove per la storia
più generale dell'arte italiana nel medio evo e nel
Rinascimento.

Col secondo volume ricomincia il Merzario a
esporre le peregrinazioni e i lavori degli artisti
comaschi fuori di patria: e prima a Venezia e nelle
terre venete, dove operarono gli architetti e scul-
tori della famiglia-Lombardi, originaria da Carona;
poi a Ferrara e a Ravenna, e in altre città emi-
liane e romagnole, nella Liguria, nella Toscana
e nell' Italia meridionale, e finalmente fuori d' I-
talia.

Questi capitoli del secondo volume ci condu-
cono fino al nostro secolo, e tra essi sono par-
ticolarmente osservabili quelli dove è narrata la
partecipazione dei maestri comacini nella fab-
brica dei primari templi e palagi di Roma, a
cominciare dall' età gloriosa di Bramante e di Mi-
chelangelo.

Insomma per dire brevemente quale sia la im-
portanza del libro del Merzario, abbiamo qui una
storia della diffusione dell'arte lombarda in tutto
il mondo civile per fatto delle maestranze coma-
sche: e non solamente Como, ma tutta la Lombardia
deve esser grata all'autore della fatica spesa ad
erigere questo importante ricordo che delle glorie
artistiche lombarde tramanderà la memoria alle
generazioni future.

R. d'A.
 
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