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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. II
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Boni, Giacomo: Il duomo di Parenzo ed i suoi mosaici, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0158

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GIACOMO BONI

stanza bene conservate; di fronte a un mosaico genuino quanto quelli del ex secolo, nella
cappella di San Zeno in Santa Prassede di Roma, che il compianto Natale Baldoria ha
rimessi in luce pochi anni or sono e fatti tutelare da falsi restauri.

Le figure nei mosaici dell'arco trionfale di Parenzo, secondo lo stile del tempo cui
appartengono, e perchè coeve a quelle dell'abside, sono romanizzanti nel disegno e nel
costume. Hanno carnagioni lavorate a pietruzze e marmi di varie tinte fra il rosso mattone
e il bianco crema: il resto è di smalti policromi coi più forti toni complementari e colle
loro gradazioni. Bellissima tra altre quella dell'azzurro oltremarino e del verde lauro: il
fondo è d'oro, con epigrafi di smalto nero.1

Esaminando attentamente talune di queste figure, nelle diverse forme date alle singole
tessere in rapporto al posto che occupano, al modo di saldarle, alla diversità delle commet-
titure interrompenti le superfìcie che recano all' occhio del riguardante le luci colorate che
producono ben diverso effetto sommate assieme anziché mescolate, o reagenti una sull'altra
avvicinando le tessere a contatto, e ricordando altri mosaici e vetrate policrome (o mosaici
trasparenti), mi convinsi sempre pili che questi antichi monumenti, greci, romanici o arabo-
siculi, sono veri precursori dei metodi essenzialmente moderni della pittura impressionista
che ottiene maggiore luminosità e intensità di effetto colla mescolanza delle luci colorate
riflesse dalla tela, anziché colla mescolanza dei colori sulla tavolozza.

Giunsi anche per questa via a confermarmi nell' opinione che, appartenendo il mosaico
alle decorazioni essenzialmente architettoniche, cioè dell'arte sovrana delle tradizioni, non
è possibile di falsare il carattere ad esso appropriato per condizioni materiali e secolare
consuetudine senza urtare e offendere il nostro senso di ciò eh' è artistico, cioè umanamente
bello, e direi perfino di ciò eh'è morale, cioè umanamente lecito. Cosi le pitture a finto
mosaico, colle quali si è creduto ultimamente di decorare l'abside del duomo di Modena

1 La scoperta è dovuta all'egregio architetto Na-
tale Tommasi, compilatore del progetto di ripristino
del monumento, e trovasi così descritta, nel voi. 6°
(1891), p. 511, degli Atti e memorie (iella Società Istriana
di archeologia e storia patria, dal benemerito presi-
dente dott. Amoroso:

" Assicuratosi clic ivi esistesse nascosto un mo-
saico, fece rimuovere il cornicione, e stonacando
poscia pazientemente la parete, ecco apparirvi in-
fatti nel mezzo la figura del Redentore, e Ada via
ai lati l'ima dopo l'altra quelle degli Apostoli.
Queste ligure sono disposte sopra un quadrilungo
di m. 8.G0 ed alto m. 1.25, incorniciato al di sopra,
e lateralmente, da una fascia di colore rosso carico,
cosparsa di gemme aurate. A quale più, ed a quale
meno, manca a ciascuna figura, dal petto in giù,
la rimanente parte del corpo, che andò distrutta
per ingrossare con cemento e scaglie, la parete del-
l'arco sottostante al cornicione. Nel restante, tutte
le ligure sono abbastanza bene conservate, meno
quelle del Redentore e degli apostoli Bartolomeo e
Matteo, guaste dalle mensole che furono incastrate
nel muro, affine di appoggiarvi il cornicione. Le
dette ligure spiccano da un fondo d'oro, formato di
una serie fittissima di tasselli disposti ad angolo,
così da imitare altrettanti piccoli gradini, che vanno
dall'alto al basso. Il Redentore col nimbo crucigero,

siede sulla sfera del mondo, e vesti1 un ampio manto
paonazzo. Colla destra sta in atto di benedire, e
colla sinistra sostiene un libro aperto, in una fac-
ciata del (piale si leggono le parole: EGO SVM, e
nell'altra: L VX VERA. Le parole stanno fumi sopra
l'altra. A destra del Redentore, e rispettivamente a
sinistra di chi guarda l'abside, vengono gli Apostoli
che vestono tutti tunica e pallio bianco, gemmato
di croci, e su cui appaiono le lettere: A, L, H, ecc.:
PETRVS che sporge a Cristo le chiavi, ANDREAS
col libro in mano, IACOBUVS colla corona, BAR-
THOLOMEVS col libro, THOMAS col libro, SIMON
colla corona. A sinistra del Redentore vengono poi:
PAVLVS che gli presenta due rotoli, IOHANNES
colla corona, FELIPPVS col libro, MATTEVS col
libro, IACOBVS ALLEI colla corona, IVDA col libro.
Sovra ogni testa degli Apostoli stanno le lettere:
SCS, ed il nome. Le teste sono in generale così bene
conservate da potere rilevare la fisonomia di cia-
scun Apostolo, meno le tre, che furono guastate
dalle mensole. Così hanno aspetto di giovani: lohan-
nes Iaeobus Alfei, Inda, Iacobus e Simon; mentre
hanno aspetto di uomini maturi: Petrus. Andreas.
Thomas e Felippus. Il quadro anche così imperfetto
desta un senso di profonda ammirazione, e tanto
più doveva riuscire imponente veduto nella sua in-
tegrità e nello splendore originario. „
 
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