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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. II
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Miscellanea
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https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0193

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MISBELLANEA

151

Disegni di Michelangelo per lavori di ore-
ficeria. — Che, il sommo maestro non isdegnasse
di fornire all'occasione progetti per Livori delle
arti oggi cosidette industriali, ci viene attestato
dal Vasari, il quale, parlando della trasformazione
di una parte delle terme Diocleziane nella chiesa
di Santa Maria degli Angeli, aggiunge aver Mi"
chelangelo fatto per quest'ultima il disegno pel
ciborio del Sacramento, che fu poi gettato in bronzo
da Jacopo del Duca Oiciliano (VII, 261). L'opera
ricordata dal Vasari, a cui collaborò anche il ce-
lebre intagliatore Giovanni Bernardi da Castel bo-
lognese, eseguendo gli intagli delle pietre preziose
adoperatevi, esiste tuttora nel Museo di Napol
sotto il nome di " ciborio f'arnesiano „ perchè fatto
fare a spese del cardinale Alessandro Farnese, ni-
pote di Paolo III, benché assai guasto essendone
stati levati appunto gli intagli del Bernardi in-
sieme colle colonnette di lapislazzuli (v. Liverami,
Maestro Giovanni Bernardi, intagliatore di (/emine:
Faenza, 1870, pag. 28). Ma il Vasari non ram-
mentò due altri lavori di oreficeria che similmente
furono l'uno eseguito, l'altro non si sa se soltanto
progettato con disegni di Michelangelo, e di cui
possediamo testimonianze nei documenti. In una
lettera (pubblicata nel prospetto cronologico della
vita e delle opere di Michelangelo, nel voi. VII,
pag. 383, della recentissima edizione del Vasari]
Girolamo Staccoli, agente del duca d'Urbino a
Roma, il 4 luglio 1537 dà notizia a quest'ultimo di
una " saliera di rilievo, „ cioè di un fornimento di
tavola, come si direbbe oggi, che per comando
del duca era in corso d'esecuzione presso alcuni
orefici romani che lo scrivente, senza nominarli,
dice soltanto aver anticamente servito già il padre
del duca; e descrivendola con poche parole ag-
giunge: "secondo ordinò Michelangelo et secondo
appare nel modello finito detto di sopra. „ Era
dunque senza dubbio uno schizzo, un disegno del
maestro che aveva servito per fare il modello del-
l'opera. Ora, questo disegno, il ben noto studioso
e dilettante d'arte inglese signor J. C. Robinson
ebbe, non ha guari, la fortuna di ritrovarlo fra le
stampe e i disegni della collezione Fountaine, e lo
acquistò all'auzione di quella raccolta. Dalla de-
scrizione eh' egli ne diede nel Times del 29 settem-
bre 1884 appare la coincidenza accurata di esso —
un bello schizzo a contorni eseguito con matita
nera su carta bianca — coi ragguagli forniti dalla
lettera dello Staccoli intorno ad " alcune grampe
di animali, dove se ha a possare il vaso de la sa-

liera, et a torno di esso vaso ci va certi festoni con
alcune mascare; e i' nel coperchio una figura de
rilievo tutta, con alcuni altri fogliami. „ L'auten-
ticità del presente disegno il Robinson la deduce
non solo dall'analogia dello stile e del fare tecnico
con altri disegni del Buonarroti (e in questa ma-
teria possiede autorità incontestata, essendo egli,
come si sa, autore dell'eccellente catalogo dei di-
segni di Raffaello e di Michelangelo nel Museo di
Oxford), asserendo che chiunque è versato nelle
varie fasi e metodi d'espressione della " mano ter-
ribile „ del maestro si accorgerà in ogni linea, in
ogni tocco della matita dell'impronta manifesta di
essa; ma anche dalla segnatura stessa del nome
di Michelangelo vergata sull' orlo inferiore del
foglio da mano apparentemente contemporanea,
benché non dalla sua propria. Ma la circostanza
sola che i ragguagli contenuti circa la forma e
l'autore dell'opera in una lettera di cui non si ha
conoscenza che da poco tempo si riscontrano nel
nostro disegno che dal principio del secolo passato
era entrato nella collezione Fountaine, basterebbe
a escludere ogni congettura o supposizione di fal-
sificazione. Non c' è da dubitare che l'opera non
fosse stata eseguita, giacché la lettera la dice già
cominciata ; ma non sappiamo se esista ancora o se
col cambiare della moda questo, come tanti altri si-
mili lavori, sia andato a finire nel crogiuolo di
qualche orefice sei o settecentista. Nel primo caso
sarebbe a ricercare nella guardaroba dei già gran-
duchi di Toscana, dove avrà potuto passare insieme
cogli altri possessi allodiali e colle altre proprietà
private dei Rovere, allorquando nel 1(531 alla morte
del duca Francesco Maria II ne rimase, come ul-
timo rampollo ed erede, la sua nipote Vittoria, fu-
tura moglie del granduca Francesco IL

Anche il secondo lavoro di oreficeria che si
doveva eseguire su disegno di Michelangelo era
una saliera. Essa, come abbiamo brevemente ac-
cennato nella precedente nostra notizia sul Manno,
orefice fiorentino, gli fu commessa nel 15G7 dal
cardinale Alessandro Farnese, al quale l'artefice
aveva presentato due progetti, un disegno in carta
ed un modello in terra, per sceglierne quello che
più gli garbasse. Nelle lettere che circa questo af-
fare furono indirizzate al cardinale dal suo mag-
giordomo Lod. Tedeschi, da Tommaso de' Cavalieri,
il noto amico di Michelangelo, e dal Manno (vedi
A. Ronchimi, Manno ore/ice fiorentino, nel voi. VII,
1873, degli Atti e memorie delle regie Deputazioni di
storia patria per le provincie modenesi e parmensi).
 
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