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Archivio storico dell'arte — 7.1894

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Fasc. III
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Ffoulkes, Constance Jocelyn: Le esposizioni d'arte Italiana a Londra, [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.19206#0210

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lf,8 COSTANZA JOCELYN FFOULKKS

anco considerare questo particolare, quale caratteristica assai spiccata delle sue opere.
Quella mutazione di stile nel rappresentare il paesaggio è da constatare nei suoi accertati
lavori nei quali si ha pure occasione di studiare le sue forme e la sua propria armonia di
tinte, dei diversi periodi della sua vita. Il quadretto col battesimo della Santa Appollonia
(n. 119, proprietario Mr. Fairfax Murray), appartiene al suo tempo maturo, e benché fiacco
e freddo di tinta, è assai caratteristico per la sua maniera di quel periodo.

Di un altro discepolo del Ghirlandaio, ma certamente non del Granacci, è la tavola
indicataci col soggetto degli Argonauti in Colcide. Diversi motivi la qualificano come opera
della bottega del Ghirlandaio, benché nelle teste spiri anche qualche cosa di quell'aria
dolce e soave che incontriamo fra i pittori dell' Umbria. Potrebbe darsi che, oltre alle sue
relazioni col Grhirlandaio il pittore avesse anche conosciuto il Perugino, il quale negli
ultimi anni del Quattrocento teneva bottega a Firenze. E appena necessario osservare, che
la tavola non ha niente da fare con Benozzo Gozzoli, al quale l'attribuisce il catalogo,
e neppure colla scuola del Botticelli, come vogliono alcuni giornali inglesi.

Sfortunatamente la New Gallery non ha saggio alcuno del fare di quell' interessante,
sempre fantastico e singolare pittore eh' è Pier di Cosimo. I due cassoni attribuitigli
sono, come già si è osservato, del Pesellino ; la terza opera, rozza e debole in alto grado,
è affatto indegna di lui. Non è improbabile, che, come ebbe a notare un egregio professore
estero, la composizione abbia a risalire all'incisore Robetta. Quanto alla storia che vi si
trova rappresentata, non pare verosimile che sia il mito di Hylas e le Naiadi, almeno
non ci è stato dato scoprire uno solo degli episodi che il catalogo accenna come concer-
nenti quel mito.

Altre tendenze ed altre aspirazioni sono quelle manifestate dal gruppo di pittori al
quale appartengono i fratelli Pollaiolo, Andrea Verrocchio, nonché il di lui scolare, Lo-
renzo di Credi. Magramente però è rappresentato qui quel gruppo di pittori efficaci. Un
interessante ritratto maschile è bensì ascritto a Piero Poliamolo, ma non è certo di sua
mano, e neppure della scuola fiorentina ; torneremo ad esaminarlo, trattando della scuola
Lombarda; nella quale categoria devesi pure collocare la Madonnina n. 133, che porta
sulla cornice esposto il nome di Andrea Verrocchio, mentre nel catalogo è più ragionevol-
mente ascritta al Solari.

Se non abbiamo saggi dell'arte né de'Poliamoli, né del Verrocchio, vi sono due opere
autentiche, benché alquanto deboli, di Lorenzo di Credi, tutt'e due collocate nella sala dei
Primitivi. L'Incoronazione della Madonna si trovava anni fa nella collezione del poeta
Rogers, ed è adesso proprietà di Lord Wantage; il n. 35 fu in possesso del defunto Mr. Barker
ed appartiene ora al primo ministro, Lord Roseberry. Rappresenta un santo ritto in piedi
su fondo nero, che tiene nella destra una bandiera rossa coperta di palle d'oro, mentre
colla sinistra si appoggia sullo scudo ... Nel catalogo quel santo sta indicato quale San
Giorgio, ma non potrebb'essere piuttosto San Quirino? Le nove palle della bandiera sono
simboli di questo santo ; le troviamo rappresentate anche in un quadro della scuola di
Colonia, nella Pinacoteca di Monaco, dove il San Quirino vedesi pure corazzato in atto
di spiegare una bandiera di carattere affatto simile. Non sappiamo tuttavia se codesto
santo fosse venerato in Toscana, e quindi trattato dagli artisti locali.

I quadri falsamente attribuiti a Lorenzo di Credi sono abbastanza numerosi nella
New Gallery. Il ritratto di un giovanotto non rappresenta certamente Poliziano, e non
è nemmeno opera fiorentina ma pare essere copia di un quadro del Quattrocento fatta nel
secolo susseguente ; anche il n. 87 è copia piuttosto moderna del sedicente ritratto di Andrea
Verrocchio nella Galleria degli Uffizi. Il tondo n. 114, ci mostra un fare diverso da quello
della bottega di Lorenzo. Il Bambino è preso da un suo disegno, ma altri particolari
rivelano un pittore dell'Alta Italia; fra altro il tipo della Madonna, il rosso vivace
del suo vestito ed il paesaggio, e vi si scorge una certa affinità con un tondo della Gal-
leria di Siena, opera della gioventù del Sodoma. Siamo però ben lontani dal volerlo at-
 
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