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Archivio storico dell'arte — 7.1894

DOI issue:
Fasc. III
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Ffoulkes, Constance Jocelyn: Le esposizioni d'arte Italiana a Londra, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0196

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COSTANZA JOCELYN FFOULKES

le Porrne, i tipi, il disegno, L'armonia del colore, il modo di trattare i panneggiamenti,
il paesaggio, tutto insomma che potrebbe darci un cenno per scoprire il vero autore del
quadro. Quale valore abbia un tale esame scrupoloso ed esatto, ce ne danno prova [risul-
tati ottenuti anche in queste Esposizioni di Londra. Studiosi diversi fra Loro, tanto pel
carattere quanto pel modo di pensare e di ragionare, sono stati condotti, per via di questo
metodo, a giudizi identici intorno all'autore di ben parecchi quadri. Ravvisando questo
fatto, non possiamo se non rammentare qui con grato animo l'illustre iniziatore del metodo,
il (piale purtroppo non soggiorna più fra noi. mentre ci è dato di godere i frutti de' suoi
profondi studi, dappoiché egli vive e vivrà sempre ne' suoi scritti. Quanto poi a' suoi
meriti singolari per La storia dell'arte italiana, nessuno che abbia conosciuto Le Gallerie
d'Europa nelle epoche ante e postmorelliane sarà in grado di negarglieli.

I.

I Toscani.

Rivolgiamo ora il nostro sguardo alle pitture della galleria di Regent Street, consi-
derando pure a vicenda alcuni esemplari di Burlington House. Nella sala indicataci
come " Galleria meridionale „ alla New Gallery, troviamo, secondo il catalogo, i più grandi
artisti del Trecento, cioè Giotto e Cimabue, non che alcuni del Quattrocento, vale a dire
Masaccio, Pesellino ed altri. Bisogna però confessare che, dei tre primi artisti nominati,
(piando si sia fatto eccezione forse di una Presentazione al tempio (n. 24, proprietà del
signor Willett), che potrebbe ben essere di Giotto, ma assai rovinata, non abbiamo una
sola pittura nella Galleria, e di Pesellino faremo menzione a suo posto, discorrendo della
scuola toscana.

La scuola di Siena del Trecento è riccamente rappresentata in questa sala, e i quadri
in genere classificati in modo da tornar a lode di chi ne prese cura nell'Esposizione.

Bella di sentimento e nobile nel disegno e nell' espressione è la Crocifissione (n. 21) di
mano del senese Duccio di Buoninsegna. Proviene dalla collezione di lord Crawford, e ha
il merito di essere in ottimo stato di conservazione ; mentre che le altre tavole (nn. 42, 56)
attribuite allo stesso Duccio sono tanto guaste dal ristauro, che appena vi si riconosce il
maestro.

Quanto agli altri vecchi senesi, non avendoli in pratica sufficientemente, ci è giuoco-
forza rimetterci in proposito all' apprezzamento di giudici competenti.

Anche del fiorentino Taddeo Gaddi abbiamo un trittico colla Crocifissione nel centro
(n. 08), segnato dell'anno 1338. In questa tavola il pittore s'avvicina assai al fare del suo
maestro Giotto.

Originale di composizione e dignitosa nel concetto è la tavola n. 53, rappresentante
La Beata Vergine in mezza figura, ritta dietro ad un parapetto, colle mani alzate in atto
di preghiera, mentre nell'angolo sinistro del quadro si vede in piccola figura il Padre
Eterno. La parte inferiore del quadro, che ci dà anche la spiegazione del soggetto, raffigura
il papa Leone IX, al quale un angelo guarisce la mano paralizzata, mentre il miracolo doveva
essere stato ottenuto dalle preghiere della Madonna. In sul parapetto si legge La seguente
iscrizione: Imago corani qua orando Leo Papa sensit sibi marium restituta (flg. La). Benché
in (pteste figure si scorga un carattere spiccato, non ci è stato dato scoprire con sicure/za
l'autore di quell'interessante tavola, e rimane per noi un problema insoluto. Però, lasciando
da parte la Madonna rammodernata, e studiando soltanto la parte inferiore, non possiamo
col catalogo considerarla come opera di scuola fiorentina. Siamo inclinati bensì a credere
che abbiano colto nel segno gli eruditi professori Bayersdorfer e Schmarsow. l'avvisando
in questo quadro, eh'è dipinto a guisa di mosaico, la mano di Antoniasso, pittore romano
 
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