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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. II
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Anselmi, Anselmo: Due nuovi pittori cinquecentisti: pergentile e venanzo da camerino
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https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0122
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82

ANSELMO ANSE LMI

repentinamente voltandosi, sembra rispondere ad una fattagli interrogazione, anzi con una
mano fa un accenno. Ambedue sono avvolti con capriccio in lunghi paludamenti di ricca
stoffa, e lo sposo di Sant' Anna ha nel suo tipo e nel suo vago acconciamento della testa
all'orientale, la viva espressione d'un bellissimo vegliardo. Questi sono i soggetti rappre-
sentati nel fondo dell'intiera tavola. Proseguendo, nel primo dei tre quadretti della pre-
della è rappresentato San Giuseppe quando, pascolando il suo gregge, assorto in un fiero
dubbio che agitavagli la mente, gli comparve l'Angelo per rassicurarlo della fedeltà della
sua sposa, dicendo le profetiche parole: noli timere; nel secondo, la presentazione annuale
di Gesù al Tempio, che viene raffigurato da un intercolonnio e da una lunga gradinata
per accedervi, a capo della quale il venerando vecchio Simeone sta in attesa: nell'ultimo,
l'apparizione dell'Angelo a San Giuseppe in sogno, quando gli annunziò la fuga in Egitto
per sottrarre il Bambino, alla crudele persecuzione di Erode: e qui l'immancabile asinelio,
come al solito, forma la compiacenza di chi rappresentò questa poetica scena.

Questi bozzetti sono quasi accennati e qui ben si vede che i pittori non vollero usarvi
quella finitezza posta in tutto il restante del quadro, ed anche per questo non sono ben
riusciti nella fotografia. Quello di mezzo però merita speciale attenzione perchè ci dà una
idea assai favorevole delle cognizioni architettoniche dei due pittori (le quali resultano
anche più evidenti nella prospettiva del quadro di Camerino) e del modo di comporre e
disporre le figure piene di movimento e di espressione. Le due figure che stanno ai lati
nella posizione alquanto curva e nell'atto di salire l'ampia gradinata che adduce al Tempio,
arieggiano e ricordano il San Gioacchino ed il San Giuseppe dei due quadri. Una ha
l'istesso tipo bellissimo del primo santo, con lunghi capelli e lunga barba bipartita e questo
deve esser uno studio dal vero, mentre deve essere un tipo convenzionale quello arcigno
e poco simpatico di San Giuseppe.

E passando ad altri raffronti fra i due quadri, non possiamo tacere dei paesaggi nei
quali si veggono gli stessi motivi del ponte formato di una roccia traforata con alberi a
grossi ciuffi e muschi che nascono e si abbarbicano intorno ad essa. All'insigne critico d'arte,
prof. Venturi, parve riconoscere in queste particolarità la maniera di Marco Palmezzano e dei
discepoli del Francia, fra i quali è ricordato anche un Niccolò di Pergentile. Escludendo
qualunque rapporto con quest' ultimo, i nostri pittori possono aver appreso dal Palmez-
zano che operava sui primi anni del Cinquecento a Matelica e a Camerino ove si trovano
ancora suoi quadri; ma il compiacimento soverchio dell' arabescatila delle vesti essi certo
acquistarono dal celebre Carlo Crivelli che tanto operò nella nostra Marca e nel 1488,
come si ha da un documento pubblicato dal Santoni, dipingeva a Camerino. 1 Benché in
ultimo documenti ancora non ci dicano la patria di questi due nuovi pittori, pure ci sono
troppe ragioni per ritenerli di Camerino, mentre questi due nomi di Pergentile e Venanzo
eran ivi assai comuni in quel tempo; e popolarissimo poi è ancora il secondo, martire
camerte e protettore di detta città e diocesi.

Abbiamo detto fino dal principio che questi due nuovi pittori andranno a completare
e ad accrescere quella scuola locale quasi sconosciuta, la quale ha già fin dalla metà del
Trecento bellissimi nomi nel campo dell'arte, e prima di chiudere lo ripetiamo con un
augurio! Ci auguriamo adunque, che secondando queste nostre ricerche e giovandosi di

1 Vedi Arte e Storia, anno IX, n. 32. A Camerino
il canonico Santoni ci le' vedere una bellissima ta-
vola con l'Annunziazione proveniente dal convento
dello Sperimento, che ragionevolmente si attribuisce
al Palmezzano. Del resto è noto clie la tavola esi-
stente a San Francesco di Matelica con la firma di
Marco Melozzo da Forlì sia invece di Marco Pai-

mezzano suo amico e affezionato discepolo, che così
si sottoscrisse per amore al suo maestro, come fra
gli altri dimostrerà il prof. Calzini insegnante a
Forlì in un' ampia monografia su questo pittore, che
ha già compilato e che vedrà presto la luce arric-
chita di molte incisioni dei migliori quadri di questo
insigne artista.
 
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