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Archivio storico dell'arte — 7.1894

DOI issue:
Fasc. II
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Venturi, Adolfo: L' arte Emiliana: (al Burlington Fine-Arts Club di Londra)
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https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0130

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ADOLFO VENTI'HI

ferraresi, sul carro del bottino dei cardinali Legati a Ferrara, si accumularono anche i
suoi dipinti. Cinque ne abbiamo scoperti di recente nelle collezioni private di Roma. Il
più importante di tutti è il frammento dell'ancona del vescovo Roverella, ricordato da Bigo
Pittorio nel suo Tumultuario, e che si vedeva in San Giorgio fuori delle mura di Ferrara.
L'ancona dei Roverella era divisa in vari scompartimenti: nel mezzo vedevasi, tra pilastri,
con scritture a caratteri ebraici, la Madonna in trono col Bambino dormiente, steso sulle
ginocchia, e con sei Angioli musicanti all'intorno. Tale parte dell'ancona oggi si vede nella
Galleria Nazionale di Londra, proveniente dalla raccolta Frizzoni di Bergamo (tav. 1). La
cimasa del quadro era la Pietà, oggi esistente nel Louvre, già nella raccolta Campana. A
destra della tavola di Londra,, si trovava di certo quella ora esistente nella Galleria del
principe Colonna in Roma, che rappresenta il vescovo Lorenzo Roverella, accompagnato
al trono della Vergine dai Santi Maurelio e Paolo (tav. 2). Se anche la descrizione data
dal Baruffaldi non facesse fede della connessione delle due tavole di Londra e di Roma,
basterebbe osservare in entrambe la stessa forma di capitello, le cui volute sono formate
da cornucopia retti, per mezzo di anella, sulle spalle di alati gemetti. La riproduzione ci
dispensa dal dimostrare che la tavola dei Colonna appartiene realmente a Cosmè Tura;
il disegno delle estremità ossute e con nocche sporgenti, le pieghe come di zinco battuto
sono i segni evidenti del suo stile; il tremendo San Paolo, la caratteristica testa del ve-
scovo Roverella spirano la realistica forza di Cosmè ; il colore smaltato, i toni vigorosi
rendono il flammeo splendore dell'arte ferrarese del Rinascimento e del suo capostipite. La
tavola laterale che doveva essere riscontro a questa, rappresentante i Santi Bernardo e
Benedetto, e fors'anche San Pietro, doveva pure trovarsi in casa Colonna, a cui passò,
secondo il Petrucci, dalla collezione Nagliati di Ponte Lagoscuro. Ma oggi più non si vede,
e in quella vece stanno ancora due quadretti di Cosmè : V uno rappresentante l'Annunciata
(tav. 3), che è senza dubbio un frammento di un quadro, a cui faceva parte il santo vescovo
della collezione Poldi Pezzoli, proveniente dalla raccolta Costabili di Ferrara (tav. 4); l'altro
raffigurante una Madonna adorante il Figlio divino (tav. 5). Il primo quadro è alquanto
debole di colore, ma delicato e fine, grazioso nel movimento della Vergine che protende
innanzi le giunte mani, mentre china e volge indietro la testa. Come nel quadro della
Fondazione Poldi Pezzoli, le colonne di marmi variati, gli ornati nell' intercolonnio e nella
parete, e i colori stessi sono uguali ne' più piccoli particolari, tanto che non può correr
dubbio sul collegarsi delle due tavolette in antico. Questo della Galleria Colonna serve
anzi a stabilire per fermo che l'altro della raccolta Poldi Pezzoli appartiene a Cosmè Tura
e non a Francesco del Cossa, di cui si è creduto di riconoscere in qualche modo lo stile.
La Vergine col Bambino innanzi a sè, sopra un parapetto, è di colore più solido e di fattura
più forte, benché di maggiore asprezza dell'Annunciata. Come nella grande pala d'altare
della Galleria di Berlino, il Bambino è disteso sotto le mani della Vergine, le cui punte
si avvicinano, quasi le mani tremassero per tenerezza e divozione, e dietro al capo della
Vergine, fra i raggi dorati, in un pulviscolo d'oro, si determinano i segni dello zodiaco,
secondo l'antico concetto cristiano che fece delle stagioni il simbolo della risurrezione
umana. La figura della Vergine può non essere piacente per l'ampia volta del cranio, la
allungata e tormentata orecchia sinistra, le dita disgiunte dalle mani rattratte ; e così il
putto con lo stretto polso delle braccia e la testa non gioconda di puerizia. E tuttavia
tutto mostra la investigazione del vero, la sincerità dell'arte, lo sforzo di tradurre tra gli
splendori del cielo, tra le costellazioni, la Madre beata adorante il frutto delle sue viscere;
e il piccolo Redentore che alza la testa come da un sonno tormentoso e guarda lontano
nella vita. Più geniale si mostra il tipo della Vergine di Cosmè, visto di profilo nei due
tondi di cui ora veniamo a parlare, rappresentanti l'Adorazione dei Magi e la' Circonci-
sione. Questi certamente formarono parte di un'altra ancona di Cosmè, esistente nella chiesa
di San Giorgio in Ferrara, sull'altare di San Maurelio, menzionata dal Baruffaldi ed anche
da Agostino Superbi nel suo Apparato. I tondi con le scene della vita di San Maurelio nel
 
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